Novità dalla Cassazione sul conteggio dell'assegno di divorzio: c'è la convivenza prematrimoniale, cosa cambia
Storica decisione della Cassazione, per la quale il periodo di convivenza prematrimoniale avrà un peso nel riconoscimento dell’assegno di divorzio
Sentenza in qualche modo storica, quella depositata dalla Cassazione: per la prima volta infatti viene stabilito che il periodo di convivenza prematrimoniale avrà un peso rilevante nel conteggio dell’assegno di divorzio. E per il presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani (Ami) è “una grande rivoluzione di giustizia”.
- La sentenza della Cassazione
- L’assegno di divorzio ridotto dalla Corte d’appello
- “Convivenza è un percorso di coppia”
La sentenza della Cassazione
Con la sentenza 35385 della Corte di Cassazione, depositata nella giornata di lunedì 18 dicembre, le Sezioni Unite si sono pronunciate stabilendo che la convivenza prematrimoniale è un parametro del quale bisogna tener conto per quantificare l’assegno di divorzio.
La convivenza prematrimoniale, secondo i giudici della Cassazione, va presa in considerazione quando ha “i connotati di stabilità e continuità, in ragione di un progetto di vita comune“, a maggior ragione in caso di rinunce personali e/o lavorative effettuate dal coniuge considerato economicamente più debole.
Una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito nuovi parametri, che tengono conto anche della convivenza prematrimoniale, per il calcolo dell’assegno di divorzio
La sentenza è arrivata in seguito al ricorso di una donna alla quale, in seguito a una convivenza prematrimoniale durata dal 1996 al 2003 – periodo durante il quale aveva anche dato alla luce un bambino – era stato negato il conteggio di quei sette anni nel calcolo dell’assegno.
L’assegno di divorzio ridotto dalla Corte d’appello
L’assegno stabilito in primo grado per la donna era stato ridotto dalla Corte d’appello di bologna, secondo la quale la donna da prima delle nozze aveva deciso di abbandonare il lavoro “per l’agiatezza che proveniva dalla sua famiglia d’origine, non per essersi dedicata interamente alla cura del marito e del figlio”.
Una decisione che per i giudici non poteva quindi far rientrare il periodo nel calcolo dell’assegno di divorzio, dato che “gli obblighi nascono dal matrimonio”, basando quindi il conteggio solo sugli effettivi anni di contratto nuziale, durato dal 2003 al 2010.
Una scelta che non ha visto però il favore della Cassazione, che ha ribaltato la sentenza sulla base del fatto che la convivenza prematrimoniale non è più un evento isolato, bensì un fenomeno sempre più comune tra le coppie italiane.
“Convivenza è un percorso di coppia”
Secondo la Corte di Cassazione, come riportato da Ansa, “la convivenza prematrimoniale è un fenomeno di costume che è sempre più radicato nei comportamenti della nostra società cui si affianca un accresciuto riconoscimento – nei dati statistici e nella percezione delle persone – dei legami di fatto intesi come formazioni familiari e sociali di tendenziale pari dignità rispetto a quelle matrimoniali”.
Proprio per tale motivo non può essere escluso dal calcolo dell’assegno. Una decisione che soddisfa anche Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani (Ami), secondo il quale “la convivenza a parte di un percorso della vita di coppia che non può essere cancellato”.
“Molte coppie convivono per tanti anni prima di sposarsi. Spesso le scelte più importanti vengono condivise durante questa fase prematrimoniale – ha poi continuato Gassani – d’ora in poi cambiano completamente i parametri. È una grande rivoluzione di giustizia che, ovviamente, non riguarderà tutte le convivenze ma bisognerà analizzare caso per caso“.