Scontri violenti con la polizia: città nel caos dopo il Dpcm
Dopo il Dpcm, scontri e tensioni in molte città d'Italia: da Milano a Torino fino a Trieste. Anche a Napoli, Catania e Palermo scoppiano i disordini
Si allarga la protesta lungo lo Stivale dopo l’ultima stretta legata al Dpcm che prevede, tra l’altro, la chiusura dei locali dopo le 18 e lo stop a palestre e attività sportive. Dopo i primi scontri, avvenuti a Napoli, le sommosse si sono verificate anche in molte altre città italiane. Come riferisce l’Ansa, i tassisti a Torino hanno occupato piazza Castello, a Cremona i ristoratori hanno battuto le pentole davanti alla prefettura e poi le hanno lasciate a terra come in un cimitero di stoviglie. E ancora a Catania hanno tirato bombe carta davanti alla prefettura, a Treviso in mille hanno sfilato in corteo, a Viareggio dei giovani hanno bloccato il traffico e lanciato fumogeni e petardi.
Manifestazioni anche a Genova dove hanno protestato ristoratori, lavoratori dello spettacolo e no mask. Nella serata del 26 ottobre nuove tensioni nelle piazze di Napoli. E poi scontri violenti a Milano a Torino, a Trieste. In alcuni luoghi sono stati sparati fumogeni e molotov contro le forze dell’ordine. Non sono mancate scene di ‘guerriglia urbana’.
La situazione ha fatto alzare l’allerta del Viminale. Massima attenzione, necessità di disinnescare sul nascere ogni situazione di possibile rischio, massima fermezza nei confronti dei violenti: dal ministero sanno che le prime tensioni a Napoli e Roma sono state un campanello d’allarme.
Chi si è reso protagonista degli scontri con le forze di polizia, in sostanza, non aveva nulla a che vedere con le categorie che in qualche modo sono state più colpite dalla crisi di questi mesi e che hanno protestato in modo non violento.
Come riporta l’Ansa, c’è la sicurezza che alcuni disordini siano stati innescati da gruppi ben riconoscibili: ultras, estremisti di destra, centri sociali, soggetti che vivono di espedienti e piccoli reati utilizzati come manovalanza dalla criminalità organizzata. Ma la situazione ora potrebbe cambiare. La rabbia e la frustrazione che monta nel Paese e che oggi coinvolgono diverse categorie sociali e produttive potrebbero infatti diventare occasione perfetta per chi ha interesse ad alimentare le tensioni.
E, vista in quest’ottica, gli apparati di sicurezza non escludono che le manifestazioni annunciante per i prossimi giorni da chi è stato più colpito dai provvedimenti possano essere strumentalizziate e diventare l’occasione per provocatori e infiltrati di mettersi in mostra. Ecco perché, dicono ancora fonti qualificate degli apparati di sicurezza, “la questione dell’ordine pubblico è diventata molto sensibile e vanno disinnescate le situazioni più a rischio”.
Già in questi giorni sono state messe in campo una serie di azioni preventive e in ogni caso, viene ribadito, “non saranno tollerati eccessi”. Ministero e Dipartimento della Pubblica Sicurezza, inoltre, sono in costante contatto con prefetti e rappresentanti locali delle forze di polizia proprio per rimodulare la strategia e mettere in campo ogni intervento per intercettare le possibili situazioni più a rischio prima che esplodano o si trasformino in veicolo per i più violenti. Sempre nell’ottica, viene ripetuto, della “massima fermezza”.
Tensioni a Milano dopo il Dpcm
La pioggia non ha fermato la rabbia dei ristoratori, gestori di bar e pub di Milano e provincia che si sono dati appuntamento a pochi passi dalla Prefettura del capoluogo per manifestare contro il nuovo decreto del governo. Una delegazione sarà ricevuta dal prefetto di Milano, Renato Saccone. Con loro avevano bandiere tricolore e striscioni con le scritte ‘Servono fatti non decreti’, ‘Falliamo noi fallite voi’ e ‘No tasse e più aiuti concreti’.
