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Non solo l'influenza, allarme “Quad-demia”: quali sono i rischi dei 4 virus che circolano in contemporanea

L'influenza sta durando più del solito, ma attenzione agli altri virus concomitanti: cos'è la quad-demia, l'intervista a Pregliasco

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Con l’inizio di febbraio c’è chi pensa già all’avvicinarsi della primavera e, soprattutto, alla fine del periodo dell’influenza. Eppure il picco della circolazione quest’anno è arrivato in ritardo, rispetto alle previsioni. Ma soprattutto si è sommato ad altre malattie di tipo respiratorio e virali, che negli Stati Uniti hanno portato a parlare di Quad-demia”, ossia della sovrapposizione di ben quattro patologie. L’intervista al virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi di Milano.

Cos’è la Quad-demia

A coniare il termine Quad-demi sono stati gli esperti epidemiologi e virologi americani per indicare la concomitanza di azione di quattro virus respiratori, che ancora sta caratterizzando la seconda parte della stagione invernale e che ha provocato problemi, soprattutto negli ospedali statunitensi.

Come riferisce Forbes, il rischio è il sovraffollamento nei pronto soccorso, unito a possibili complicanze che possono portare alla necessità di ricorso proprio agli Emergency care centers.

fabrizio pregliasco quad-demiaFonte foto: ANSA
Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi di Milano

Quali sono i virus (ancora) in circolazione: dal coronavirus al norovirus

È ancora la rivista americana a spiegare che a creare maggior difficoltà è soprattutto il virus influenzale, nello specifico il ceppo A, che quest’anno ha avuto maggiore diffusione.

Si uniscono anche il coronavirus che causa il Covid – seppure diventato endemico – insieme al virus respiratorio sinciziale (Vrs) e al norovirus, responsabile soprattutto di gastroenteriti.

Come riferisce AbcNews, negli Usa un test antinfluenzale su 5 (20%) è risultato positivo, seguito da poco più di 1 su 10 (11,6%) dei test per il virus respiratorio sinciziale e da quasi 7 su 10 (6,9%) per i tamponi anti-Covid.

La vera sorpresa, invece, è rappresentata dal norovirus, con una positività del 28%, la più alta dal 2019.

L’intervista a Fabrizio Pregliasco

Negli Usa si parla (ancora) di influenza e soprattutto di Quad-demia. Il termine è nuovo, ma fa riferimento a virus già noti in passato, è così?

“Occorre una premessa. In effetti sapevamo che ci sarebbe stata una stagione con la presenza di virus multipli, ma in passato ci siamo sempre concentrati su quello influenzale. Le nostre ricerche, anche negli anni scorsi, avevano individuato la presenza, per esempio, del virus sinciziale, ma era sempre stato ritenuto un ‘coprotagonista più nascosto’ rispetto a quello influenzale. Ora la Quad-demia o Quadri-epidemia sta a indicare nient’altro che una maggiore capacità di individuare più virus, anche grazie alle tecniche di biologia molecolare più evolute”.

Quindi in questo momento com’è la situazione, anche in Italia?

“È analoga perché sappiamo che non c’è un virus ‘solista, ma un gruppo di 4 virus, all’interno della più ampia famiglia dei virus, che ne conta 262 tra tipi e sottotipi, che possono causare problemi di natura respiratoria. Si va da quelli che sono responsabili di quadri anche più severi, come l’influenza, a quelli più banali, come il rinovirus, che causa il classico raffreddore con naso che cola o chiuso, e niente di più”.

Come e cosa ne facilita la diffusione?

“Il cosiddetto trigger, la molla che li attiva (in particolare l’influenza) sono le temperature basse, prolungate nel tempo e con una condizione di umidità. Questa concomitanza di fattori, che quest’anno ha tardato a presentarsi, è anche il motivo per cui il picco influenzale è arrivato dopo e immediatamente al termine delle vacanze di Natale, con la riapertura delle scuole”.

Come si distinguono i 4 virus?

“Tutti sono accomunati dai sintomi di esordio, ossia la febbre alta oltre i 38°C, e almeno un altro sintomo generale classico, come dolori articolari, muscolari o stanchezza. Va anche detto che l’approccio terapeutico è identico: nella prima fase si ricorre all’automedicazione responsabile, cioè l’uso di farmaci per gestire i sintomi senza azzerarli, perché anche la febbre è a suo modo un segno positivo: significa che il sistema immunitario sta reagendo. Sicuramente non serve l’antibiotico, a meno di casi molto rari e su indicazione specifica del medico: per esempio, se ci sono asma grave, bronco-pneumopatia cronica, o se non si migliora dopo 4/5 giorni o ancora se si migliora, ma poi si assiste a un peggioramento repentino, che indica che il virus è scomparso, ma è subentrata l’azione di un batterio pneumococco”.

Occorre fare un tampone per individuare il singolo virus responsabile dei problemi respiratori?

“In generale no. Il tampone può servire solo in caso di sospetto Covid per proteggere i fragilissimi, come i grandi anziani. Può servire perché per loro è disponibile oggi un antivirale che riduce le possibili complicanze, compresa la morte. Si tratta di una pastiglia da assumere per 5 giorni, prescritta anche dal medico di famiglia. Altrimenti, nel giovane adulto, orma il Covid è endemico e gestibile”.

Il Covid ci ha insegnato qualcosa?

“Il Covid ci ha permesso di riorganizzare in parte i sistemi ospedalieri e la gestione dei pazienti. Per questo oggi gli ospedali non sono al collasso, come invece è capitato altrove. In Regione Lombardia è appena arrivata, per esempio, l’indicazione di ridurre le attività elettive per facilitare i ricoveri medici. Diciamo che in passato eravamo più fatalisti, oggi invece c’è una diversa modalità di riorganizzazione dei servizi per ridurre i carichi”.

quad-demia Fonte foto: ANSA
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