Quando va preso il paracetamolo e quali sono gli effetti collaterali secondo uno studio inglese e Bassetti
Dopo lo studio inglese sugli effetti collaterali del paracetamolo, Massimo Picozzi, fa chiarezza: quando può essere preso e quando è meglio evitarlo
Mentre l’influenza continua a contagiare milioni di persone, tiene banco il dibattito sull’uso (corretto) del paracetamolo, uno dei più noti e diffusi farmaci antipiretici e antifiammatori. A dare avvio alla discussione è stata una dichiarazione dell’infettivologo Matteo Bassetti, secondo cui il paracetamolo “può fare danni enormi se usato in modo scorretto”. Inoltre, di recente è stato ripreso da diverse testate uno studio inglese sugli effetti collaterali del farmaco. Per fare chiarezza abbiamo intervistato Massimo Picozzi, professore di Epidemiologia molecolare dell’Università Campus Biomedico di Roma.
- Lo studio inglese sul paracetamolo
- Quali sono gli effetti collaterali del paracetamolo
- Come si cura l’influenza
- Il picco di influenza
- I bambini e gli anziani sono più a rischio
- L'intervista a Massimo Piccozzi
Lo studio inglese sul paracetamolo
Secondo alcuni studiosi dell’Università di Notthingham l’assunzione prolungata di farmaci contenenti paracetamolo, nei pazienti con pi di 65 anni, potrebbe causare effetti collaterali rilevanti, soprattutto a livello gastrointestinale, cardiovascolare e renale.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Arthritis care and research, è osservazionale: di fatto, la correlazione tra l’uso di paracetamolo e l’insorgenza di effetti collaterali non è stata confermata in modo diretto.
Anche per questo molti esperti hanno sollevato dubbi.
Quali sono gli effetti collaterali del paracetamolo
Recentemente ha parlato anche Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, che ha parlato di possibili problematiche in caso di abuso del farmaco:
- possibili danni epatici, confermati anche da transaminasi estremamente elevate
- insufficienze cardiache
- aumento della pressione arteriosa
- ulcere, simili a quelle causate da altri antinfiammatori
Come si cura l’influenza
Bassetti, quindi, ha suggerito di utilizzare il paracetamolo solo in presenza di febbre alta, cioè almeno sopra i 38-38,5 gradi, con un dosaggio massimo di 500 mg per volta e senza superare i 2,5 grammi al giorno per un adulto.
Indicazioni a volte disattese, specie per far fronte a febbre – anche non così elevata – che impedisce di svolgere le normali attività quotidiane, come lavoro e scuola per i più giovani.
I casi di febbre, d’altro canto, sono aumentati molto negli ultimi giorni, in concomitanza con il picco di influenza.
Il picco di influenza
Sembrava che il picco dell’influenza fosse stato raggiunto, ma secondo l’ultimo rapporto RespiVirNet nella settimana dal 20 al 26 gennaio si sono registrati:
- livello d’incidenza pari a 17,3 casi per 1000 assistiti (15,9 nella settimana precedente)
- livello d’incidenza pari a 43,6 casi per 1000 assistiti (34,8 nella settimana precedente) tra i bambini sotto i 5 anni
- 1.021.000 di casi stimati di sindrome similinfluenzale (per un totale di circa 8.810.000 a partire dall’inizio della sorveglianza)
Le regioni più colpite (tenendo presente che Basilicata e Calabria non hanno attivato la sorveglianza epidemiologica) sono:
- Lombardia
- Friuli-Venezia Giulia
- Emilia-Romagna
- Toscana
- Umbria
- Abruzzo
- Puglia
- Sardegna
I bambini e gli anziani sono più a rischio
“L’incidenza è in aumento solo nelle fasce di età pediatrica soprattutto nei bambini sotto i 5 anni di età, in cui l’incidenza è pari a 34,2 casi per mille assistiti (25,3 nella settimana precedente)”, spiega ancora l’Iss.
A seguire si trova la fascia 5-14 anni con un’incidenza di 17,5 casi su mille (13,3/mille nella settimana precedente).
