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Processo per l'omicidio di Nada Cella, 29 anni dopo in aula manca l'accusata: cosa ha deciso il giudice

Si apre il processo per l'omicidio di Nada Cella, il primo a 29 anni dal giallo di Chiavari. In aula un solo imputato: manca Anna Lucia Cecere

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In aula per il processo per l’omicidio di Nada Cella – il primo in assoluto per il cold case italiano – manca qualcuno. Si tratta di Anna Lucia Cecere, l’ex professoressa nonché principale indagata con l’accusa di omicidio aggravato. Manca anche Marisa Bacchioni, l’anziana madre indagata insieme al figlio Marco Soracco per favoreggiamento. La Corte ha deciso che il processo va avanti.

Le prime fasi del processo: il testimone

Come detto in apertura, dei tre indagati nel contesto dell’omicidio di Nada Cella, uccisa a Chiavari il 6 maggio 1996, all’appello mancavano Anna Lucia Cecere – indagata per omicidio volontario – e Marisa Bacchioni, madre ddi Marco Soracco indagata insieme al figlio per favoreggiamento.

Per l’accusa Soracco e sua madre avrebbero coperto le responsabilità dell’ex professoressa Cecere, oggi 56enne, nell’omicidio di Chiavari. In aula, degli imputati, era presente solamente il commercialista Soracco.

processo omicidio nada cellaFonte foto: ANSA
Marco Soracco, unico imputato presente alla prima udienza del processo per l’omicidio di Nada Cella. Insieme alla madre deve rispondere del reato di favoreggiamento

In questa prima fase del processo, apertosi presso la Corte di Assise di Genova il 6 febbraio 2025 – il primo, in 29 anni, per il giallo di Chiavari – i giudici hanno ascoltato l’unico testimone della giornata.

Si tratta di Stefano Signoretti, il capo della squadra mobile presente nelle varie riaperture dell’inchiesta degli ultimi anni. Signoretti ha sottolineato “la difficoltà, in questo caso direi abnorme, di acquisire le informazioni”, denunciando un certa presenza di persone reticenti che oggi lo costringono ad usare la parola omertà.

Signoretti fa sapere che la figura di Anna Lucia Cecere ha orbitato più volte nelle prime fasi delle indagini da parte delle forze dell’ordine, ma “dopo soli cinque giorni il pubblico ministero chiese l’archiviazione” nonostante il rinvenimento, nell’abitazione della Cecere, di bottoni compatibili con quello rinvenuto sulla scena del crimine.

La decisione della Corte

La Corte ha deciso che il processo va avanti. Il presidente Massimo Cusatti ha respinto l’eccezione di costituzionalità presentata dal legale di Marco Soracco e Marisa Bacchioni, Andrea Vernazza, che in aula ha detto: “Siamo qui a processo e non sappiamo neanche perché”.

Lo stesso Vernazza, in fase preliminare, aveva sostenuto che la Corte di Appello non avesse motivato il rinvio a giudizio per i suoi assistiti e per Cecere. Tesi che il presidente Cusatti, quindi, ha respinto. Lo riporta Repubblica.

L’omicidio di Nada Cella

Nada Cella fu uccisa il 6 maggio 1996 a Chiavari (Genova), all’interno dello studio del commercialista Marco Soracco nella quale lavorava come segretaria, in via Marsala 14.

Il suo corpo fu rinvenuto violentemente battuto da un oggetto contundente – mai trovato – che l’avrebbe colpita almeno quindi volte tra il cranio e il pube. In quel momento Marco Soracco si trovava ancora nel suo appartamento, al terzo piano dello stesso edificio, e fu proprio lui a rinvenire la ragazza agonizzante sul pavimento e ad avvertire le autorità.

Dopo diverse archiviazioni e riaperture delle indagini, le attenzioni si sono concentrate su Anna Lucia Cecere, che avrebbe avuto interesse ad eliminare Nada Cella in quanto avrebbe aspirato a ricoprire lo stesso ruolo all’interno dello studio di Soracco, e soprattutto, avrebbe avuto un interesse sentimentale verso il commercialista.

Gli ultimi sviluppi portano ad Antonella Delfino Pesce, che dopo una precisa e completa rilettura di tutti i faldoni – e all’incontro con Cecere sotto mentite spoglie – ha portato all’apertura del processo. In un’intervista a Repubblica ha detto:

A parte che fino al 2018 sono stata l’unica a leggermi davvero tutti i verbali, sicuramente il primo errore in senso cronologico è stato l’inquinamento della scena del crimine. E poi la grande presunzione del pubblico ministero che coordinava le indagini nel 1996 […]. Non ha dato fiducia ai carabinieri, che avevano indagato Annalucia Cecere.

processo omicidio nada cella Fonte foto: ANSA
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