Pasta italiana, parla Divella: cosa c'entra la guerra in Russia e perché aumenteranno i prezzi, ma non subito
Vincenzo Divella ha spiegato in che modo sono legati i possibili rincari relativi alla pasta italiana e il conflitto tra Russia e Ucraina
Cosa c’entra la pasta italiana e il probabile innalzamento del prezzo del prodotto alimentare con la guerra scatenatasi in Ucraina? Lo ha spiegato dettagliatamente Vincenzo Divella, intervistato dall’AdnKronos, sottolineando che l’approvvigionamento del grano e dei prodotti derivati sarà un problema per il settore molitorio e per tutto l’agrolimentare del Bel Paese.
La situazione è piuttosto semplice da spiegare: se il conflitto si dovesse protrarre a lungo, con ulteriori sanzioni alla Russia e lo stop all’export, le imprese italiane del settore dovranno far fronte all’emergenza inerente al reperimento di materie prime.
Per quel che concerne la pasta, molto grano che entra nello Stivale proviene dalla Russia. Con pesanti misure contro il Paese governato da Putin, inevitabilmente, le aziende si ritroverebbero a cercarlo altrove, ben più lontano, con un naturale aumento dei prezzi anche per i consumatori finali.
Divella spiega perché la guerra tra Russia e Ucraina influisce sui prezzi della pasta italiana
“Oggi è stata bloccata una nostra nave che doveva andare a caricare grano russo proteico di alta qualità nel porto di Rostov”, nel mar d’Azov, ha raccontato Vincenzo Divella, amministratore delegato del pastificio Divella, che ogni giorno produce mille tonnellate di pasta secca, 35 tonnellate di pasta fresca e 90 tonnellate di biscotti.
“Questa mattina – ha aggiunto – è stata bloccata la navigazione nel mar Nero e la nostra nave non può entrare. Per alcuni articoli, come grano tenero e duro, il nostro settore mugnaio e molitorio avrà dei problemi”.
Un’immagine di un pastificio
Ucraina e Russia, ha rimarcato Divella, sono sempre state “il serbatoio alimentare e di grano dell’Europa. Se non si va lì, bisogna andare in Canada, negli Stati Uniti o in Australia, molto più lontano. Avremo senz’altro dei problemi”.
Nel frattempo si iniziano a intravedere i primi strascichi a livello economico delle conseguenze del conflitto innescato dalla Russia. Sulle borse merci di Parigi e Chicago i prezzi del grano “sono aumentati rispettivamente di 40 e 50 punti. Si tratta solo dell’inizio di forti aumenti del prezzo del grano”, ha assicurato Divella.
Vincenzo Divella: “Perché nel breve periodo non ci saranno rincari sulla pasta”
L’imprenditore ha precisato che sul breve termine i prezzi potrebbero non salire, perché “bisogna dire che ogni mugnaio ha delle scorte di grano. Se vuole fare l’approfittatore, aumenta subito i prezzi, ma se la crisi passa e se il grano torna alla normalità, i rincari non ci dovrebbero essere”.
Se si deve andare ad acquistare il grano negli Usa, c’è un ulteriore fattore che potrebbe far lievitare i prezzi. Trattasi del rafforzamento del dollaro, che, se avverrà, causerà “ulteriori problemi nell’acquisto, perché dobbiamo pagare di più il grano che importiamo”, ha evidenziato sempre Divella. Ha poi ricordato che l’Italia ogni anno importa 20 e 30 milioni di quintali di grano, quindi “si tratta di un ulteriore danno all’importazione”.