Il dato è invece “stabile nei giovani adulti e negli anziani“. Ma proprio nelle fasce pediatriche e di anziani, considerate più fragili, il ricorso a medicinali sintomatici come il paracetamolo può essere maggiore. Come comportarsi?
L’intervista a Massimo Piccozzi
Negli ultimi giorni si è parlato molto di paracetamolo, avvertendo dei possibili effetti collaterali anche come cura in caso di febbre e influenza. Cosa ne pensa?
“Va fatta una premessa e ricordato che il paracetamolo è nato nell’800 come antidolorifico. Solo successivamente, nel corso del ‘900, è diventato anche uno dei principali rimedi antipiretici. È chiaro che rimane un farmaco e come tale, come tutti i farmaci, non bisogna abusarne”.
Alcuni medici hanno ricordato che non andrebbe usato se non in caso di febbre oltre i 38,5° C. concorda?
“Il paracetamolo va bene come antipiretico oltre i 38°C, non sotto: per intenderci, se si hanno 37,5°C non andrebbe preso. Diverso il caso di uso come antidolorifico”.
In questo caso, cosa suggerirebbe?
“Come antidolorifico l’uso può essere anche slegato dalla febbre, ma sempre in dosi e per periodi limitati. Ricordiamo che viene indicato anche in ospedale e certamente parliamo di un contesto di non abuso: se lo si assume una o due volte al giorno, per un giorno o due non succede nulla. Diverso è il caso di dosi maggiori o per problematiche più serie, quando occorrono anche farmaci specifici, come per dolori acuti per i quali potrebbe essere necessario ricorrere a farmaci non steroidei come quelli a base di ketorolac”.
Gli inviti alla cautela, dunque, sono fondati e rivolti soprattutto a chi ricorre al fai-da-te?
“Esatto. Il problema è proprio questo: ormai siamo abituati a rivolgerci meno al medico o al professionista, e a ricorrere a farmaci in modo autonomo, senza ricordare che si tratta appunto di farmaci e dunque che tutti hanno potenziali effetti collaterali, anche severi”.
Il paracetamolo, comunque, rimane un rimedio anche per la febbre alta da influenza. Abbiamo raggiunto il picco stagionale?
“Io sono abituato a non parlare di picco finché i dati non dimostrano che è iniziata la fase discendente, che però ancora non c’è. Le ultime indicazioni parlato di lieve aumento, in rallentamento, ma ancora di crescita. Finché i casi non caleranno, ce ne saranno ancora e significa che diverse persone saranno contagiose. Tra l’altro la contrazione lenta risente anche del Giubileo”.
In che modo?
“Ci sono masse di persone che si stanno spostando e che si recano a Roma. Questo significa che ci sono anche masse di virus e batteri in circolazione, non solo dell’influenza. Ricordiamo i virus sinciziali, il covid e i virus gastrointestinali. Per questi ultimi, per esempio, il paracetamolo non è affatto indicato”.
Perché? E chi è più a rischio di sindromi parainfluenzali?
“In caso di gastroenteriti, il paracetamolo aumenta la diarrea, quindi è sconsigliato. Quanto ai virus parainfluenzali in genere, i più a rischio sono soprattutto i bambini nella fascia 0-7 anni circa e gli anziani, complici le vaccinazioni in calo: solo un over 65 su 2 si è vaccinato”.
Perché le vaccinazioni antinfluenzali sono ancora così poco diffuse, anche tra gli anziani?
“Certamente si risente del periodo Covid, che alimenta dubbi su questo strumento di prevenzione. Nonostante qualcuno lo ritenga ‘non perfetto’ (come lo ha definito Matteo Bassetti, che comunque lo ritiene ‘la misura più efficace per ridurre i rischi di complicanze gravi’, NdR), copre al 65%, esattamente come moltissimi altri vaccini, ad eccezione di quello per la polio, ad esempio, che è superiore. Rimane, quindi, importante specie per i più fragili”.
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