Orsa Amarena uccisa a fucilate: era il simbolo del Parco d'Abruzzo, mamma di due cuccioli. "Fatto gravissimo"
Un fatto gravissimo quello accaduto in Abruzzo, dove il simbolo del Parco Nazionale è stato ucciso. Si tratta dell'orsa Amarena, madre di 2 cuccioli
Il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo è morto. Si chiamava Amarena ed era un’orsa che da poco era diventata mamma di due cuccioli. L’ultimo avvistamento, prima che un uomo le sparasse, è avvenuto per le strade di San Sebastiano, dove ha sorpreso cittadini e turisti. Questi hanno immortalato l’evento del suo passaggio con i cellulari, restando a rispettosa distanza dall’animale. Pochi giorni dopo (giovedì 31 agosto notte) si è consumata la tragedia: un uomo ha sparato all’orsa, provocandone la morte. È stato identificato e sottoposto ai rilievi. Per la direzione del Parco Nazionale d’Abruzzo il fatto è gravissimo.
- Ultima passeggiata nel borgo
- Uccisa a fucilate
- Il destino dei cuccioli
- La politica condanna
- I commenti di Lav e Leal
Ultima passeggiata nel borgo
La notizia dell’uccisione a colpi di fucile dell’orsa Amarena arriva, tristemente, dopo le immagini che la ritraggono scortare i suoi due cuccioli all’interno del borgo di San Sebastiano. L’orsa, che non è mai stata violenta con gli esseri umani, è stata pochi giorni dopo ritrovata deceduta.
Nel commovente video è invece possibile osservare il comportamento rispettoso della popolazione locale (formato alla presenza degli orsi, a differenza del caso che ha visto protagonista l’orsa JJ4) che, conoscendo l’orsa Amarena e i suoi cuccioli, restano distanti per non farla innervosire. Sullo sfondo si sentono bambini e adulti ridere ed esclamare stupiti “wow” alla vista del maestoso animale.
IN ABRUZZO UN’ORSA HA ATTRAVERSATO UN PAESE E I CITTADINI L’HANNO GUARDATA PASSARE CON RISPETTO, SENZA ANSIA E ISTERIA: OVUNQUE SI DOVREBBE IMPARARE QUESTO ESEMPIO DI CONVIVENZA PACIFICA!@mvbrambilla: “Cari amici,
in queste bellissime immagini potete vedere l’orsa Amarena” pic.twitter.com/xWLpiBRmtv— Leidaa (@leidaa_italia) August 29, 2023
Uccisa a fucilate
L’ultimo avvistamento di Amarena è stato proprio lunedì, quando si è fatta filmare insieme ai suoi cuccioli di passaggio nel borgo. Nella notte tra giovedì e venerdì l’orsa è stata trovata morta alla periferia di Sa Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco.
L’uomo che ha sparato all’orsa è stato fermato e identificato. Si indaga sulla dinamica dei fatti e sul motivo dei colpi sparati verso l’animale. Per il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, il fatto è gravissimo. “Mai un orso ha rappresentato un pericolo per l’uomo”, ha detto. Nei confronti dell’atto violento, definito ingiustificabile, la Regione è pronta a costituirsi parte civile.
Il destino dei cuccioli
Il personale del parco è ora impegnato nella ricerca dei cuccioli per capire cosa fare con loro. Mentre le forze dell’ordine indagano infatti i cuccioli sono rimasti soli e rischiano di perdere la vita per malnutrizione o attacco da esemplari più grandi.
La politica condanna
L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, ha condannato l’uccisione dell’orsa Amarena a San Benedetto dei Marsi. Ha sottolineato la gravità dell’atto, definendolo orribile e ripugnante.
Anche Europa Verde ha stigmatizzato l’episodio, definendolo un atto criminale frutto dell’odio verso gli animali selvatici. Hanno evidenziato che la perdita di Amarena è una tragedia anche dal punto di vista ambientale e hanno sottolineato la necessità di affrontare il problema dell’ignoranza e della caccia indiscriminata agli animali selvatici.
I commenti di Lav e Leal
La Lav (Lega anti vivisezione) ha condannato a sua volta l’atto e ha espresso preoccupazione per i cuccioli di Amarena. Hanno sottolineato che la diffusa intolleranza verso la fauna selvatica ha creato un clima di persecuzione favorevole a tali atti criminali. La Lav si è impegnata a sostenere il Parco Nazionale d’Abruzzo e a cercare giustizia per Amarena.
L’associazione antivivisezionista Leal ha espresso invece intenzione di denunciare l’autore dell’uccisione e di costituirsi parte civile nel processo. Secondo Leal, il governo sta creando una situazione incandescente nei confronti della fauna selvatica e che giustificare le uccisioni come soluzioni per la sicurezza incoraggia il bracconaggio e alimenta l’impunità.