Nel M5S Conte ha vinto su Grillo anche nella seconda votazione. Il quorum c'è, il comico saluta: "Buonanotte"
Anche la seconda votazione degli iscritti al M5S si è risolta con la vittoria di Giuseppe Conte e l'allontanamento dell'ormai ex garante Beppe Grillo
Conte ha vinto per la seconda volta e ora per il M5S si volta pagina. Beppe Grillo, dal canto suo, ci aveva provato: non essendo soddisfatto dell’esito della consultazione tenutasi dal 21 al 24 novembre aveva chiesto un nuovo voto, salvo poi invitare gli iscritti a far mancare il quorum. Ma domenica 8 dicembre la maggioranza degli iscritti alla piattaforma ha confermato la volontà di cancellare la figura del garante incarnata da Grillo.
Il saluto di Beppe Grillo
Dopo l’esito del voto tenutosi dal 5 all’8 dicembre, il fondatore e ormai ex garante del M5S saluta e se ne va come nel finale del film The Truman Show: “Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte”.
La votazione bis, richiesta dal garante come da sua prerogativa stabilita nello statuto, ha visto aumentare la percentuale del fronte anti-Grillo: alla prima votazione il 63% si era espresso per il suo allontanamento, mentre alla seconda la percentuale è salita all’80,5%.
Giuseppe Conte e Beppe Grillo
In una platea di 89.000 iscritti alla piattaforma, l’affluenza è stata del 65%, pari a 58.000 persone. Alla consultazione del 21-24 novembre l’affluenza era stata del 61%.
La soddisfazione di Conte
Giuseppe Conte si è giocato il tutto per tutto, pronto ad andarsene e a fondare un proprio partito in caso di voto contrario. Queste le sue parole a caldo dopo il voto:
Questa è l’onda dirompente di una comunità che non conosce limiti e ostacoli, in cui tutti contano davvero. Andiamo avanti con grande forza, con l’orgoglio di quel che abbiamo fatto, ma lo sguardo fisso nel futuro. Abbiamo una passione immensa e tante battaglie da fare tutti insieme per cambiare il Paese.
La causa legale sul simbolo
Giuseppe Conte era sostenuto dalla maggior parte del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, mentre nella fazione di Beppe Grillo c’erano Virginia Raggi e l’ex ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, fra gli altri. Nella faida, il Fatto Quotidiano aveva sposato la fazione contiana, bombardando la reputazione di Grillo (“pagato 300.000 euro per comunicare e non ha comunicato un caz*o”).
Negli ultimi giorni, l’ormai ex garante aveva giocato tutte le sue carte: prima l’invito agli elettori di far saltare il quorum per invalidare il voto (“andate a funghi!“), poi il video-discorso pronunciato alla guida di un carro funebre, poi ancora la lettera di scherno indirizzata alla segretaria del Pd Elly Schlein con la preghiera di prendersi Conte. Infine la richiesta di controlli sul voto online.
Ora resta da sciogliere il nodo del simbolo del M5S, sul quale pesa l’incognita di una possibile causa legale.