Questo nuovo decreto “è peggio del lockdown – ha spiegato Alfredo Zini, ristoratore che ha promosso la protesta a Milano, come riporta l’Ansa – ci sarà così un mercato parallelo di abusivismo, la gente potrà acquistare alimentari e alcolici e consumarli anche abusivamente per la strada. Chiediamo un allineamento del Dpcm e dell’ordinanza regionale, uno dice chiudere alle 18 e l’altra alle 23″.
Inoltre i ristoratori chiedono contributi “non a pioggia uguali per tutti ma commisurati alla perdita di fatturato”. Inoltre Zini ha lanciato l’allarme per la “chiusura di tante attività che potrebbero finire nelle mani della criminalità organizzata”. La delegazione di ristoratori porterà al prefetto un documento con cui la categoria chiede di “rivedere il Dpcm e l’ordinanza regionale, la riduzione proporzionata del pagamento della contribuzione del costo del lavoro, tasse e tributi locali, la lotta all’abusivismo”.
Nel capoluogo lombardo ci sono stati anche scontri violenti. Dehors danneggiati, le transenne usate per il Giro d’Italia di ciclismo lanciate nella scale della metropolitana, cassonetti rovesciati: si presenta così corso Buenos Aires a pochi minuti dall’inizio di un corteo non autorizzato. Una molotov è stata lanciata verso un’auto della polizia locale che fortunatamente non è stata centrata.
Le forze dell’ordine hanno lanciato i lacrimogeni contro i manifestanti che stavano a loro volta lanciando pietre e bottiglie davanti alla sede della Regione Lombardia, in via Melchiorre Gioia. Secondo quanto apprende l’Ansa un poliziotto è stato ferito, sembra in maniera non grave, davanti alla Stazione Centrale di Milano dove il corteo si è spostato. È stato colpito da un oggetto, forse una bottiglia ed è stato soccorso.
Alla fine gli agenti sono riusciti a disperdere il corteo. Per ora due persone sono state fermate: erano non lontane dalla stazione Centrale, in via Benedetto Marcello. Il resto dei manifestanti si sono sparpagliati nelle vie limitrofe a Corso Buenos Aires.
Tensioni a Napoli dopo il Dpcm
“Reddito di salute per tutti la crisi la paghino i ricchi”. Questo uno degli striscioni esposti in Piazza Plebiscito a Napoli dove si sono radunate centinaia di persone per protestare. In piazza rappresentanti delle categorie che si sentono danneggiate come i ristoratori, i titolari dei bar, settori dell’indotto del turismo, ma anche studenti, esponenti dei centri sociali, singoli cittadini che stanno perdendo il lavoro.
“A salute e a prima cosa ma senza sorde nun se cantano messe”, un altro degli striscioni. Intorno alla piazza decine di camionette delle forze dell’ordine e agenti in tenuta antisommossa. La protesta poi si è spostata sotto la sede della Regione Campania. Urlando “dimissioni, dimissioni” contro il governatore Vincenzo De Luca, alcune migliaia di manifestanti sono arrivate davanti all’ingresso della sede della Regione Campania in via Raffaele De Cesare, a Napoli.
I manifestanti si sono fermati davanti all’ingresso, chiuso con le saracinesche abbassate. In tanti intonano ‘Napul’è’ di Pino Daniele.
Proteste a Palermo dopo il Dpcm
A Palermo hanno protestato i commercianti, ristoratori e dipendenti dei locali davanti alla prefettura. All’iniziativa, che si è svolta pacificamente, hanno partecipato un centinaio di persone compresi alcuni lavoratori del settore dello spettacolo. Hanno contestato il nuovo Dpcm del governo e chiesto un sostegno economico per affrontare questo primo mese di chiusura.
