Piacenza, l'audio choc. Cosa succedeva nella caserma degli orrori
La vicenda della caserma dei carabinieri di Piacenza ha scoperchiato un vaso di Pandora dai risvolti inquietanti
Droga, torture ed estorsione. La vicenda sulla caserma dei carabinieri a Piacenza, venuta alla luce nelle ultime ore, ha scoperchiato un vaso di Pandora dai risvolti inquietanti. A renderla ancor più difficile da digerire è l’audio diffuso dalla Procura di alcune delle violenze e delle torture inflitte nella caserma dai sei carabinieri arrestati.
La Procura Militare di Verona ha aperto un fascicolo d’indagine
La Procura Militare di Verona ha aperto un fascicolo d’indagine sui reati contestati al gruppo di carabinieri, come riporta l’Ansa. Il procuratore Militare, Stanislao Saeli, ha spiegato: “Al momento si tratta di atti relativi al fatto”, aggiungendo di aver “proceduto sulla base dei provvedimenti cautelari emessi dalla Procura della Repubblica di Piacenza, da cui sembrano già emergere estremi di reati militari. Agiamo in perfetta sintonia con i colleghi della Magistratura ordinaria per ottimizzare le attività di indagine”.
Il capo della Procura di Piacenza, Grazia Pradella, ha descritto così in conferenza stampa quanto accadeva nella caserma: “Faccio a fatica a definire questi soggetti come carabinieri, perché i loro sono stati comportamenti criminali. Non c’è stato nulla in quella caserma di lecito“.
Intanto, dalle carte dell’inchiesta, è emersa la figura di un giovane carabiniere, definito la “mela sana”, contrario alle pratiche adottate dai colleghi poi arrestati.
“Hai presente Gomorra?”: le intercettazioni sulle violenze
Dalle intercettazioni è emersa anche una frase che ha fotografato il genere di violenze perpetrate nella caserma: “Hai presente Gomorra? Le scene di Gomorra. È stato uguale e io ci sguazzo in queste cose. Tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato!”.
Secondo quanto riporta l’Agi, nell’ordinanza si fa riferimento anche a un’orgia, avvenuta nell’ufficio del comandante. Stando alle parole di due tra gli arrestati, “era stata organizzata una serata all’interno della caserma alla presenza di due donne, presumibilmente escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali”.
L’appello di Ilaria Cucchi
Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha espresso dure parole nei confronti dell’episodio: “Un fatto enorme e gravissimo che ricorda la vicenda di mio fratello Stefano”.
“Bisogna andare fino in fondo – ha aggiunto Cucchi – non si facciano sconti a nessuno come hanno dimostrato magistrati coraggiosi nell’indagine sulla morte di Stefano. Basta parlare di singole mele marce, i casi stanno diventando troppi. Il problema è nel sistema: mi vengono in mente i tanti carabinieri del nostro processo che vengono a testimoniare contro i loro superiori e mi chiedo con quale spirito lo facciano quando poi spuntano comunicati dell’Arma subito dopo la testimonianza come nel caso del loro collega Casamassima”.