Omicidio Thomas Luciani a Pescara, parole da brividi del gip sui killer: "Unico intento causare sofferenza"
Secondo il gip, l'omicidio di Thomas Luciani a Pescara si è consumato con "l'unico vero intento di cagionare sofferenza e morte"
“L’unico vero intento è quello di cagionare sofferenza e morte“, sono durissime la parole con le quali il gip del Tribunale dei Minorenni de L’Aquila motiva la convalida del fermo a carico dei due 16enni accusati di essere i responsabili dell’omicidio di Thomas Luciani, ucciso a Pescara domenica 23 giugno. Secondo il giudice per le indagini preliminari, dunque, a far scoccare il delitto non sarebbero stati certamente i motivi legati al debito tra la vittima e i suoi aguzzini, piuttosto la volontà di questi ultimi di far soffrire fino alla morte una persona.
Le parole del gip sui presunti killer
Stridono come il ferro, le parole usate dal gip sui presunti killer di Thomas Luciani, attualmente detenuti presso gli istituti per minorenni di Roma e de L’Aquila. Secondo il giudice per le indagini preliminari, a muovere la mano mortale dei due indagati sarebbe stato “l’impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano”.
Per questo motivo la ragione legata al debito in denaro diventa “meramente apparente e in realtà inesistente“, un pretesto che nasconde “l’unico vero intento, che è quello di cagionare sofferenza e morte”.
L’omicidio di Cristopher Thomas Luciani ha scosso l’intera comunità di Pescara. Secondo il gip, i presunti killer avrebbero agito con l’unico intento di “cagionare sofferenza e morte”
Ancora, il gip parla di “impulso omicida” che “prevale sugli stimoli collegati con lo scopo di lucro o con la punizione dell’inadempimento”.
Un fermo che si rende necessario, quindi, per la “gravità dell’omicidio, che manifesta una inclinazione oltremodo violenta degli indagati”. Il debito di Thomas nei confronti degli aguzzini avrebbe quindi “attivato l’impulso criminale” e dato luogo all’escalation di violenza, culminata con le 25 coltellate che hanno strappato il 17enne alla vita.
L’autopsia
‘Adnkronos’ scrive che l’autopsia si è conclusa nel pomeriggio di mercoledì 26 giugno. Dopo un esame di sei ore, il medico legale Cristian D’Ovidio ha riscontrato gravi lesioni ai polmoni che hanno poi prodotto lo shock emorragico che ha portato irreversibilmente al decesso del 17enne.
Il testimone che poi ha dato l’allarme, infatti, ha raccontato che i due assassini avrebbero infierito sul colpo di Thomas anche quando quest’ultimo rantolava, ripetendogli a gran voce: “Stai zitto”.
L’omicidio di Thomas Luciani
L’omicidio di Thomas Luciani ha sconvolto e stremato l’intera comunità di Pescara, che si è riunita in una veglia di preghiera per chiedere giustizia contro i due presunti assassini del 17enne.
L’inferno risale a domenica 23 giugno. Thomas e uno dei suoi aguzzini si sono incontrati al parco Baden Powell per un debito che la vittima aveva nei confronti del 16enne, che per “una questione di rispetto” ha chiamato i rinforzi. Luciani si è preoccupato, al punto da chiedere al ragazzo che di lì a poco sarebbe diventato uno degli assassini: “Perché ti porti i tuoi scagnozzi?“. Poi, il caos.
Il 17enne e gli aggressori sono spariti dentro la vegetazione del parco, dove si è consumato il delitto. Il primo ha inferto 15 coltellate sul corpo di Thomas Luciani, poi il coltello – gettato in mare, ora oggetto di ricerca da parte dei sommozzatori – è passato di mano per altri 10 fendenti. Thomas Luciani rantolava, i due killer continuavano a colpirlo e a sputargli addosso. Gli gridavano: “Stai zitto”, ha riferito un testimone.
Poi la comitiva si è spostata al mare per un bagno. Al rientro a casa, uno degli assassini avrebbe tentato di nascondere le tracce del massacro lavando la maglietta indossata per quella sera in lavatrice, fino al racconto del testimone che ha portato all’arresto dei due sedicenni.