Perché si parla di legge bavaglio ai giornali sulle ordinanze di custodia cautelare: cosa dice l'emendamento
La cosiddetta "legge bavaglio" è passata alla Camera: il testo pone dei paletti alla pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare. Esulta la maggioranza
La cosiddetta “legge bavaglio” è passata in nome del garantismo: via libera della Camera all’emendamento di Enrico Costa di Azione che vieta la pubblicazione “integrale o per estratto” del testo dell’ordinanza di custodia cautelare. Le opposizioni sono sul piede di guerra, con l’esclusione di Italia Viva e Azione.
- Ok della Camera alla "legge bavaglio"
- Cos'è l'ordinanza di custodia cautelare
- Sinistre contro il "bavaglio alla libertà di stampa"
Ok della Camera alla “legge bavaglio”
Costa ha recepito la riformulazione proposta dal governo e il testo è passato a voto palese: 160 i sì e 70 i no di Pd, M5S e Avs.
Il testo originario prevedeva il “divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare” fino alla conclusione delle indagini o dell’udienza preliminare.
Enrico Costa, deputato di Azione.
Il testo votato dopo la riformulazione proposta dal governo vieta la pubblicazione “integrale o per estratto”del testo dell’ordinanza prima che inizi il processo.
Forza Italia aveva dato il suo ok già alla prima versione, contro il parere di Lega e FdI.
Cos’è l’ordinanza di custodia cautelare
L’ordinanza di custodia cautelare è l’atto con il quale i giudici formalizzano una misura cautelare, su richiesta dei pm.
L’ordinanza contiene la cronistoria della vicenda giudiziaria con nomi, fatti, prove, circostanze, arresti, interrogatori, intercettazioni e perquisizioni.
È, in sintesi, la sceneggiatura del caso giudiziario che fino ad oggi era stata pubblicabile. Dopo il voto alla Camera sarà pubblicabile solo dopo l’inizio del processo.
Nel 2019 era stata una legge sulle intercettazioni spinta da Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, a rendere pubbliche le ordinanze.
Sinistre contro il “bavaglio alla libertà di stampa”
“L’emendamento a firma Costa riformulato sulla legge delegazione europea, approvato oggi dalla Camera, in mano a questo Governo può diventare un nuovo bavaglio alla libertà di stampa“, attaccano il coportavoce e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli e il capogruppo di Verdi e Sinistra nella commissione Giustizia della Camera Devis Dori.
“Non possiamo certo ritenere che questo Ministero della Giustizia che alterna annunci garantisti e panpenalismo di fatto possa avere il giusto equilibrio per trattare un tema così delicato”.
“Nessuna delega in bianco al Ministro della Giustizia Nordio, che passa lunghi periodi fuori dai monitor della politica, come sta avvenendo con la riforma della prescrizione”, concludono.