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Ballottaggio a Roma, chi vince? Sondaggi, chi scelgono Raggi e Calenda

Come sono andati M5S e Azione e quali ricadute politiche avrà il voto nella Capitale. Ballottaggio a Roma, chi vince? Cosa dicono i sondaggi

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Per capire dove sta andando Roma è essenziale comprendere com’è andata fin qui. Chi ha vinto? Chi da perso? Il dato meno passibile di interpretazioni è probabilmente quello della sindaca uscente Virginia Raggi. Al primo turno delle amministrative, l’ex prima cittadina del Movimento Cinque Stelle si è fermata al 19,1% delle preferenze. Con Raggi i pentastellati retrocedono dal primo al quarto partito della Capitale. Sembra lontanissimo il successo del 2016, che incoronò l’avvocatessa, all’epoca 38enne, con il 35,25% dei voti al primo turno e il 67,15% al ballottaggio.

In pochi inoltre potrebbero definire il risultato di Carlo Calenda deludente. Quella del volto più noto di Azione è stata la lista più votata, mentre l’ex ministro dello Sviluppo Economico è arrivato terzo nella corsa per il Campidoglio. “Sono molto grato. Molto. A chi ha avuto fiducia in un modo serio e appassionato di fare politica”, ha festeggiato con un tweet Calenda. In pochi potrebbero definire il suo 19,7% un cattivo risultato.

Si arriva quindi ai candidati più votati, che sono Enrico Michetti, che ha raccolto il 30,2% dei voti, e Roberto Gualtieri, scelto dal 27% dei romani. Questi i nomi che i cittadini troveranno sulla scheda elettorale al secondo turno, rispettivamente sostenuti da una coalizione di centrodestra e una di centrosinistra.

Riguardo a Michetti: è vero che a fare campagna elettorale per lui sono stati anche Lega e Forza Italia, che alle comunali si presentano uniti. Però Michetti è stato fortemente voluto dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, quasi una contropartita per le candidature di Paolo Damilano a Torino e Luca Bernardo a Milano, più vicine invece dalla Lega.

Chi vince tra Michetti e Gualtieri? Cosa dicevano i sondaggi

Il sistema elettorale vigente in Italia per eleggere i sindaci prevede un secondo turno nel caso in cui nessuno dei candidati in campo sia riuscito a raggiungere il 50% dei voti al primo turno. È un meccanismo che punta a offrire al futuro sindaco il massimo di rappresentatività, tramite apparentamenti tra le liste che al primo giro si sono sfidate come concorrenti. La domanda a questo punto è quali indicazioni di voto hanno dato i maggiori sconfitti ai propri elettori, perché, nonostante il vantaggio accumulato a urne aperte, è quasi sempre vero che il ballottaggio rimette in gioco un po’ tutto.

Lo si capisce dai sondaggi, che però risalgono a prima del silenzio elettorale e sono ormai vecchi di più di 20 giorni: BiDiMedia, ad esempio, rilevava che, in caso di ballottaggio, il 56% degli intervistati sarebbe andato con il candidato di centrosinistra. Pronosticavano lo stesso esito, con percentuali naturalmente variabili, tutti i principali istituti di rilevazione: Ipsos, YouTrend, Izi, Swg, Gpf – Inspiring Research, Opinio, Demopolis. Solo Termometro politico vedeva all’orizzonte una vittoria di Michetti nel testa a testa del 17 e 18 ottobre.

Significa che Gualtieri è più appetibile rispetto a Michetti per chi a inizio ottobre ha scelto M5S o Azione. Naturalmente su certe dinamiche hanno un impatto anche eventuali endorsement lasciati dagli sconfitti nei giorni antecedenti al secondo turno. Cosa ha detto Virginia Raggi? E come si è mosso Calenda? Insieme insistono su un tesoretto pari al 38,8% dei voti al primo turno, naturalmente determinante sia per Michetti, sia per Gualtieri.

