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Report Istat sulle nascite in Italia, il calo non si ferma: è davvero un problema per le pensioni?

L'Istat conferma: continua il trend negativo della natalità. Con sempre meno nascite, milioni di italiani rischiano l'aumento dell'età pensionabile

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L’ultimo rapporto dell‘Istat sulle nuove nascite conferma un calo senza sosta della natalità. Nel 2023, il numero totale di nascite è sceso a 379.890, con una diminuzione del 3,4% rispetto all’anno precedente. Un dato che rappresenta un ulteriore passo verso un trend decrescente che dura ormai da oltre un decennio. Si conferma anche la media di 1,20 figli per persona fertile, pari a un tasso di fecondità ben lontano da quello necessario per garantire il ricambio generazionale. Un rischio evidente (anche in mancanza di politiche in merito) è quello di aumentare l’età pensionabile. Secondo le stime si potrebbe finire per lavorare fino a 71 anni.

Natalità ancora in calo

Nel 2023 il numero totale di nascite in Italia ha raggiunto un minimo storico: è sceso a 379.890 (un calo del 3,4% rispetto al 2022). Il trend negativo si inserisce in un contesto di riduzione sistematica che dura da oltre un decennio. Rispetto al picco di oltre 576.000 nati nel 2008, l’Italia ha perso complessivamente 197.000 nascite, con un tasso di natalità che si attesta ora a poco più di 6 nati ogni 1.000 residenti.

Il dato si può leggere anche dalla prospettiva del numero medio di figli per persona fertile, che nel 2023 è sceso a 1,20, in flessione rispetto a 1,24 nel 2022. Il dato è significativo per la lettura del tasso di “sostituzione generazionale”, che prevede un minimo di 2,1 figli per mantenere stabile la popolazione.

Dati IstatFonte foto: Istat
Dati relativi agli indicatori di natalità e fecondità (Istat 2023)

La diminuzione è attribuibile non solo a una bassa propensione a procreare per svariate motivazioni (dall’instabilità economica, ai conflitti, fino al cambiamento climatico e alla voglia), ma anche a un cambiamento nella struttura della popolazione in età fertile, che continua a contrarsi. Secondo i dati Istat infatti circa 11,5 milioni di persone con utero si trovano nella fascia d’età compresa tra 15 e 49 anni, meno rispetto agli 11,6 milioni dell’anno precedente.

Anche le coppie straniere fanno meno figli

Infine anche le coppie straniere fanno meglio figli. Nel 2023 i nati da genitori con almeno un partner straniero sono stati 80.942, in calo dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Si traduce in circa 27.000 nati rispetto al 2012, anno in cui si registrava il numero massimo di nascite da coppie miste.

Le nascite da coppie in cui entrambi i genitori sono stranieri sono invece diminuite del 3,1% rispetto al 2022 e rappresentano attualmente il 13,5% del totale dei nati.

In particolare, le coppie con un genitore italiano e uno straniero, si sono mantenute relativamente stabili, ma i nati da genitori entrambi stranieri hanno visto un calo significativo. Secondo quanto riportato da Istat, il fenomeno è da attribuire a fattori economici e sociali, inclusa l’integrazione crescente delle comunità immigrate e la difficoltà nel trovare lavoro.

Aumento età pensionabile: un rischio concreto

La continua diminuzione delle nascite in Italia pone interrogativi significativi sull’età pensionabile. Infatti la combinazione di un calo demografico e un invecchiamento della popolazione potrebbe spingere il governo a considerare l’innalzamento dell’età pensionabile fino a 71 anni. Ma si tratta di una vera e propria sfida a rendere il sistema equo e sostenibile per tutte le persone.

Da un lato, l’innalzamento dell’età pensionabile potrebbe sembrare una soluzione necessaria per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, soprattutto se la forza lavoro si riduce. Ma potrebbe avere effetti negativi sui giovani, creando un ambiente in cui le nuove generazioni si sentono sempre più escluse dal mercato del lavoro.

Esistono alternative valide che potrebbero evitare l’aumento dell’età pensionabile. Per esempio delle riforme pensionistiche che permettano un’uscita flessibile per i lavoratori più anziani e allo stesso tempo favorire l’ingresso dei giovani nel mercato, senza penalizzare chi ha contribuito al sistema per decenni, né chi deve iniziare a farlo.

Inoltre, se si riuscisse a stimolare l’occupazione con stipendi più alti e condizioni lavorative migliori, si potrebbe generare un contesto in cui le famiglie si sentono più sicure ad avere figli. Investire nei giovani e migliorare le condizioni economiche generali potrebbe portare a un recupero della natalità, contribuendo così alla sostenibilità a lungo termine del sistema previdenziale come lo conosciamo oggi (senza pensare a soluzioni che potrebbero nel tempo emergere).

Serve quindi un approccio su più livelli e che combini politiche economiche, sociali e demografiche per gestire un problema complesso e stratificato come natalità, lavoro e pensioni. La politica oggi punta a risolvere solo uno dei problemi, ovvero quello più esplicito del calo delle nascite, lasciando la discussione in merito all’ecosistema a un secondo momento.

Meno nascite è davvero un problema per tutti?

La questione della denatalità in Italia solleva quindi interrogativi complessi. Da un lato, il calo delle nascite è percepito come un problema di grande portata, in grado di influenzare negativamente l’economia, il mercato del lavoro e il sistema pensionistico.

Dall’altro lato, è importante considerare che una bassa natalità non deve necessariamente essere vista come una catastrofe. Riforme pensionistiche intelligenti possono alleviare la pressione sui giovani, permettendo loro di accedere a posti di lavoro più facilmente. Un aumento dei salari e una maggiore occupazione di qualità potrebbero incoraggiare le coppie a formare famiglie. In effetti, avere meno figli può consentire alle famiglie di investire di più nell’educazione e nel benessere dei propri bambini, producendo generazioni più preparate e qualificate per affrontare le sfide del futuro.

In questo contesto, la chiave è creare un ambiente favorevole che sostenga le persone, non solo le famiglie con figli già nati (come il bonus neonato, che non punta a nuove nascite o la conferma del reato universale per la GPA), migliorando la qualità della vita e incentivando scelte consapevoli, come la natalità voluta. Pertanto sì, il calo delle nascite è un problema per tutti, ma solo se non si fa nulla in merito e se non si ascoltano, prima di tutto, le necessità delle persone al di là delle risposte da campagna elettorale perenne.

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istat-natalita-calo-nascite Fonte foto: ANSA
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