Covid: quali sono rischi e benefici della riapertura delle scuole
Science si pone sei quesiti sulla riapertura delle scuole per indagare i pro e i contro del rientro in classe con la pandemia di coronavirus
Riaprire le scuole potrebbe causare nuovi contagi da coronavirus veicolati dai bambini? Un articolo pubblicato su Science, che ha preso in considerazione le riaperture nel resto del mondo, sostiene che i più piccoli raramente contrarrebbero l’infezione e contagerebbero i propri coetanei, e ancora più di rado porterebbero il virus a casa, infettando i familiari. Lo riporta il Corriere della Sera.
L’infettivologo e pediatra finlandese Otto Helve di recente ha dichiarato che “tutti quelli che hanno riaperto, hanno potuto constatare che i benefici sono molto maggiori dei rischi“. Science ha stilato pro e contro attraverso sei quesiti. Gli stessi dubbi che sono ora al vaglio della ministra Lucia Azzolina per decidere il futuro della scuola italiana.
Quante probabilità hanno i bambini piccoli di ammalarsi e trasmettere il coronavirus?
Secondo l’Istituto Pasteur, che ha condotto uno studio su 6 scuole elementari francesi, i bambini piccoli si possono infettare ma non sarebbero contagiosi. Nel 30% dei ragazzi delle superiori sono stati trovati gli anticorpi a Sars-Cov-2, mentre tra insegnanti e membri dello staff la percentuale varia dal 40% al 60%. Quei giovani e quegli adulti si ammalerebbero solitamente in forma lieve.
Dobbiamo lasciare che i bambini giochino insieme come prima?
Secondo l’articolo di Science tradotto dal Corriere della Sera la risposta è assolutamente affermativa. I bambini dovrebbero tornare a correre, giocare insieme e divertirsi al più presto, purché non siano troppi in una classe sola. Per i più piccoli di 12 anni, inoltre non sarebbe necessario il distanziamento sociale.
Science propone anche più lezioni all’aperto. Soprattutto per i più grandi, per cui sarebbe auspicabile invece il mantenimento di almeno un metro di lontananza. Nei fatti, in Olanda e Israele, sia per le strutture scolastiche che per la voglia dei ragazzi di riabbracciarsi, le misure di distanziamento non sono state rispettate alla riapertura.
I ragazzi e i bambini dovrebbero portare la mascherina a scuola?
Se è vero che la mascherina si è dimostrata l’unico modo certo per contenere l’epidemia, riporta il Corriere della Sera, la risposta a questo quesito non è così semplice. Per Science bisognerebbe valutare i rischi dovuti a un utilizzo sbagliato dei dispositivi di protezione individuale, soprattutto per i più piccoli, abituati a toccarsi continuamente la faccia o soffiarsi frequentemente il naso.
Un buon compromesso potrebbe essere quello di chiedere agli studenti di utilizzare la mascherina solo quando è impossibile mantenere le distanze da compagni e docenti o nei luoghi della scuola più affollati, come i corridoi, come succede già in Germania.
In Austria non c’è alcuna prescrizione sulla mascherina, mentre in Danimarca, Norvegia, Regno Unito, Svezia e Canada sia studenti che insegnanti possono decidere liberamente di utilizzarla o meno.
Diverso il discorso per i Paesi asiatici. In Cina, Sud Corea, Giappone e Vietnam la mascherina è utilizzata da molto prima della pandemia di coronavirus, e non sembra causare particolari problemi ai più piccoli. Anzi, fa ormai parte dell’abbigliamento e della cultura di questi luoghi.
Cosa deve fare una scuola se c’è uno studente positivo al coronavirus?
Sono diverse le teorie esposte da Science, riprese da altrettanti esperti. C’è chi propende per isolare il solo studente positivo e i suoi contatti stretti, senza chiudere la classe. Altri indicano di mettere in isolamento l’intera scuola. Nei Paesi più organizzati i test vengono già effettuati seguendo la possibile catena dei contagi.
Come riporta il Corriere della Sera, due studi ancora in corso potrebbero presto dare delle linee guida per questa evenienza. Effettuati in Germania e nel Regno Unito, monitorano le scuole e affrontano il problema degli studenti positivi in modo sistematico.
Anche Lucia Azzolina ha proposto un piano per gli alunni positivi, con la temporanea sospensione delle lezioni per tutta la classe e tamponi a tappeto per tutti i compagni.
Le infezioni di coronavirus che nascono a scuola possono diffondersi alla comunità?
Secondo i dati forniti da Science, i casi di Covid in forma grave tra gli insegnanti sarebbero rari in tutto il mondo. Viene sottolineata una sola eccezione, quella della Svezia, dove non è stato modificato lo stile di vita dei cittadini: nessun lockdown, nessuna indicazione sulle mascherine o il distanziamento sociale.
Rimane però il dubbio sui rischi per la comunità collegati alla riapertura delle scuole. Secondo gli epidemiologi della London School of Hygiene and tropical medicine, sarebbero molto bassi. Lo dimostrerebbero i dati di Danimarca, Olanda, Finlandia, Belgio e Austria, dove le scuole sono state riaperte appena i numeri del contagio hanno iniziato a scemare. Con gli studenti in aula l’andamento dell’epidemia sarebbe rimasto costante in questi Paesi.
Quale sarà il futuro della scuola dopo la pandemia di Covid?
Non è facile, secondo Science, prevedere il futuro della scuola dopo la pandemia di Covid. Per i Paesi più poveri potrebbe essere più conveniente estendere il lockdown e non riaprire le classi. Senza i mezzi per adeguare le strutture agli standard igienici e strutturali richiesti dall’emergenza sanitaria, le scuole potrebbero rappresentare un pericolo per bambini e personale.
Lo pensano il primo ministro del Bangladesh e il suo corrispettivo delle Filippine, che hanno affermato che le scuole riapriranno solo quando sarà disponibile un vaccino su larga scala.
I bambini dei Paesi occidentali invece avrebbero “poco da guadagnare dal lockdown, ma moltissimo da perdere”, secondo quanto afferma uno studio pubblicato da Nature, che parte dalla considerazione che i più piccoli non si ammalano o si ammalano raramente.
Tuttavia, riporta il Corriere della Sera, bisogna considerare che fino al 24 giugno sono morti negli Usa per cause legate a Covid almeno 28 bambini e ragazzi sotto i 14 anni. Una cifra ridimensionata dai 9.622 coetanei morti per incidenti stradali e domestici, suicidi, omicidi e malattie non legate al coronavirus.
Per il dottor Munro, pediatra di Southampton, tenere i bambini lontani dalle scuole potrebbe essere un rischio per la loro salute psicologica e fisica. Meno attività motoria, cattiva qualità del sonno, alimentazione scorretta, depressione, ansia e senso di isolamento sociale sarebbero fattori da tenere in conto per decidere se riaprire o meno le scuole.
Con l’aumento della disoccupazione e una crisi economica davanti, le famiglie sono più stressate e aumentano inoltre i casi di violenza domestica. I più piccoli potrebbero essere più al sicuro in classe perfino durante una pandemia.
Il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, che ha tradotto l’articolo di Science per il Corriere della Sera, non ha dubbi: “Alla fine penso che le scuole debbano essere riaperte al più presto. Lo si sarebbe dovuto fare già a giugno, con attenzione, prudenza, poche regole – ma chiare – e tanto buon senso”.