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Primato di Reinhold Messner tolto dal libro dei Guinness, "Non è il re degli 8 mila": replica dell'alpinista

La polemica è legata alla scalata dell'Annapurna da parte di Reinhold Messner, che ha replicato con disappunto alla scelta di Guinness

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Il mondo dell’alpinismo sta vivendo nelle ultime ore una polemica capace di coinvolgere uno dei nomi più altisonanti del campo, quello di Reinhold Messner. Il libro Guinness dei primati ha infatti tolto all’alpinista altoatesino la corona di Re degli ottomila, affermando che non sarebbe stato lui il primo a scalare tutte le 14 cime superiori agli 8000 metri. L’errore sarebbe legato all’Annapurna, almeno secondo il cronista di alpinismo tedesco Eberhard Jurgalski: in base alla sua contestazione, Messner e Hans Kammerlander nel 1985 avrebbero mancato la vetta. Messner ha prontamente replicato con fermezza a queste contestazioni, sintetizzando il suo pensiero parlando di “sciocchezze”.

Di chi sarebbe il record

Sul sito Guinness World Records, a questo punto, è l’americano Edmund Viesturs a essere indicato come il primo alpinista ad aver scalato tutti i 14 ottomila, in un arco di tempo che va tra il 1989 e il 2005.

A corroborare questa affermazione, proprio la citazione delle contestazioni di Jurgalski riguardo al vecchio record detenuto da Messner, che quindi non avrebbe scalato la cima dell’Annapurna insieme a Kammerlander.

Uno scatto del 1985 durante la spedizione di Messner e Kammerlander sull’Annapurna

La risposta di Messner

“In primis non ho mai rivendicato nessun record, perciò non mi possono disconoscere nulla” ha tuonato Messner. “Inoltre, le montagne cambiano. Sono passati quasi 40 anni, se qualcuno è salito sull’Annapurna di certo siamo stati io e Hans Kammerlander”.

La critica alle affermazioni di Jurgalski da parte dell’alpinista 79enne è dura. “Nessuno che se ne intende di alpinismo metterebbe in dubbio la nostra impresa” ha osservato, “Jurgalski infatti non ne sa nulla”.

La particolarità dell’Annapurna

Messner ha spiegato che anche una piccola variazione nella conformazione della montagna può far sembrare che la vetta sia stata raggiunta. “La montagna cambia, come ogni cosa in natura. Soprattutto sull’Annapurna basta che crolli la cornice di neve e la vetta si abbassa di cinque metri”, ha ricordato l’altoatesino.

“La cresta che porta alla vetta è lunga 3 chilometri, Jurgalski ha semplicemente confuso la cima est con quella principale. Qui evidentemente qualcuno vuole farsi notare senza avere la minima competenza”.

Messner: “L’alpinismo non è uno sport”

“L’alpinismo è cambiato negli anni. Prima tutto girava intorno alla conquista, ovvero le prime scalate delle vette inviolate” ha spiegato Messner. “Poi invece si è iniziato a puntare sulla difficoltà dell’impresa, come abbiamo fatto io e Hans scalando l’Annapurna da una parete interminabile e difficilissima durante una tempesta, che di per sé era già un’impresa”.

“L’alpinismo non è uno sport e per questo non esistono né competizioni né vincitori” ha sentenziato il 79enne. “Per questo motivo le gare nelle palestre artificiali di roccia non sono alpinismo”.

La replica di Kammerlander

Anche Hans Kammerlander ha risposto alla contestazione con un’opinione simile. “Così si distrugge l’alpinismo: non mi interessa il numero di ottomila scalati, ne ho abbastanza, ma tutto il dibattito è ridicolo” ha dichiarato il compagno di scalata di Messner.

“Ovviamente non esiste la certezza assoluta, erano altri tempi, senza gps. A quelle quote basta una tempesta di neve e la luce del sole offuscata. Siamo tuttora convinti di essere stati sulla vetta, ma chi sa se dietro al masso c’erano altri 5-6 metri da salire. Questo non toglierebbe comunque nulla alla nostra impresa” ha ribadito il 66enne.

Fonte foto: ANSA

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