Putin ha parlato alla nazione russa, tremano Ucraina ed Europa: cosa ha detto e cosa succede ora
Vladimir Putin ha parlato alla nazione muovendo gravi accuse all'Ucraina: la Russia ha riconosciuto l'indipendenza del Donbass
Putin ha parlato in tv alla nazione e ha annunciato personalmente ciò che era trapelato poche ore prima da fonti ufficiali del Cremlino, vale a dire il riconoscimento dell’indipendenza del Donbass. La mossa dello ‘Zar’ giunge dopo una domenica carica di tensioni: il presidente russo e l’omologo americano Joe Biden avevano accettato di incontrarsi, accogliendo il consiglio di Emmanuel Macron.
Il summit “si potrà tenere solo se la Russia non invaderà l’Ucraina“, ha inoltre dichiarato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, sottolineando una volta di più che gli Usa sono pronti ad azioni rapide e decise laddove la Russia voglia la guerra.
Putin parla alla nazione russa: “La situazione nel Donbass è estremamente critica”
“La situazione nel Donbass è estremamente critica”, ha scandito Putin in tv, parlando dell’Ucraina come “parte integrante della storia russa, territori parte dell’Impero russo: Lenin è stato il creatore e l’architetto dell’Ucraina e aveva un interesse particolare anche per il Donbass”.
Il leader del Cremlino ha sostenuto che il Paese ucraino è stato contaminato dai virus del nazionalismo, del nazismo e della corruzione degli oligarchi, oltre ad accusare l’Ucraina di aver rubato il gas russo e di aver ricattato Mosca.
Putin ha dichiarato anche che l’ambasciata americana controlla direttamente alcuni giudici: “L’Ucraina è una colonia americana con un regime fantoccio e minaccia la nostra sicurezza. Cerca di entrare in conflitto con noi, ci son terroristi nel Paese sostenuti e incoraggiati dalla comunità internazionale, con condizioni a beneficio dell’Ucraina”.
“Siamo preoccupati dall’ingresso di Kiev nell’Alleanza atlantica. Ci hanno ingannato”, ha affermato Putin che ha poi firmato il decreto accanto ai due leader filorussi, ammonendo Kiev a non adottare misure contro le due regioni.
Ue e Italia condannano l’operato di Putin
Dopo il discorso del presidente russo, immediata è giunta la reazione dell’Ue. “Il riconoscimento dei due territori separatisti in Ucraina è una palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione in solidarietà con l’Ucraina”. Così su Twitter la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel.
“La decisione delle autorità russe di riconoscere le cosiddette Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk è da condannare in quanto contraria agli accordi di Minsk e costituisce un grave ostacolo nella ricerca di una soluzione diplomatica. L’Italia continua a sostenere l’integrità e la piena sovranità dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Il governo britannico ha dichiarato che martedì 22 febbraio verranno annunciate sanzioni contro la Russia. Anche il presidente francese Macron ha parlato “sanzioni mirate da parte dell’Ue”. Ursula von der Leyen e Charles Michel gli hanno fatto eco preannunciando “sanzioni dirette nei confronti di chi è coinvolto in quest’azione illegale”.
Dalla Casa Bianca hanno reso noto che Biden firmerà un ordine esecutivo che proibirà nuovi investimenti, commerci e operazioni finanziarie di cittadini statunitensi verso o da Donbass e Luhansk. In poco tempo saranno prese misure restrittive “in relazione alla palese violazione degli impegni internazionali da parte della Russia”.
La Russia riconosce l’indipendenza del Donbass: cosa succede ora
A vuoto quindi gli appelli del cancelliere tedesco Olaf Scholz e di Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, i quali, assieme al presidente francese Emmanuel Macron, hanno espresso la loro “delusione” dopo aver appreso la notizia della decisione del riconoscimento dell’indipendenza del Donbass.
Di fatto, la mossa di Putin di riconoscere Lugansk e Donetsk avrà un impatto concreto quasi nullo, risultando nel riconoscimento de jure (almeno per la legge russa) di una realtà di fatto esistente ormai da otto anni. La situazione l’ha ben spiegata Paolo Valentino sul Corriere della Sera, il quale ha evidenziato che però, la mossa dello ‘Zar’, di fatto, rende carta straccia il processo di Minsk, la mediazione internazionale portata avanti da Francia e Germania con Russia e Ucraina, mirata proprio a definire lo status dei due territori dentro il sistema politico dell’Ucraina.
Il nodo cruciale è per ora sulla carta, anche se presto potrebbe trasformarsi in qualcosa di assai più reale. Fino a questo momento, Putin ha considerato Lugansk e Donetsk come parte dello Stato ucraino, anche se Mosca ha rifornito sotto copertura sicurezza militare e sostegno finanziario ai separatisti, innescando una guerra ibrida. Adesso non è escludo che quella zona grigia possa ospitare la presenza di truppe russe.
Un’immagine di un’esercitazione dei militari russi
Sicuramente il Cremlino avrebbe bisogno di un alibi ben più forte per procedere con un’invasione. Tuttavia non sarebbe remota l’ipotesi che Putin possa accampare una svariata serie di scuse, create ad hoc, per procedere. Una mossa che gli permetterebbe da un lato di lanciare un fortissimo segnale all’Occidente, dall’altro, almeno per ora, di risparmiare soldi e risorse perché una simile operazione avrebbe costi di gran lunga più bassi rispetto a una guerra dichiarata a Kiev.
Difficilmente l’Occidente, sempre se si verificherà tale scenario, starebbe a guardare, facendo finta di accettare le motivazioni di Putin. Altrimenti detto procederebbe con durissime sanzioni economiche. La partita a scacchi è entrata nel vivo, ma in gioco non ci sono pedine, bensì vite umane.