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Omicidio di Meredith Kercher: Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Guede, il delitto di Perugia ad Halloween

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Ci sono delitti che per la loro tragicità, per le vicende giudiziarie e per l’attenzione mediatica non sembrano riuscire a trovare una soluzione definitiva nell’opinione pubblica, a prescindere dagli esiti processuali. Uno di questi è l’omicidio di Perugia. La vittima è Meredith Kercher, il condannato è Rudy Guede, gli assolti sono Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Ma l’intera storia, a distanza di anni, suscita ancora dubbi che vanno oltre le aule di tribunale.

Il delitto di Perugia

Quello che gli organi di stampa hanno definito sin dal primo momento il ‘delitto di Perugia’ è uno spaventoso e brutale omicidio, perpetrato in modo particolarmente efferato nel capoluogo umbro il 1° novembre 2007.

La vittima è una giovanissima studentessa universitaria inglese, venuta in Italia in Erasmus: è la 22enne Meredit Kercher, massacrata con 47 coltellate, dopo aver subito anche una feroce violenza sessuale.

meredith kercherFonte foto: ANSA
Meredith Kercher

Chi è Meredith Kercher 

Meredith Kercher giovanissima studentessa inglese di Croydon, sobborgo meridionale di Londra.

Una ragazza piena di vita e di entusiasmo che sogna di trascorrere un periodo di studio in Italia: frequenta il corso di laurea in Studi europei. Per il suo percorso accademico è quanto mai opportuno conoscere anche i sistemi universitari delle altre nazioni.

via della pergola perugia
Via della Pergola, dove è stata uccisa Meredith Kercher

Presenta la domanda e viene accontentata: arriva a Perugia nel settembre 2007, condivide un appartamento che divide con tre studentesse. Due sono italiane, una è americana. La casa è una villetta isolata in via della Pergola. 

L’omicidio 

Il 2 novembre 2007, il giorno dopo l’omicidio, due giovani fidanzati avvertono i carabinieri dopo aver trovato gli infissi dell’appartamento forzati: temono che ci sia stato un furto.

La coppia è formata da Amanda Knox, studentessa statunitense che divide l’appartamento con Meredith, e da Raffaele Sollecito, studente pugliese fuorisede.

Sul posto arriva anche la polizia, allertata da una vicina di casa, che ha rinvenuto – nel giardino adiacente- due cellulari intestati ad Amanda Knox.

Gli agenti entrano e notano macchie di sangue in bagno. Ma, soprattutto, constatano che la porta della camera di Meredith è chiusa.

sollecito knoxFonte foto: ANSA

Decidono di forzarla: una volta aperta, trovano la ragazza senza vita, col cadavere sotto una pesante coperta.

La scena del crimine

Scatta l’allarme, nel frattempo giungono anche le altre due coinquiline di Meredith Kercher.

Le forze dell’ordine passano a setaccio la casa, vengono effettuati i primi rilievi da parte della Scientifica.

delitto di perugia casaFonte foto: ANSA
La villetta sotto sequestro

Poi arriva il medico legale, che dichiara la morte avvenuta per ripetuto accoltellamento. Ben 47 colpi, alcuni dei quali hanno reciso l’arteria carotidea e provocato un’emorragia mortale con relativo soffocamento della vittima nel suo stesso sangue.

L’anatomopatologo asserisce che il delitto è avvenuto dopo un paio di ore da un pasto consumato. Dalle indagini emerge che la ragazza avrebbe cenato intorno alle 19.

Nel corso delle indagini, questo dato sarà oggetto di rivisitazione e modifiche, condizionando pesantemente gli alibi degli indiziati.

Tuttavia, in prima battuta, si parte dal presupposto che Meredith abbia consumato l’ultimo pasto intorno alle 19:30 e che quindi sia stata uccisa intorno alle 23.

Ipotesi corroborata dalla testimonianza di una vicina, che afferma di aver sentito delle urla proprio intorno a quell’ora.

Dalla scena del crimine emergono due elementi importanti:

  • la modalità omicidiaria, concitata, particolarmente brutale, efferata e scomposta, fa propendere per un’aggressione improvvisata, estemporanea, priva di qualsiasi premeditazione. Probabilmente, avvenuta a seguito di un’improvvisa lite che ha prodotto la reazione, furibonda, dell’aggressore;
  • il cadavere coperto, per una sorta di rimorso che l’omicida ha avuto post-delictum. Ciò avviene negli omicidi dove preesiste una relazione affettuosa di tipo amicale o sentimentale.

