Omicidio Desirée Mariottini a Cisterna di Latina, condanne ridotte in appello: niente ergastolo, la sentenza
Ridotte le condanne per tre imputati al processo d'appello bis per l'omicidio di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina morta nel 2018
Condanne ridotte, così si è concluso il processo d’appello bis per l’omicidio di Desirée Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina morta a Roma: ora la sentenza ha ribaltato quella del primo processo d’appello che aveva disposto l’ergastolo per uno dei tre imputati, Mamadou Gara, che ora si è visto ridurre la pena a 22 anni.
- Desirée Mariottini, niente ergastolo all'appello bis
- L'omicidio di Desirée Mariottini
- La sentenza della Cassazione del 2023
Desirée Mariottini, niente ergastolo all’appello bis
Come detto in apertura, la sentenza del processo d’appello bis ha fatto cadere alcune delle aggravanti contro Mamadou Gara, Brian Minthe e Alinno Chima, alla sbarra per la morte di Desirée Mariottini.
Mamadou Gara era stato condannato all’ergastolo alla fine del primo processo d’appello, ora la pena è stata ridotta a 22 anni. Alinno Chima era stato condannato a 27 anni, ora diventati 26. Per Brian Minthe, invece, la pena è stata ridotta da 24 a 18 anni. I tre sono accusati a vario titolo di omicidio, spaccio e violenza sessuale.
Una feritoia sullo stabile in cui si consumò l’omicidio di Desirée Mariottini a Roma, in via dei Lucani 22 nel quartiere San Lorenzo. La sentenza del processo d’appello bis ha ridotto la pena a tre imputati, uno dei quali era condannato all’ergastolo
La decisione di aprire un processo bis era arrivata nel 2023 dalla Cassazione, che dopo la chiusura del processo d’appello si era riunita per quattro ore in camera di consiglio e aveva stabilito che alcuni punti della vicenda necessitavano di un appello bis per fare chiarezza.
Il quarto uomo della vicenda è Yousef Salia, che sta già scontando la condanna all’ergastolo. La sentenza lo ha sollevato dalla condanna per violenza sessuale.
L’omicidio di Desirée Mariottini
Desirée Mariottini era una 16enne di Cisterna di Latina. Nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 si trovava in via dei Lucani 22, a Roma, in un capannone abbandonato del quartiere San Lorenzo.
Lì la ragazzina sarebbe entrata per consumare droga, e all’interno dello stabile aveva incontrato un universo in cui i viandanti assumevano e distribuivano sostanze stupefacenti, dall’eroina alla droga. Desirée non uscì più viva da quel luogo abbandonato. Secondo l’accusa, infatti, gli imputati le fecero bere delle sostanze alcoliche intossicate con sostanze.
Desirée perse i sensi e nessuno pensò ad aiutarla. Al contrario, gli imputati la violentarono ripetutamente fino a lasciarla morire. La vicenda scoperchiò un preoccupante scenario di degrado che interessa in particolare la zona San Lorenzo di Roma e altre aree limitrofe, dono sono attive numerose associazioni di volontariato per il recupero delle persone che ricorrono ad espedienti pericolosi per sopravvivere.
La sentenza della Cassazione del 2023
Nelle motivazioni della sentenza del 20 ottobre, i giudici avevano riportato che gli imputati, nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018, erano sì consapevoli dello stato di difficoltà della minorenne, ma dopo aver tentato di rianimarla “schiaffeggiandola, versandole acqua sul viso e facendole ingerire una miscela di acqua e zucchero”, la lasciarono morire su un letto, lo stesso sul quale fu ritrovata.
Uno di loro avrebbe detto: “Meglio lei morta che noi in galera”.