Niente corrieri di colore: l'azienda si difende per la mail choc
Inviata a tutti i fornitori da una società nel bresciano, ha causato dure repliche tra le associazioni che si battono contro le discriminazioni
La Chino Color di Lumezzane (BS), in seguito allo scandalo mediatico per la mail dai contenuti razzisti riportata ieri da Il Giornale di Brescia, ha diffuso una nota firmata dall’avvocato Alessandro Stefana.
«Nel prendere atto di una non felice formulazione letterale del messaggio mail inviato, che ha permesso diverse interpretazioni rispetto a quanto realmente voluto, devo segnalare che lo stesso non può e non deve essere interpretato quale espressione di volontà discriminatoria di alcun tipo».
Il legale della società ha fatto sapere, come riporta ANSA, che «Tra i dipendenti della società ci sono state nel tempo anche persone straniere delle nazionalità citate nel messaggio e che tuttora sono alle dipendenze con contratto a tempo indeterminato».
La mail choc: «Non vogliamo corrieri di colore»
La Chino Color aveva inviato ieri una mail a tutti i suoi fornitori chiedendo di non far effettuare consegne a trasportatori stranieri di carnagione scura. Il testo aveva creato polemiche nelle associazioni contro le discriminazioni razziali.
«Chiediamo tassativamente, pena l’interruzione di rapporto di fornitura con la vostra società, che non vengano più effettuate consegne utilizzando trasportatori di colore e/o pakistani, indiani o simili. Gli unici di nazionalità estera che saranno accettati saranno quelli dei paesi dell’Est. Gli altri non saranno fatti entrare nella nostra azienda».
L’azienda DTM-Dterchimica di Torbole Casaglia (BS), aveva prontamente replicato. Spiegando che l’unico criterio di valutazione preso in considerazione per le assunzioni sarebbe la professionalità dei lavoratori e non la loro nazionalità.
L’avvocato Cathy La Torre e l’assocazione Sentinelli di Milano avevano reso noto su Facebook che avrebbero segnalato l’accaduto all’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, invitando gli utenti dei social a fare altrettanto sul sito dell’osservatorio.
Fonte foto: ANSA