I primi sospettati 

Dopo pochi giorni dal delitto finiscono sotto osservazione degli inquirenti tre soggetti che, a vario titolo, fanno parte della vicenda: Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba.

In un primo momento vengono trattate come persone informate sui fatti, poi come indagati, infine tutti e tre finiscono in manette.

Amanda Knox rilascia agli inquirenti dichiarazioni spesso contraddittorie, che destano non pochi sospetti.

In misura minore, il medesimo comportamento è tenuto anche da Raffaele Sollecito.

C’è poi Patrick Lumumba, di origini congolesi ma residente a Perugia ormai da anni, proprietario di un pub presso il quale lavora anche Amanda Knox.

L’errata interpretazione di un messaggio intercorso fra quest’ultima e il suo datore di lavoro farebbe propendere per un accordo omicidiario. L’ipotesi, però, crolla in breve tempo.

patrick lumumba
Patrick Lumumba durante l’arresto

Nel frattempo, però, sulla scorta della prima – errata – interpretazione, anche lui viene arrestato insieme alla coppia.

Dopo 14 giorni Lumumba, che ha un alibi di ferro per la notte del delitto – con dei testimoni che lo hanno visto al lavoro nel pub – viene scarcerato e completamente scagionato, uscendo definitivamente di scena.

Nel frattempo la Knox – le cui affermazioni, a più riprese,accusano il proprio datore di lavoro di essere l’assassino di Meredith – verrà accusata di calunnia nei confronti dello stesso e, per questo, successivamente condannata.

Lumumba dichiarerà che i rapporti fra di loro erano da tempo tesi e che era sul punto di licenziarla, a causa del suo comportamento incongruo a lavoro. Ciò spiegherebbe il livore della dipendente verso di lui.

Le contraddizioni di Amanda Knox e Raffaele Sollecito 

Amanda Knox riferisce di non essere andata a lavoro quella sera e di essere stata in compagnia di Raffaele Sollecito, che conferma: i due avrebbero visto un film, lui poi avrebbe lavorato al pc, senza che uscissero di casa.

Le dichiarazioni sono però contraddittorie. I due sembrano difendersi: lo studente pugliese dice di aver fumato marijuana e di non ricordare bene i fatti. Addirittura, c’è contrasto sulla stessa abitazione dove sarebbero stati: la Knox ricorda a casa sua, Sollecito nega, dichiarando che sarebbero invece stati nell’appartamento di lui.

È un dettaglio non da poco, che insospettisce ancora di più gli inquirenti e fa aumentare i sospetti sui due studenti.

A seguito di una perizia informatica si accerta che il personal computer di Sollecito è rimasto stranamente in funzione ininterrottamente dallle 18:30 del 1° novembre alle 5.30 del 2 novembre.

Per gli investigatori sembra un’attività posta in essere ad arte per costruirsi un alibi, dal momento che è estremamente inverosimile un uso così prolungato e protratto di un pc.

Fra l’altro da parte di un giovane che, in quelle stesse ore, è in compagnia della fidanzata.

I sospetti aumentano per il fatto che il giovane studia proprio ingegneria informatica.

L’entrata in scena di Rudy Guede e il suo arresto

Dal momento che alcune testimonianze di persone, residenti nei pressi della casa del delitto, hanno riferito di aver visto un uomo di colore allontanarsi di corsa e in modo estremamente sospetto la notte del delitto, gli inquirenti indagano in quella direzione e trovano una nuova pista.

All’inizio si pensa che l’uomo sia Patrick Lumumba, ma una volta scagionato le attenzioni degli investigatori convergono su un’altra persona di origini africane: Rudy Guede.  

Nato in Costa d’Avorio, è arrivato in Italia da bambino, scappando da una situazione familiare molto difficile.

Nel 2004 viene affidato a una famiglia di Perugia, ma presenta problemi di adattamento. Frequenta malvolentieri la scuola, sembra che abbia anche qualche disturbo legato alla sfera della personalità, commette anche qualche furto.

Nel 2007, quando ha poco più di 20 anni, conosce Amanda Knox, appena arrivata in Italia: i due e Raffaele Sollecito diventano subito amici.

Per questo motivo, dopo l’esclusione di Lumumba, gli inquirenti indagano su Guede. 

Mentre le indagini proseguono, l’ivoriano lascia l’Italia e va in Germania: ma la sua situazione cambia quando sul corpo di Meredith viene trovato il suo dna.

