Riaperture, coprifuoco, green pass: cosa ha detto Draghi
Il premier Mario Draghi ha parlato delle riaperture, sottolineando l'importanza di "essere graduali", e della questione dei brevetti sui vaccini
“Io voglio riaprire, come credo la maggior parte degli italiani, voglio che le persone tornino fuori a lavorare, a divertirsi, a stare insieme, ma bisogna farlo in sicurezza, calcolando bene il rischio che si corre”. Così il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del vertice europeo di Oporto.
“I dati sono abbastanza incoraggianti”, ha detto. “Se l’andamento dovesse continuare in questa direzione, la cabina di regia procederà ad altre riaperture. È importante essere graduali, anche per capire quali riaperture avranno più effetto sui contagi e quali meno”.
“Con la ripartenza del turismo – ha sottolineato il premier – bisogna considerare anche che gli aeroporti sono luoghi cui bisogna guardare con molta attenzione, perché sono luoghi dove i contagi possono succedere, quindi bisogna rinforzare i controlli negli aeroporti. Questo non vuol dire chiudere: vuol dire riaprire ma essere prudenti, farlo con la testa“.
Draghi ha parlato anche del green pass europeo per gli spostamenti: “Abbiamo chiesto con molta enfasi che Commissione e parlamento Ue procedano con la massima rapidità al certificato verde, per avere un modello europeo su cui confrontarsi per la misure turistiche. Altrimenti ci sarà molta confusione”.
Brevetti sui vaccini, Draghi: “Questione complessa”
Spazio poi al tema della liberalizzazione dei brevetti dei vaccini avanzata dal presidente Usa Joe Biden: “La questione è molto più complessa” della sola liberalizzazione, perché “farlo sia pur temporaneamente non garantisce la produzione dei vaccini che è molto complessa. E poi la produzione deve essere sicura e questo non viene garantito dalla liberalizzazione dei vaccini. La situazione è molto molto più complicata“.
“Prima – ha suggerito il premier – dovremmo fare cose più semplici, come rimuovere il blocco delle esportazioni. L’Ue esporta tanto quanto ha dato ai suoi cittadini: il 50% è andato a mercati che hanno il blocco alle esportazioni. Questa è la prima cosa, la seconda è accelerare la produzione, stiamo facendo tutto questo”.
Secondo Draghi la proposta di Biden non è una “mossa tattica diplomatica degli Stati Uniti per battere la politica internazionale del vaccino di Russia e Cina”, “perché i numeri di oggi fan vedere che questa è una cosa per il momento molto buffa”.
“La Russia – ha spiegato – ha annunziato 750milioni di dosi, finora ne ha consegnate sei. La Cina 600 milioni e ne ha consegnate 40. Non sono avversari tali da impensierire gli Usa”.
La posizione di Biden “credo che venga da una constatazione: ci sono milioni di persone che non hanno accesso ai vaccini o per mancanza di distribuzione o per mancanza di denaro, che stanno morendo”.
“Le grandi case farmaceutiche – ha aggiunto – hanno avuto sovvenzioni governative imponenti. Semplicemente si potrebbe dire che ci si aspetta qualcosa in cambio da queste case farmaceutiche”.
Mercato del lavoro, l’accordo Ue
La dichiarazione di Oporto sui diritti sociali e del lavoro firmata venerdì dai leader Ue “non sembra essere di grande importanza a prima vista, ma non è così, è la fine di un lungo viaggio per la tutela dei diritti sociali, un processo che iniziò nel 2017, lanciato da Juncker”.
“Ci sono voluti 4 anni – ha spiegato Draghi – per portare tutto il Consiglio Ue a condividere una prima forma di coordinamento dei mercati del lavoro e soprattutto dei diritti sociali”.
“Credo che non sarebbe stato possibile se il Regno Unito fosse stato ancora membro dell’Ue, se non ci fosse stata la Brexit, perché si è sempre tenacemente opposto, ritenendo fosse un’area di competenza nazionale”.
“Il mercato del lavoro sta subendo mutamenti straordinari per la pandemia ma anche per la transizione energetica ed ecologica, quindi avere un complesso di standard minimi con obiettivi, date fissate e un monitoraggio attento – si spera – da parte della Commissione, è una garanzia importante”.