Popolazione, in Italia sarà dimezzata nel 2100: il nuovo studio
Gli italiani saranno la metà nel 2100: la stima in uno studio dell'Onu. In calo anche la popolazione mondiale
Nel mondo la popolazione sarà di 8,8 miliardi nel 2100, ovvero 2 miliardi in meno rispetto alle attuali proiezioni delle Nazioni Unite. A rivelarlo, come riporta Ansa, è lo studio di un team internazionale di ricercatori pubblicato su The Lancet. Per l’Italia le stime sono ancora di più al ribasso: la popolazione del nostro Paese, infatti, sarà dimezzata.
Considerando il calo dei tassi di fertilità e i tassi di invecchiamento, 183 dei 195 paesi saranno scesi entro la fine del secolo al di sotto della soglia di sostituzione necessaria per mantenere i livelli di popolazione. Il calcolo non tiene conto, però, di varianti come l’immigrazione.
Così, più di 20 paesi vedranno diminuire il loro numero di almeno la metà: oltre all’Italia, anche Giappone, Spagna, Tailandia, Portogallo, Corea del Sud e Polonia.
L’Istat, in un rapporto diffuso alcuni giorni fa, ha confermato un netto crollo delle nascite nel nostro Paese già nel 2019, anno in cui è stato registrato un nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia.
In Cina la popolazione dovrebbe passare dagli attuali 1,4 miliardi a 730 milioni nel giro di 80 anni. Intanto, l’Africa sub-sahariana triplicherà arrivando a circa 3 miliardi di persone, con la Nigeria che si espanderà a quasi 800 milioni nel 2100, seconda solo agli 1,1 miliardi dell’India.
Christopher Murray, direttore dell’Institute for Health Metrics e Valutazione (IHME) presso l’Università di Washington, è l’autore principale dello studio: “Queste previsioni – ha detto – suggeriscono buone notizie per l’ambiente, con meno stress sui sistemi di produzione alimentare e minori emissioni di carbonio, nonché significative opportunità economiche per parti dell’Africa subsahariana”.
“Tuttavia, la maggior parte dei paesi al di fuori dell’Africa vedrà ridurre la forza lavoro e invertire le piramidi della popolazione, e ci saranno profonde conseguenze negative per l’economia”, ha spiegato Murray.
“A fronte del calo della popolazione – ha concluso lo studioso -, esiste un pericolo molto reale che alcuni paesi possano prendere in considerazione politiche che limitino l’accesso ai servizi per la salute riproduttiva, con conseguenze potenzialmente devastanti”.