Perché ci si riammala di Covid: cosa sapere in vista delle riaperture dall' 1 aprile
Sale il numero di persone che si ammalano più volte di Covid: cosa sta accadendo e cosa sapere sulle reinfezioni
Sono diversi i casi registrati di reinfezione da Covid e ciò succede per diversi motivi. Probabile che dall’1 aprile in poi il fenomeno andrà ad aumentare in termini numerici visto che si va verso un allentamento delle misure pandemiche. Ciò detto, c’è più di un fattore all’origine delle reinfezioni. Sicuramente una delle cause è la circolazione di una variante “nuova”: vale a dire Omicron 2 (BA.2) che è ancora più contagiosa rispetto a Omicron 1, quella cioè che ha provocato la cosiddetta quarta ondata.
Covid e reinfezioni: cosa è cambiato con la variante Omicron 2
Secondo la flash survey dell’Istituto Superiore di Sanità, al 7 marzo BA.2 in Italia era al 44%. A oggi potrebbe essere già diventata la variante prevalente. Cosa c’entra con le reinfezioni? C’entra, se si ragiona sui grandi numeri. I casi in cui persone guarite dal Covid si contagino nuovamente sono rari. Se però si fa i conti con migliaia e migliaia di individui colpiti dal virus, si comprende rapidamente che, in numeri assoluti, non sono pochissimi i casi di reinfezione.
Si considerano automaticamente reinfezioni quelle situazioni in cui le persone sono tornate positive a 90 giorni dalla prima diagnosi. Secondo le statistiche, coloro che sono raggiunti da una reinfezione, sul totale dei casi segnalati, sono soltanto il 3,4% (la percentuale fa riferimento alla settimana 14-20 marzo, guardando ai dati diffusi dall’Iss). Il dato è ritenuto stabile, anche se si pensa che sia sottostimato in quanto non può tenere conto degli asintomatici.
In Gran Bretagna, paese in cui i tracciamenti sono più completi rispetto all’Italia, gli esperti hanno rilevato che il rischio di reinfezioni da Omicron è 10 volte più alto rispetto a quello vissuto con Delta.
Le cause che provocano le reinfezioni Covid
Dunque sicuramente, uno dei fattori principali delle reinfezioni è riconducibile all’alta trasmissibilità di Omicron. Ma ci sono altre cause: quante dosi di vaccino si sono ricevute, con quale variante è avvenuta la prima infezione (dettaglio ignoto nella stragrande maggioranza dei casi), in che modo il nostro corpo fronteggia il Covid e quali malattie pregresse si hanno.
E i vaccini? I vaccini sono stati messi a punto sulla prima variante Covid, quella cioè che da Wuhan si è diffusa nel resto del mondo. Nonostante ciò i dati confermano che sono utili per proteggerci dal ricovero e dalla morte anche per quel che riguarda Omicron. Meno efficaci però sul prevenire totalmente l’infezione. In sintesi, non si è del tutto protetti dal virus, ma i vaccinati rischiano molto meno di finire in terapia intensiva e di morire.
Altro dettaglio non di poco conto scoperto dagli scienziati è che le infezioni da coronavirus pre-Omicron offrono una scarsa immunizzazione contro la nuova variante. Chi avesse contratto il Covid nelle prime ondate, se non vaccinato si troverebbe, nella medesima situazione di chi non lo ha mai avuto e non si è vaccinato.