Così, Rudy Guede viene arrestato il 20 novembre 2007 ed estradato il 6 dicembre 2007.

estradizione rudy guedeFonte foto: ANSA
Rudy Guede riportato in Italia

Secondo l’accusa, sostenuta da Giuliano Mignini – il sostituto procuratore di Perugia che aveva già indagato anche sui delitti del ‘Mostro di Firenze’ – i tre avrebbero ucciso Meredith Kercher. Il tutto dopo una violenza sessuale da parte di Guede sulla vittima, sempre con la complicità dei fidanzati. Così, si arriva al processo. 

Il processo di primo grado

Al processo, l’accusa sostiene che l’omicidio sia avvenuta dopo una sorta di festino nella casa del delitto, al quale avrebbero partecipato i tre accusati più la vittima.

La situazione sarebbe degenerata a causa di un approccio sessuale violento da parte di Rudy Guede, aiutato dalla coppia Sollecito-Knox.

Meredith Kercher avrebbe tentato di difendersi con tutte le sue forze, ma alla fine avrebbe ceduto e sarebbe stata brutalmente violentata e crudelmente assassinata.

Secondo il Pubblico ministero, Amanda Knox si sarebbe accanita contro la vittima per precedenti rancori personali.

Su un coltello da cucina sarebbero state rinvenute tracce di dna delle due, stando ai risultati di una perizia che, però, sarà smentita nel processo d’Appello.

Le sentenze del processo di primo grado recitano quanto segue:

  • Amanda Knox: 26 anni di reclusione;
  • Raffaele Sollecito: 25 anni di reclusione;
  • Rudy Guede: 30 anni di reclusione (con sconto di pena per la scelta del rito abbreviato, successivamente ridotti a 16.

amanda knox processoFonte foto: ANSA

Il processo d’appello ribalta quello di primo grado

Il processo d’appello inizia in tutt’altro clima ed è fortemente ‘mediatico’.

Sin dalle prime battute, si respira un forte clima innocentista, tutto viene posto in discussione: comprese le prove e le perizie.

Viene demolita la prova della presenza di tracce ematiche riconducibili con certezza ad Amanda Knox sul coltello da cucina. Addirittura, si contesta che quella sia effettivamente l’arma del delitto.

sollecito processoFonte foto: ANSA

Dopodiché viene smontata anche un’altra prova basata su un’impronta genetica: il dna di Raffaele Sollecito sul reggiseno della vittima.

Viene sagacemente osservato dalla difesa che le tracce sono presenti solo nei punti dove l’indumento intimo è stato toccato dagli operatori della scientifica: il che farebbe ritenere che sia stata possibile una contaminazione accidentale, ad opera degli stessi, dal momento che il giovane studente era un assiduo frequentatore di quella casa.

Si sostiene ancora che in caso di una colluttazione, la presenza delle tracce dovrebbe essere molto più diffusa: sono tutti argomenti a favore dei due fidanzati.

amanda knox londraFonte foto: ANSA
Amanda Knox lascia l’Italia dopo l’assoluzione

Il 3 ottobre 2011 la Corte di Assise di Perugia li assolve per non aver commesso il fatto: né la violenza sessuale né l’omicidio.

Viene confermata la condanna per calunnia in danno di Lumumba per la Knox, che però ha già scontato per gli anni trascorsi in carcere.

I due imputati vengono scarcerati e la studentessa americana, il giorno dopo, ritorna immediatamente negli Stati Uniti, accolta come una celebrità.

Per la Corte, implicitamente, l’unico responsabile è Rudy Guede. 

Il ricorso in Cassazione

La Procura generale di Perugia non accetta il verdetto e presenta ricorso in Cassazione il 14 febbraio 2012, così come i legali dei familiari della vittima.

Della sentenza di secondo grado viene contestato tutto o quasi, a cominciare dai membri della Corte, provenienti da altri settori e non esperti in diritto penale.

Vengono evidenziate ed enfatizzate le pressioni mediatiche, così come vengono contestate la logica e il percorso giuridico che hanno condotto al verdetto assolutorio.

Tutto questo convincone i giudici della Suprema Corte e, il 26 marzo 2013, la Cassazione annulla la sentenza di secondo grado e dispone un nuovo processo di Appello presso la Corte di Assise di Firenze.

Il secondo processo d’Appello 

Il secondo processo contro Sollecito e Knox, davanti alla Corte di Assise d’Appello di Firenze, inizia in un clima opposto al precedente: questa volta si avverte una tendenza colpevolista.

