"Eva Kaili è stata torturata in carcere": le pesanti accuse del legale dell'europarlamentare
Il team legale che segue Eva Kaili ha denunciato le torture subite dalla donna in carcere
Da oltre 40 giorni Eva Kaili, l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo, si trova detenuta in carcere in Belgio per lo scandalo Qatargate e anche da dietro le sbarre continua a far parlare di sé. A oltre un mese dall’arresto, mentre continua a professare la sua innocenza davanti i suoi legali, la politica greca ha denunciato di essere stata vittima di torture in carcere, con un racconto molto crudo riferito dallo stesso team che l’assiste.
Kaili “torturata”, le accuse del legale
“Una tortura”. Non usa mezzi termini Michalis Dimitrakopoulos, uno dei legali che difende Kaili, per descrivere il trattamento subito dalla 44enne di Salonicco in carcere. Secondo quanto riferito dall’avvocato, che con André Risopoulos chiede a gran voce la scarcerazione della donna, Kaili è stata vittima di isolamento e pratiche al limite con la tortura.
Nella ricostruzione fatta davanti ai giornalisti presenti al tribunale di Bruxelles, l’avvocato ha spiegato che Kaili “dall’11 al 13 gennaio è stata in isolamento su ordine del giudice istruttore Michel Claise”. Qui, secondo quanto raccontato, sarebbe stata “trattenuta per 16 ore in una cella di polizia, non in prigione; al freddo, poiché le hanno rifiutato una seconda coperta e le hanno preso il cappotto”.
Michalis Dimitrakopoulos, uno dei legali che difende Eva Kaili
La donna, proseguono i legali, non avrebbe potuto dormire perché “la luce era sempre accesa” e inoltre non si sarebbe potuta lavare “nonostante avesse le mestruazioni”.
La protesta degli avvocati
Accuse pesanti quelle mosse da Dimitrakopoulos e Risopoulos sullo stato di detenzione di Kaili, con i due legali che hanno denunciato ancora: “Siamo in Europa, dopotutto. Queste condotte violano la Convenzione europea sui diritti umani, sono una tortura, e ci riportano al Medioevo”.
Ai cronisti presenti, quindi, i legali hanno chiesto di rendere pubblici i fatti al fine di ottenere un processo più giusto. Il team ha quindi chiesto ai magistrati la scarcerazione dell’ex vicepresidente dell’Europarlamento e l’adozione di misure alternative come il braccialetto elettronico “o altri tipi di misure simili”.
“Kaili è innocente”
Intanto dal carcere continuano a emergere nuovi dettagli sullo scandalo Qatargate, con l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo che collabora con gli inquirenti sull’inchiesta. I legali di Kaili, infatti, ancora una volta hanno ribadito che “lei ha sempre risposto in modo specifico e completo alle domande”.
La partecipazione all’inchiesta e al lavoro degli inquirenti, secondo quanto riferito dai legali, sarebbe quindi l’ennesima prova dell’innocenza di Kaili.