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Processo Regeni, la mamma Paola Deffendi e il racconto sul corpo del figlio in obitorio

Nel processo Regeni, Paola Deffendi racconta il dramma del riconoscimento del corpo del figlio torturato. La madre cerca ancora verità e giustizia

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Nell’aula bunker di Rebibbia il processo Regeni prosegue con la testimonianza toccante di Paola Deffendi, madre del ricercatore italiano Giulio Regeni, sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. La donna ha raccontato i drammatici momenti del riconoscimento del corpo del figlio in obitorio, offrendo uno spaccato straziante di quei giorni che hanno segnato la sua famiglia e l’opinione pubblica internazionale.

Processo Regeni, parla Paola Deffendi

Come riporta Ansa, Paola Deffendi ha ricordato il giorno in cui fu informata della scomparsa di Giulio. “Ricordo quella telefonata del 27 gennaio: mio marito aveva una voce che non gli avevo mai sentito prima” ha detto.

La conferma della morte di Giulio arrivò pochi giorni dopo. Quando fu chiamata all’obitorio, la donna si trovò di fronte una scena straziante: “Ci dissero che era meglio non vederlo, ma chiesi di vedere almeno i suoi piedi. Una suora mi sussurrò: ‘Suo figlio è un martire’”.

Claudio Regeni Paola DeffendiFonte foto: IPA

Claudio Regeni e Paola Deffendi, i genitori di Giulio Regeni

Un racconto di dolore e brutalità

La mamma di Regeni ha descritto il profilo del viso del figlio: “Era Giulio, ma non era Giulio. ‘Ma cosa ti hanno fatto?’ mi chiesi. Sul suo corpo ho visto la brutalità più disumana“.

In aula, Deffendi ha anche rievocato gli ultimi contatti con Giulio: il 24 gennaio 2016, tramite una videochiamata, il figlio li aveva rassicurati, spiegando di aver fatto scorte di cibo per rimanere al sicuro durante l’anniversario delle rivolte di piazza Tahrir.

Le accuse e i sospetti

Durante l’udienza, è emerso il contesto di intimidazioni e controlli in cui Giulio si trovava a operare. Paola Deffendi ha voluto smentire categoricamente le illazioni che circolavano all’epoca: “Giulio non era un giornalista, era un ricercatore”.

L’avvocata Alessandra Ballerini, che rappresenta la famiglia, ha sottolineato che il processo sta delineando in modo sempre più chiaro il clima di violenza sistematica che ha condotto alla tragica fine del giovane.

Solidarietà alla famiglia Trentini

Alla fine dell’udienza, Deffendi ha espresso vicinanza alla famiglia di Alberto Trentini, l’italiano detenuto in Venezuela, ribadendo l’importanza della solidarietà in casi di ingiustizia internazionale.

Non ci fermeremo finché non avremo giustizia per Giulio” ha dichiarato la madre del ricercatore.

processo-regeni-paola-deffendi Fonte foto: ANSA
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