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CRONACA ESTERA

Perché l'Isis ha rivendicato l'attentato in Iran e perché c'erano sospetti su Israele: intervista all'esperto

Tiziano Marino spiega perché gli estremisti dell'Isis hanno rivendicato il duplice attentato alla tomba di Solemani in Iran, dopo le accuse a Israele

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Alcuni esperti statunitensi lo avevano lasciato intendere: “Sembra un attacco terroristico, il tipo di cose che il Daesh ha fatto in passato, ed è quello che stiamo ipotizzando in questo momento”, aveva detto una fonte anonima a proposito della strage di Kerman, costata la vita a oltre 80 persone, con un bilancio di circa 280 feriti. Ora è arrivata la conferma: a compierlo è stato l’Isis, come riportato anche dalla magistratura iraniana, tramite il proprio account ufficiale su X. Israele, dunque, sarebbe estraneo – al pari degli Stati Uniti – come ritenevano anche gli analisti esperti di Medio Oriente. L’intervista concessa da Tiziano Marino, analista del Centro Studi Internazionali – Ce.S.I., concessa ai microfoni di Virgilio Notizie.

L’attentato in Iran

Nella giornata di mercoledì 3 gennaio, due esplosioni avrebbero causato oltre 80 morti in Iran, vicino al cimitero dove è sepolto il leader dei pasdaran Qasem Soleimani, ucciso nel 2020 in Iraq dagli Stati Uniti.

Anche per questo, l’Iran inizialmente ha puntato il dito non solo contro Israele, ma anche contro gli Usa.

La rivendicazione dell’Isis

Il giorno dopo l’attentato, però, è arrivata la rivendicazione dell’Isis.

L’Isis avrebbe rivendicato la responsabilità delle due esplosioni a Kerman: lo riporta su X Mizan, il sito della Magistratura iraniana, citando “alcuni rapporti sui media”.

L’intervista a Tiziano Marino

L’Isis avrebbe rivendicato l’attentato in Iran, avvenuto in occasione dell’anniversario dall’uccisione del generale Qaseem Soleimani, comandante delle forze Qods delle Guardie della rivoluzione, ucciso in Iraq con un drone, nell’ambito di un’operazione autorizzata dall’allora presidente Usa Donald Trump. Questo sorprende?

“No, perché le modalità dell’attacco, la ragione in cui è avvenuto e il target scelto – colpire civili – lasciavano pensare a un coinvolgimento dell’Isis e in particolare della branca centro asiatica Korasan che negli anni ha operato nell’area. Non a caso questi miliziani erano già nel mirino dei servizi segreti iraniani, tanto che lo scorso settembre erano stati arrestati 30 affiliati all’organizzazione, in procinto di preparare una serie di attentati esplosivi nella capitale Teheran. Mancava solo la rivendicazione ufficiale, che ora è arrivata, da parte del media ufficiale dell’Isis”.

Come mai, allora, i pasdaran hanno accusato Israele, annunciando una vendetta dura?

“Le accuse nei confronti di Tel Aviv lasciano il tempo che trovano e fanno parte di una narrativa governativa. Non stupiscono e possiamo addiritura arrivare ad affermare che spesso, quando gli ufficiali iraniani accusa no il Mossad (il servizio segreto israeliano) intendono Daesh nel loro linguaggio”.

Intanto resta altissima la tensione, il popolo arabo è stato comunque chiamato all’insurrezione contro Tel Aviv: cosa cambia adesso?

“Sostanzialmente i rapporti con Israele e la narrazione contro Tel Aviv rimarranno invariati. D’altro canto anche i recentissimi episodi hanno mostrato come le modalità di azione del Mossad sono molto differenti, puntano a target specifici e, quando hanno colpito in Iran, hanno mirato a strutture particolari come quelle per lo sviluppo del programma nucleare. In questo contesto prosegue anche il conflitto a Gaza dal quale, però, Teheran non sta ottenendo i risultati che sperati, in particolare il cessate il fuoco”.

Chi potrebbe avere interesse a far esplodere la polveriera Iran? Quale sarebbe quello dell’Isis?

“Va detto che le azioni dell’Isis contro l’Iran non sono una novità. Il fatto stesso di aver attaccato la tomba del generale Soleimani è dettato dal fatto che le Guardie rivoluzionarie, i pasdaran, hanno svolto un ruolo decisivo nel combattere l’Isis, in particolare in Siria. In questa fase, dunque, l’obiettivo potrebbe essere di destabilizzare l’Iran dall’interno, anche se la strategia dello Stato islamico è più ampia e coinvolge sicuramente anche l’Afghanistan e parzialmente il Pakistan”.

Perché gli attacchi sono avvenuti proprio adesso?

“Questa strage è avvenuta non solo in concomitanza con un anniversario importante come quello della morte di Soleimani, ma anche mentre è in corso la crisi in Medio Oriente, che ha portato i servizi iraniani a concentrarsi sul quel fronte. In questo modo si punta a ottenere un risultato più ampio a livello regionale nella destabilizzazione generale che consentirebbe al gruppo terroristico di rinsaldarsi e ampliare le fila, con una maggiore presenza e peso nell’area. Sarebbe interessante capire chi ha fornito appoggio all’Isis, in questo caso: probabilmente i separatisti del Belucistan (una regione che amministrativamente appartiene ad Afghanistan, Pakistan e Iran stesso, NdR)”.

Intanto, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha indicato come una delle priorità della presidenza italiana del G7 l’abbassamento della tensione in Medio Oriente: come si può riuscire?

“In questo momento è piuttosto complesso, perché la descalation non sembra far parte della strategia di Israele. D’altra parte la prosecuzione delle operazioni da parte delle forze di Tel Aviv spinge a sua volta l’Iran, i sui proxy e gli attori vicini ai palestinesi a non arretrare. Nel caso degli Houthi si sta persino assistendo a una serie di attacchi che fanno aumentare la tensione. Per questo non sembra verosimile, nell’immediato, che si possa abbassare il livello dello scontro. Tuttavia è pensare che nel 2024 le operazioni continuino in maniera serrata, come avvenuto finora, aprirebbe a un conflitto regionale estremamente ampio. Questo rende necessario rafforzare gli sforzi per una descalation, per evitare il peggio”.

Fonte foto: CESI / Getty
Oltre 100 morti per le esplosioni sulla tomba di Soleimani in Iran: attentato al cimitero, decine di feriti

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