Roma e i casi dal Bangladesh: "Sorvegliare aeroporti e stazioni"
Secondo Vaia, direttore dello Spallanzani, per evitare l'esplosione del focolaio dopo i casi dal Bangladesh si devono sorvegliare aeroporti e stazioni
Sorveglianza sanitaria in aeroporti, porti e stazioni sui cittadini che arrivano da Paesi extra-Ue, in particolare quelli in cui è in atto la fase di diffusività. Questo il consiglio di Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, che ai microfoni di Adnkronos ha ribadito la necessità di fare screening con test sierologici e tamponi, soprattutto dopo gli ultimi casi di cittadini positivi provenienti dal Bangladesh.
Positivi dal Bangladesh a Roma, controlli nella comunità bengalese
Da ieri, la Regione Lazio ha deciso di controllare la comunità bengalese perché la situazione dei contagi di ritorno è sempre più allarmante: nelle ultime 24 ore si sono registrati altri 11 casi, portando il totale a 39.
Una scelta dettata anche dai 276 passeggeri sbarcati a Fiumicino nel pomeriggio, attesi dai medici dell’Asl Roma 3: 14 avrebbero contratto il Covid, stando ai test sierologici. Si attende l’esito dei tamponi per capire se siano ancora positivi.
Per gestire senza rischi queste operazioni, i passeggeri sono stati fatti scendere al Terminal 5, chiuso da anni e non più operativo, un tempo destinato ai voli sensibili provenienti dagli Stati Uniti o Israele.
Partenza flop invece al drive–in nel presidio Casa della Salute San Caterina della Rosa: in tutta la giornata sono stati solo tre i cittadini del Bangladesh a sottoporsi ai molecolari.
Tra i motivi, il fatto che molti di loro non siano regolari: presentarsi al drive-in sarebbe il preludio all’espulsione.
L’assessore alla Sanità: “La quarantena non funziona”
Ed è proprio per questo motivo che alla Regione Lazio si cerca una soluzione per contenere il focolaio. L’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha spiegato al Messaggero che l’isolamento fiduciario non funziona. “Mettiamoci nei panni di questi ragazzi del Bangladesh – ha detto -: se ne erano andati dall’Italia spaventati dall’epidemia, ora nel loro Paese la situazione è drammatica perché il coronavirus è fuori controllo e, visto che qua spesso hanno lavoro e residenza, fanno l’impossibile per tornare in Italia. Pensiamo davvero, al loro arrivo, che andranno in quarantena in un monolocale da soli? No, probabilmente andranno in appartamenti con altri connazionali che rischiano di contagiare”.
Una soluzione, secondo D’Amato, potrebbe essere quella di tenere sotto controllo i flussi affittando degli hotel nei pressi di Fiumicino, per far trascorrere la quarantena a chi arriva da Paesi extra-Ue.