Pos, pagamenti elettronici e commissioni: quali sono i costi reali per i commercianti
Il governo Meloni, su pressione di Bruxelles, ha ritirato la sospensione delle multe per i commercianti che non accettano pagamenti con il Pos
La proposta del governo Meloni di sospendere le multe per gli esercenti che rifiutano i pagamenti con il Pos ha riportato in primo piano il tema dei pagamenti elettronici. L’esecutivo è stato costretto a fare marcia indietro dopo un confronto con la Commissione europea. Da Bruxelles è stato fatto chiaramente notare che un provvedimento del genere avrebbe messo a rischio l’obiettivo della lotta all’evasione fiscale, uno dei “target” che l’Italia è chiamata a centrare.
Senza un passo indietro del governo l’Italia avrebbe rischiato di non ricevere la nuova tranche di pagamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che vale, per il nostro Paese, circa 192 miliardi di euro.
- Multe per chi non accetta pagamenti col Pos, il dietrofront del governo
- Pagamenti elettronici in Italia: la spinta con il Cashback di Stato
- Dall'obbligo del Pos introdotto da Monti alle multe del governo Draghi
- Commissioni sul Pos: ecco quali sono
- Il costo per l'acquisto (o il noleggio) del dispositivo Pos e i crediti di imposta
Multe per chi non accetta pagamenti col Pos, il dietrofront del governo
Da qui il dietrofront del governo, nonostante il rammarico reso pubblico sia dalla premier che dal ministro dell’Economia Giorgetti. “Se non ci sono i margini ci inventeremo un altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti”, ha commentato Giorgia Meloni.
Dal canto suo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato di “opinioni del governo” che “si scontrano con dati e circostanze”, citando anche il caso dell’opzione Donna per le pensioni. Detto in altre parole: vorremmo fare questi interventi ma (nel caso del Pos) i fondi europei sono fondamentali per la crescita e non possiamo metterli a rischio.
Pagamenti elettronici in Italia: la spinta con il Cashback di Stato
Ma per gli esercenti quello del Pos è davvero un costo insostenibile? Prima di approfondire questo aspetto ripercorriamo brevemente le tappe dell’introduzione dei pagamenti elettronici in Italia. Da anni viene ripetuto che la gestione del contante rappresenta un costo per il sistema economico (trasferimenti fisici di denaro, sicurezza, rischio rapine e furti, etc) e soprattutto che i contanti favoriscono l’evasione fiscale.
La soluzione, dunque, sarebbe la tracciabilità e l’immaterialità garantita dai pagamenti elettronici. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, nei primi sei mesi del 2022 i pagamenti digitali in Italia sono cresciuti del 22% e per la prima volta la quota dei pagamenti in contanti sta scendendo sotto il 50% del totale.
Tuttavia, secondo una ricerca Bankitalia-Prometeia del 2021, in Italia solo il 32% dei pagamenti viene effettuato con carte, peggio di noi – tra i grandi Paesi europei – solo la Germania con il 23%. A spingere gli italiani verso i pagamenti elettronici è stato sicuramente il Cashback di Stato promosso dal governo Conte tra la fine del 2020 e il 2021.
Dall’obbligo del Pos introdotto da Monti alle multe del governo Draghi
Nel 2012 fu il governo guidato da Mario Monti a rendere obbligatorio, per i commercianti, il possesso del Pos, acronimo di Point of Sale. Dal 30 giugno del 2022 i commercianti che rifiutano i pagamenti con carte devono pagare una multa di 30 euro più il 4% del valore della transazione rifiutata. Esempio pratico: un commerciante che rifiuta un pagamento elettronico da 50 euro paga una multa da 32 euro (30 + il 4% del valore transazione, ovvero 2 euro).
