Omicidio Vannini: gli investigatori si difendono dalle accuse
La Procura ha ricostruito tutte le fasi delle indagini per fugare ogni dubbio sulla completezza dei lavori svolti dalle forze dell'ordine
“Sono stati effettuati i rilievi necessari per l’accertamento dello stato dei luoghi” dopo l’omicidio di Marco Vannini, il 20enne ucciso nella casa della fidanzata, Martina Ciontoli, il 7 maggio del 2015 a Ladispoli (Roma). Lo riferisce una nota del procuratore di Civitavecchia Andrea Vardaro, riportata dall’Ansa.
La notizia arriva all’indomani dell’annuncio dell’avvio dell’azione disciplinare da parte del ministro Alfonso Bonafede nei confronti del pm Alessandra D’Amore, che ha condotto l’inchiesta, a cui è stato contestato di aver indagato in maniera superficiale.
La nota della Procura di Civitavecchia sull’omicidio di Marco Vannini “è stata condivisa anche dalla Procura generale presso la Corte d’Appello di Roma, che ha proposto ricorso per Cassazione” contro la sentenza della Corte di Assiste d’appello “che aveva riqualificato il fatto per tutti gli imputati come omicidio colposo. Come è noto la Corte di Cassazione ha accolto l’impugnazione della Procura Generale“, ha sottolineato il procuratore Andrea Vardaro.
L’intervento della Procura è motivato dai “numerosi articoli di stampa, pubblicati in questi giorni, nei quali viene ipotizzata l’inadeguatezza e l’incompletezza delle indagini svolte” sull’omicidio di Marco Vannini.
Per questo Andrea Vardaro ha ricostruito quanto fatto subito dopo il decesso del 20enne dalle forze dell’ordine, secondo quanto riporta l’Ansa: “Dagli atti risulta che circa 30 minuti dopo il decesso, ufficiali di Pg del Nucleo operativo della Compagnia dei Carabinieri di Civitavecchia si sono recati presso l’abitazione della famiglia Ciontoli, ove era stato esploso il colpo di pistola che aveva colpito Marco Vannini”.
Una volta sul luogo del delitto, “hanno effettuato un capillare sopralluogo, nel corso del quale sono stati sequestrati oggetti e indumenti, nonché un bossolo esploso e due pistole. Personale specializzato del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Ostia ha proceduto, quindi, al prelievo di sostanze ematiche rinvenute all’interno del immobile, poi trasmesse al Ris di Roma per le indagini di laboratorio”.
“Subito dopo il decesso pertanto sono stati effettuati i rilevi necessari per l’accertamento dello stato dei luoghi”, si legge ancora nella ricostruzione. “Si è proceduto inoltre al prelievo dei residui di polvere da sparo” su Antonio Ciontoli, Martina Ciontoli e Federico Ciontoli e sui loro indumenti.
“E nella stessa giornata è stato emesso un decreto urgente per intercettare le conversazioni di Antonio Ciontoli, dei figli e della fidanzata del figlio, tutti presenti nell’abitazione al momento dei fatti, mentre attendevano , nel corridoio della stazione dei Carabinieri di Civitavecchia il loro turno per essere sentiti dal pm”, ha ricostruito il procuratore.
“Le intercettazioni ambientali hanno contribuito in maniera determinante all’accertamento della dinamica dei fatti”. Nel corso delle indagini “è stata disposta una consulenza medico-legale collegiale e l’acquisizione dei tabulati telefonici relativi a numerose utenze”.
Inoltre “sono state sentite numerose persone informate sui fatti“, tra le quali anche due vicini di casa, e “sono stati acquisiti i file riguardanti le chiamate al 118 effettuate da componenti della famiglia Ciontoli”.
Gli elementi di prova raccolti, ha ribadito ancora il procuratore “hanno consentito di richiedere il rinvio a giudizio di Antonio Ciontoli e dei suoi familiari per il delitto di omicidio doloso, rinvio a giudizio che è stato successivamente disposto dal gup“.
La Procura, ricorda l’Ansa, ha poi impugnato la sentenza emessa dalla Corte di Assise di Roma che ha condannato per omicidio doloso il solo Antonio Ciontoli e non anche i suoi familiari.