Vengono mosse pesanti obiezioni alla sentenza del 2011 e vengono evidenziate delle pesanti illogicità, incongruenze, dichiarazioni contraddittorie.

Inoltre, viene fortemente stigmatizzato il percorso motivazionale dal punto di vista logico-giuridico.

Così, il 30 gennaio 2014 si asserisce con certezza che i due fidanzati erano presenti in casa, al momento dell’uccisione di Meredith Kercher, insieme a Rudy Guede. E arrivano due condanne:

  • Amanda Knox: 28 anni e 6 mesi di reclusione;
  •  Raffaele Sollecito: 25 anni di reclusione.

Si ribalta l’appello precedente perché:

  • si considera estremamente probante la perizia che evidenzia tracce ematiche di Amanda Knox sul coltello da cucina;
  • si considera importante, ma in modo secondario, la traccia del dna di Raffaele Sollecito sul gancetto del reggiseno della vittima;
  • il movemente non sarebbe più legato a un contesto erotico, ma a una banale lite degenerata fra le due ragazze.

Il ritorno in Cassazione 

I legali dei due imputati impugnano la sentenza e le loro istanze vengono accolte.

Il 27 marzo 2015 la 5^ Sezione penale della Corte di Cassazione annulla la precedente sentenza e assolve Amanda Knox e Raffaele Sollecito senza ulteriore rinvio.

Nelle motivazioni si legge che il quadro probatorio è ormai talmente incerto, confuso, contraddittorio, caotico che non si potrà mai giungere a un accertamento al di là di ogni ragionevole dubbio. Nemmeno con un ulteriore processo di appello.

Pertanto, come la legge prevede in questi casi, gli imputati vanno assolti perché non esisterebbero in alcun modo tracce biologiche dei due fidanzati sulla scena del crimine.

Si invalidano così le perizie precedenti, ma anche il modo di raccolta delle prove, violative di ogni regola di prudenza e di rito.

Le uniche tracce rinvenute sono quelle di Rudy Guede.

Cosa resta dopo i processi

Pertanto, per la giustizia italiana è Rudy Guede il colpevole della violenza sessuale e dell’omicidio di Meredith Kercher, anche se il movente non è stato individuato con certezza.

Le ipotesi più plausibili sono due:

  • un furto in appartamento scoperto dalla vittima e finito in tragedia;
  • un approccio sessuale degenerato.

Guede è stato condannato in concorso con ignoti, che ha il tragico sapore della classica beffa dopo il danno. Nel 2016 ha inoltrato istanza di revisione del processo che, però, è stata respinta il 10 gennaio 2017.

Nel frattempo, dopo una gioventù travagliate e turbolenta, l’ivoriano ha conseguito due lauree in carcere e ha iniziato a fruire di misure premiali fino alla concessione, nel 2019, prima della semilibertà e poi dell’affidamento ai servizi sociali. Condannato a 16 anni, ne ha scontati effettivamente una decina.

rudy guede laureatoFonte foto: ANSA
Rudy Guede dopo la laurea in carcere

Amanda Knox e Raffale Sollecito, dopo una lunghissima ed estenuante vicenda giudiziaria, con diversi anni di carcere scontati ingiustamente, hanno iniziato una loro nuova vita, cercando di lasciarsi il pesante e scomodo fardello del passato alle spalle.

Le anomalie dei processi

Resta fortemente opinabile – nel pieno rispetto delle decisioni della magistratura – il nocciolo dell’ultima e definitiva sentenza della Suprema Corte, che afferma sostanzialmente che il quadro probatorio è così caotico, contraddittorio e confuso che non si riuscirà a pervenire a un risultato certo.

Ebbene, in questi casi, si dispone un nuovo processo. Anche a costo di diversi processi d’appello, come alcune intricate vicende giudiziarie italiane hanno dimostrato.

C’è poi il grottesco valzer delle perizie ematiche di genetica forense riconosciute valide a corrente alternata. Anche questa è una situazione fortemente anomala.

E ancora le troppe contraddizioni, le eccessive menzogne, le false incolpazioni da parte degli attori di questa tragedia, che lo stesso Sollecito ha definito una “vicenda kafkiana”.

Perché ci sono state? Come mai così tante? A quale scopo? A beneficio di chi? Inquietanti interrogativi che meritavano maggiori sforzi di accertamento.

sollecito-meredith-amanda-knox-perugia Fonte foto: ANSA
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