“Per molti di noi è un nuovo lockdown – hanno detto alcuni imprenditori del settore dei locali e dei bar – la chiusura alle 18 rappresenta un colpo mortale alle nostre attività. Il governo non ci può abbandonare in questo momento. Abbiamo bisogno di aiuti veri”.
Tensioni a Trieste dopo il Dpcm
Migliaia di titolari di bar, ristoranti, pasticcerie, palestre e piscine hanno manifestato lunedì sera a Trieste. “Non siamo untori”, hanno sottolineato molti “ma lavoratori”, segnalando di aver investito somme di denaro in plexiglas, sanificazioni e altri sistemi di protezione dal Covid-19 e ora sono stati costretti a chiudere.
“Ci avete preso in giro, ora ci state uccidendo”, riportava uno striscione. Alcuni manifestanti hanno chiesto a gran voce che vengano erogati “al più presto possibile” aiuti congrui da parte dello Stato e che “venga ridotta la pressione fiscale”.
Alla manifestazione erano presenti anche il sindaco, Roberto Dipiazza e il Governatore Fvg, Massimiliano Fedriga che hanno rimarcato il fatto di essere a favore della difesa della salute, ma di temere che le misure prese possano essere causa di chiusure di imprese e che non serviranno allo scopo di fermare la pandemia.
La manifestazione ha poi avuto un epilogo violento quando, dopo un incontro tra gli organizzatori della manifestazione stessa e le autorità, alcuni presenti hanno lanciato fumogeni in direzione della Prefettura. Secondo quanto si è appreso, spiega l’Ansa, sarebbero stati colpiti anche carabinieri e rappresentanti della stampa.
I gesti di violenza sono stati condannati dal Governatore Massimiliano Fedriga e dal sindaco, Roberto Dipiazza, i quali hanno in una nota sottolineato “la partecipazione di migliaia di persone pacifiche, che hanno espresso il loro dissenso in modo civile e composto” e “pochi facinorosi, che nulla hanno a che fare con esse” che hanno “tentato di avvelenare il clima alimentando inutili tensioni.”
Fortunatamente, terminate le sommosse, il bilancio è stato di zero feriti.
Tensioni a Torino
Momenti di tensione in piazza Castello, nel centro di Torino, dove si sono radunati i partecipanti, alcune centinaia, a una delle due manifestazioni convocate lunedì sera nel capoluogo piemontese. Un paio di fumogeni sono stati lanciati contro il cordone dei carabinieri schierato davanti al Palazzo della Regione Piemonte. Il gesto era stato preceduto dal breve comizio improvvisato da un partecipante.
Inoltre due grossi petardi sono stati scagliati contro il cordone della polizia davanti a Palazzo Madama. La polizia ha risposto con una azione di alleggerimento che ha disperso la folla.
I manifestanti, tra cui anche gruppi di ultras, sono poi tornati verso il Palazzo della Regione, dove c’è lo schieramento di polizia e carabinieri. Qualcuno ha tirato una bottiglia. Il gruppo ha gridato “Conte Conte v….” e “libertà libertà”. Tutto tranquillo, invece, in piazza Vittorio Veneto, dove l’altra manifestazione contro il Dpcm ha rispettato le prescrizioni impartite dalla Prefettura.
“Il 26 ottobre è morta la ristorazione”, si legge sullo striscione srotolato dai manifestanti. A questa iniziativa ha aderito anche il comitato Si Tav di Mino Giachino.
In via Roma e in Piazza San Carlo si sono poi viste scene di ‘guerriglia urbana’. Sono stati lanciati lacrimogeni per replicare al lancio di bombe carta, sassi e bottiglie. I dimostranti hanno divelto le recinzioni di un cantiere, rovesciato i cassonetti dell’immondizia e danneggiato le vetrine di alcuni negozi.
Due negozi sono stati devastati. In un caso, un gruppo, dopo aver sfondato la vetrata d’ingresso, si è introdotto all’interno e si è dato al saccheggio. Sale, intanto, il bilancio dei fermati: sono dieci secondo la Questura.