Omicidio Liliana Resinovich, perché potrebbe essere stata uccisa nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico
Omicidio di Liliana Resinovich, dalla perizia sul cadavere emerge in modo quasi del tutto evidente un coinvolgimento di terzi
Continua a essere avvolta nel mistero la morte di Liliana Resinovich. Nelle ultime ore, però, sono emersi nuovi elementi che confermerebbero che quasi senza ombra di dubbio si è innanzi a un caso di omicidio e non di suicidio. A provare ulteriormente tale tesi sono i risultati della perizia firmata dall’anatomopatologa forense, Cristina Cattaneo.
- Omicidio di Liliana Resinovich: cosa è emerso dalla nuova perizia
- I peli trovati addosso alla vittima
- L'avvocata Federica Obizzi: "Dichiarazioni forti"
Omicidio di Liliana Resinovich: cosa è emerso dalla nuova perizia
Liliana Resinovich sarebbe deceduta il giorno stesso della scomparsa, ossia il 14 dicembre 2021. Inoltre, dal momento che non sarebbero emersi elementi che andrebbero a escluderlo, potrebbe essere morta proprio nel luogo in cui è stato rinvenuto il suo cadavere, vale a dire nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.
A spingere verso tale pista il fatto che non sarebbero venuti a galla elementi contrari a un simile scenario. Secondo gli esami sul cadavere fino ad ora svolti, non ci sarebbero nemmeno evidenze circa un possibile congelamento del corpo.
Fonte foto: ANSA
L’Ansa spiega poi che dalla perizia firmata dall’anatomopatologa forense, Cristina Cattaneo, la 63enne sarebbe morta soffocata, per asfissia meccanica, indotta da terzi. Ora spetterà a chi indaga sulla vicenda approfondire le nuove informazioni emerse.
I peli trovati addosso alla vittima
Nel corso della perizia sarebbe stata trovata una minima quantità di peli, appartenenti a terzi e rinvenuti sui sacchetti, sul pube e sui vestiti indossati dalla vittima.
I periti avrebbero consigliato agli inquirenti di procedere con indagini genetiche per poter capire a chi appartengono i peli. Non si esclude però l’ipotesi che quel materiale possa essere finito addosso a Liliana da contaminazioni avvenute durante la prima fase di indagini.
L’avvocata Federica Obizzi: “Dichiarazioni forti”
Gli avvocati delle parti che hanno potuto analizzare parte della consulenza – firmata, oltre che da Cattaneo, anche da Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone e Stefano Vanin – sono in attesa di ricevere il documento intero di oltre 200 pagine.
“Siamo in attesa di ricevere la relazione e siamo anche pronti ad andare avanti: dopo una dichiarazione così forte da parte della dottoressa Cristina Cattaneo si prospetta l’individuazione di quello che può essere l’autore del reato“. Così la legale dell’associazione Penelope Federica Obizzi che tutela gli interessi della nipote di Liliana Resinovich, Veronica
“Ora il nostro interesse investigativo si muoverà in quel senso”, ha aggiunto Obizzi.
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