Quale candidato hanno appoggiato Raggi e Calenda

“Io non farò né alleanze né apparentamenti. Ma faremo un’opposizione costruttiva. Penso sia giusto andare a votare al ballottaggio e come tale sicuramente non voterò Michetti, ma voterò Gualtieri, perché mi corrisponde di più”. Sono state queste le parole con cui Carlo Calenda ha dato la sua indicazione di voto, seppur molto circostanziata. L’ex candidato ha infatti sottolineato che la sua “non è un’indicazione di voto urbi et orbi. Voglio essere chiaro: questa è la scelta di Carlo Calenda, che non mette in discussione i dubbi che ho su Gualtieri”. Le parole che il leader di Azione ha riservato alla proposta del centrosinistra non lasciano trapelare entusiasmo, ma non hanno niente a che fare con il tono sprezzante che l’europarlamentare ha invece riservato al centrodestra: “Michetti non ha un programma, è incapace”, ha tagliato corto.

Equidistante o quasi la posizione di Virginia Raggi, che ha scelto di incontrare prima Michetti, poi Gualtieri senza esprimersi favorevolmente nei confronti di nessuno dei due. Venerdì 8 ottobre, Raggi ha incontrato Michetti in Campidoglio. I due si sono confrontati per 40 minuti. Michetti ha sottolineato di “non cercare accordi di palazzo”, continuando: “Questo è stato un incontro istituzionale importante e la sindaca è stata molto collaborativa”. La pentastellata ha invece tenuto a ribadire che “le persone non sono mandrie”, da lei quindi “nessuna indicazione di voto” perché “chiunque si farà la sua idea”. Il prossimo lunedì 11 ottobre Virginia Raggi incontrerà Gualtieri.

Quale ricadute ha il voto di Roma sulla politica nazionale

A Roma insomma infuria ancora la campagna elettorale: ciò tanto più evidente se si pensa che altre città, come Milano, sono già passate alla fase successiva di composizione della giunta. L’importanza di un terreno di scontro come quello della Capitale non ha bisogno di spiegazioni, ma vale la pena sottolineare che una destra piegata dal centrosinistra a Napoli, Bologna e Milano, e in svantaggio a Torino, potrebbe trovare il riscatto proprio nella città più popolosa d’Italia. Come già ricordato, inoltre, Michetti è l’uomo di Giorgia Meloni: con una vittoria a Roma, Meloni potrebbe quindi infierire un altro colpo all’avversario interno, la Lega di Matteo Salvini, consolidando il vantaggio che il suo partito già si registra in termini di preferenze assolute. Un conteggio dei voti infatti identifica Fratelli d’Italia primo partito del centrodestra alle amministrative, secondo in generale, dopo il Pd.

Si combatterebbe anche una partita interna al Movimento Cinque Stelle. Alcuni commentatori hanno letto scelta di Raggi di non andare con il Pd al secondo turno come un tentativo di contrapporsi a Giuseppe Conte. Il capo del M5S vorrebbe infatti portare i pentastellati vicini a posizioni di centrosinistra. Raggi, lasciato il Campidoglio, starebbe studiando da leader della formazione, proponendosi come un’alternativa interna per gli scontenti del nuovo corso dell’ex premier.

Le ultime notizie sulla campagna elettorale a Roma

In quest’ultimo scorcio di campagna elettorale, Michetti ha indicato l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso come possibile candidato al ruolo di commissario per l’emergenza rifiuti nella Capitale e per l’organizzazione del Giubileo del 2025. “Se il presidente del Consiglio riterrà opportuno che io debba lavorare per la mia città, non mi tirerei certo indietro” è stata la risposta di Bertolaso.

Più recente lo scandalo scoppiato dopo le parole di Michetti sulla Shoah: “Mi chiedo perché la stessa pietà e la stessa considerazione non viene rivolta ai morti ammazzati nelle foibe, nei campi profughi, negli eccidi di massa che ancora insanguinano il pianeta”, scriveva il candidato del centrodestra in un articolo del febbraio 2020 pubblicato sul sito di Radio Radio, “forse perché non possedevano banche e non appartenevano a lobby capaci di decidere i destini del pianeta”. Parole che Michetti ha recentemente sconfessato, definendole “un’imperdonabile leggerezza”.

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