Una decisione presa dal governo Draghi per facilitare il raggiungimento di uno degli obiettivi imposti dall’Unione europea all’Italia per ottenere i fondi del Pnrr. Tra questi obiettivi, appunto, c’è l’aumento dei pagamenti elettronici nel Paese. Tuttavia, tra i primi provvedimenti del governo Meloni c’è stato l’innalzamento della soglia per i pagamenti in contanti, portata da mille a cinquemila euro a partire dal primo gennaio 2023.
Poco dopo l’esecutivo ha messo in cantiere la sospensione delle multe per i commercianti che rifiutano pagamenti elettronici sotto i 60 euro, provvedimento bocciato da Bruxelles e per il momento rimandato. Lo scorso ottobre i tabaccai avevano ottenuto l’esenzione dall’obbligo del Pos per il pagamento di valori bollati e sigarette.
Commissioni sul Pos: ecco quali sono
Ma quanto costa un Pos per un commerciante? La prima cosa da chiarire è che non ci sono solo i costi per la transazione che viene effettuata, ma per un negoziante c’è anche la spesa di acquisto (o noleggio) del dispositivo. A seconda della scelta tra noleggio o acquisto, secondo uno studio presentato nel 2022 dall’Osservatorio “ConfrontaConti.it e Sostariffe.it” attualmente la spesa media è di 22,82 euro al mese, molto meno rispetto ai 61,74 euro del 2017. Secondo questa analisi, infatti, negli ultimi 5 anni i costi di acquisto del Pos sono diminuiti del 65%.
A ciò, ovviamente, vanno aggiunti i costi per i pagamenti effettuati con moneta elettronica. La cosa principale da sapere è che per ogni singola transazione il commerciante paga una commissione che viene divisa tra tre soggetti:
· la banca che emette la carta di credito o di debito
· il circuito su cui si appoggia la carta
· la società che gestisce il Pos
Come ricostruito da Milena Gabanelli su Data Room del Corriere della Sera, le banche che hanno emesso la carta utilizzata per il pagamento trattengono lo 0.2% se la transazione viene effettuata con carta di credito o bancomat e lo 0,3% se si usa una carta di credito. Il circuito di pagamento (PagoBancomat, Maestro, Visa, MasterCard, American Express) prende una commissione che va dallo 0,2% per carte di debito o bancomat allo 0,5% per le carte di credito. Infine l’operatore che gestisce il Pos trattiene una commissione cha va dallo 0,3% allo 0,4%.
Il costo per l’acquisto (o il noleggio) del dispositivo Pos e i crediti di imposta
Dunque per i commercianti è meno costoso accettare pagamenti con carte di debito o Bancomat, caso in cui la commissione è più o meno dello 0,7%. Inoltre PagoBancomat, fino alla fine del 2023, ha azzerato le commissioni sotto i 5 euro: ciò significa che un caffè o una colazione pagata con il circuito Bancomat non hanno costi per il commerciante. In media, invece, per i pagamenti effettuati con carta di credito la commissione pagata dall’esercente è del 2%.
Come detto, al costo delle commissioni bisogna aggiungere quello per l’acquisto (o il noleggio) del Pos. E anche in questo caso esistono diverse opzioni. Solo per citare i due maggiori gruppi bancari italiani, Banca Intesa propone zero commissioni per i pagamenti sotto i 15 euro, una percentuale media dell’1% per pagamenti sui principali circuiti e canone mensile per il Pos fisso da 8 euro. Unicredit, al momento, offre una commissione unica dello 0,9% (zero sotto i 10 euro) e canone mensile di 2,9 euro.
Altre società come Banca Sella, Nexi e Axerve propongono altre offerte per i Pos, sia fissi che mobili. Infine, non va dimenticato che i governi hanno messo a punto dei crediti di imposta per favorire l’uso dei pagamenti elettronici e alcuni bonus per l’acquisto o il noleggio dei dispositivi. Per chi ha ricavi inferiori ai 400mila euro è disponibile un credito d’imposta del 30% sulle commissioni legate ai pagamenti elettronici.