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L'Oms sconsiglia uso di altri dolcificanti oltre all'aspartame: rischio di diabete, l'intervista all'esperto

L’Oms frena l’uso dei dolcificanti, ma non solo dell'aspartame, rivedendo le precedenti indicazioni: “Andrebbero evitati”. L'intervista all'esperto

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Brutte notizie per chi si illudeva si poter continuare a gustare bibite dolci evitando le possibili controindicazioni dello zucchero. Dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è arrivato un monito a ridurre, se non a evitare del tutto, il consumo di dolcificanti. Il riferimento non è al solo aspartame. A Virgilio Notizie ne ha parlato Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma.

I dolcificanti di cui parla l’Oms

Il riferimento è ad “acesulfame K, aspartame, advantame, ciclamati, neotame, saccarina, sucralosio, stevia e derivati della stevia”, come si legge nelle nuove linee guida.

L’indicazione, però, non risparmia neppure gli edulcoranti naturali come fruttosio, stevia e derivati, ossia “tutti i dolcificanti non nutritivi sintetici, presenti in natura o modificati che non sono classificati come zuccheri presenti negli alimenti e nelle bevande”.

oms dolcificantiFonte foto: ANSA
Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms

Tutti questi prodotti, come chiarito ancora dall’Oms, andrebbero limitati a “persone con diabete preesistente”.

Il problema dei dolcificanti

I motivi sono due, in particolare “sostituire gli zuccheri liberi con i dolcificanti non aiuta a controllare il peso a lungo termine. Le persone devono prendere in considerazione altri modi per ridurre l’assunzione di zuccheri liberi», ha chiarito Francesco Branca, direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità, responsabile per la nutrizione e la sicurezza alimentare.

Non solo: un consumo sul lungo periodo potrebbe incidere sul rischio di andare incontro a diabete di tipo 2. L’indicazione non stupisce gli esperti, anche se Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma, chiarisce a Virgilio Notizie come gli edulcoranti non siano completamente da demonizzare.

L’intervista a Luca Piretta

La raccomandazione dell’Oms rappresenta una “bocciatura” ai dolcificanti?

“No, l’Oms ha dato indicazioni che non rappresentano una bocciatura in assoluto, quanto piuttosto un giudizio negativo relativo alla pratica di chi li assume pensando di perdere peso, perché non servono a questo. L’idea che prendendo il dolcificante si possa dimagrire è una falsa aspettativa. Se si mangia in modo eccessivo o scorretto, bere poi un caffè a fine pasto con il dolcificante al posto dello zucchero non serve a nulla. Occorrerebbe cambiare alimentazione, fare movimento e seguire uno stile di vita attivo, non certo ricorrere ai dolcificanti. Il taglio delle calorie che possono permettere gli edulcoranti è insignificante rispetto al totale delle calorie che si assumono”, spiega l’esperto.

Quanto al possibile nesso con il diabete di tipo 2, invece, cosa dicono gli studi condotti finora?

“Relativamente al diabete il motivo per il “richiamo” è semplice: in genere gli edulcoranti sono assunti da persone già in sovrappeso ed è facile che in questo tipo di soggetti si trovi o si possa andare incontro più facilmente a una condizione di diabete. La correlazione, però, si limita a questo, è un’osservazione epidemiologica: il nesso diretto di causa-effetto, invece, è tutto da dimostrare e non c’è alcuno studio che finora lo abbia fatto – spiega l’esperto – Va ricordato, infatti, che sono molti i fattori coinvolti nell’insorgenza del diabete, compresa una predisposizione genetica o una situazione di sovrappeso”.

Per quali persone sono indicati, allora, i dolcificanti e chi, invece, non dovrebbe assumerne?

“I prodotti alternativi allo zucchero tradizionale, cioè il glucosio, sono adatti ai soggetti che sono già diabetici. Grazie ai dolcificanti, per esempio, possono non rinunciare al caffè. L’assunzione, comunque, deve essere moderata, sempre. Possono essere utili, infatti, per ridurre l’impatto che avrebbe lo zucchero tradizionale sulla glicemia. Ma attenzione a non abusarne perché altrimenti se ne vanifica l’effetto. Ci vuole moderazione anche se si soffre di problemi gastrointestinali, come il colon irritabile, perché i disturbi potrebbero acuirsi. Nei bambini, inoltre, andrebbero evitati per un motivo di precauzione, come nelle donne in gravidanza, a meno di indicazioni specifiche, come nel caso di soggetti diabetici, precisa l’esperto.

A proposito di bambini, già tempo fa alcuni pediatri avevano messo in guardia dal rischio di dipendenze in età adulta da cibi dolci. Perché?

“Il motivo è legato all’effetto dei cibi dolci, sia che contengano zucchero, sia che contengano edulcoranti. Il gusto dolce, infatti, stimola la produzione di ormoni che ci danno piacere e questo porta a richiederne sempre e in quantità sempre maggiore per via della sensazione di benessere. I dolcificanti non tolgono la dipendenza dal gusto dolce, perché la stimolazione e i recettori su cui agiscono sono gli stessi, con l’unica differenza di apportare meno calorie rispetto al glucosio”, chiarisce Piretta.

Questo, quindi, vale anche per i dolcificanti naturali come fruttosio e stevia?

“Sì. Il fruttosio è un dolcificante naturale, di fatto è lo zucchero contenuto nella frutta, ma proprio su questo occorre anche più attenzione: ci sono alcuni studi che lo correlano alla comparsa del diabete. Fino a qualche tempo fa era indicato al posto del glucosio perché richiede meno insulina, ma in eccesso si è visto che esiste un nesso con il diabete, ancora da indagare in maniera più approfondita perché il motivo non è chiaro – spiega Piretta – Sia fruttosio che stevia, comunque, sono ritenuti dolcificanti “buoni” per l’idea diffusa, in chi li usa, che se ne possano assumere in maggiori quantità, ma questo è sbagliato proprio per quanto spiegato finora”.

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dolcificanti-oms Fonte foto: ANSA / 123RF
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