Protesta degli agricoltori coi trattori arriva a Sanremo 2024 di Amadeus giovedì 8: intervista al coordinatore
Antonio Monfeli, tra i coordinatori della protesta degli agricoltori sui trattori, alza la voce dopo l'apertura di Amadeus: quando potrebbero salire sul palco
Prossima fermata: Roma. I trattori si preparano all’appuntamento nella Capitale, per una grande manifestazione – nelle intenzioni degli organizzatori – venerdì 9 febbraio, dopo gli incontri nelle scorse ore in questura e in prefettura. Con un occhio, si sa, al Teatro Ariston e al Festival di Sanremo 2024. L’intervista concessa a Virgilio Notizie da Antonio Monfeli, coordinatore di Orte della protesta degli agricoltori.
Agricoltori a Sanremo 2024 giovedì 8 febbraio
I trattori, nella terza serata di Sanremo 2024, sul palco dovrebbero esserci: “Saremo all’Ariston”, dicono i rappresentanti di Riscatto agricolo, uno dei movimenti impegnati nelle proteste di questi giorni.
“Abbiamo parlato con Amadeus e ci ha detto che vuole portare la protesta sul palco. Partiamo stasera coi trattori e arriviamo domattina”, hanno aggiunto tramite uno dei leader, Filippo Goglio.
Una foto di agricoltori durante la protesta a bordo dei propri trattori
L’intervista ad Antonio Monfeli
Sul tema è intervenuto anche Antonio Monfeli, coordinatore di Orte della protesta degli agricoltori: “Amadeus ci ha invitati pubblicamente e ci ha fatto molto piacere”.
L’altro grande appuntamento, però, sarà la manifestazione indetta a Roma per il giorno successivo, venerdì 9 febbraio.
Cosa vi aspettate dalla manifestazione di Roma?
“Vogliamo parlare con il Governo. Con tutto il Governo, non solo con il ministro”.
Chiedete di essere ricevuti dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni?
“Da lei con tutto il suo Governo, secondo me. Tutta l’economia è interessata dalle riforme che noi chiediamo”.
Avete avuto contatti con l’esecutivo da quando i trattori hanno cominciato a manifestare per le strade di tutta Italia?
“Abbiamo pubblicato tante idee e tante richieste, ma non siamo stati contattati dal Governo. Sembra che non sentano”.
Qual è la vostra prima richiesta? Da dove chiedete di partire?
“Il prezzo dei nostri prodotti non è tutelato da nessuno. Siamo in balia delle grandi distribuzioni e delle multinazionali. I prezzi li fanno loro e quasi sempre sono al di sotto dei costi di produzione. Ci avviamo il fallimento, e questo è il problema principale”.
E poi?
“C’è il problema della fauna selvaggia, che distrugge i nostri prodotti magari pochi giorni prima della raccolta. E poi c’è la questione dell’etichettatura dei prodotti provenienti dall’agricoltura, che spesso vengono spacciati per made in Italy ma che sono realizzati con materie prime importate o prodotte con altri sistemi non in linea con quello che è l’Europa o l’Italia”.
Parliamo anche di prodotti sintetici?
“Non li vogliamo proprio: siamo i primi del mondo a produrre cibi di qualità e non vogliamo essere affossati da prodotti artefatti. Andrebbero vietati a priori“.
Sulla carne sintetica il Governo è in linea con voi…
“Infatti non l’ho elencata, non la prendo neanche in considerazione. Se qualcuno la vuole, che se la vada a mangiare all’estero, non qui da noi”.
Sul nodo pesticidi c’è stato un passo indietro da parte dell’Europa. Come lo giudicate?
“C’è stato un piccolo segnale di apertura. Non li chiamerei però pesticidi, ma fitofarmaci, che vengono usati da noi con cautela e solo nel momento in cui non se ne può fare a meno, rispettando norme comunitarie già abbastanza stringenti. Non serve stringere ancora. Non c’è un’alternativa: arriva la cimice asiatica e non abbiamo alternative, la dobbiamo combattere con l’insetticida perché non ci sono altre soluzioni. Se vengono trovate, ben venga: è il nostro auspicio”.
Il vostro movimento quante persone rappresenta? È unito?
“I dati non li conosco, ma secondo me rappresentiamo almeno il 5-10% dell’agricoltura nazionale. L’unità sicuramente ci è stata data proprio dal Governo Meloni, con l’introduzione dell’ultima tassa, l’Irpef in agricoltura. Ci ha dato l’ultimo slancio per poter partire con la protesta. Le riconosco di averci messo tutti d’accordo contro di lei. Quella tassa per noi è come una martellata in testa data a una persona ammalata e in agonia”.
Quando si fermerà la vostra protesta?
“La nostra rivoluzione? Andremo avanti a oltranza. A cominciare dall’incontro col Governo, che però da solo non basterebbe. Devono fare qualcosa. Se non ci staranno a sentire, la protesta si intensificherà. La gente è carica di rabbia e noi organizzatori facciamo fatica a contenerli”.