Mottarone, Eitan rapito e portato in Israele: la rivelazione sul nonno
Il nonno del piccolo Eitan, unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone, sarebbe stato condannato in passato per maltrattamenti
Spuntano ancora nuovi dettagli della vicenda che ha coinvolto Eitan Biran, 6 anni, unico superstite della tragedia del crollo della funivia del Mottarone, in cui, tra le 14 vittime, c’erano anche i genitori, il fratellino e il bisnonno del bambino. Dopo l’incidente il piccolo era stato affidato dal Tribunale di Torino alla zia paterna Aya Biran, che ne è diventata tutrice legale, e al marito Or Nirko, residenti a Pavia con le loro due figlie, coetanee di Eitan. Alla decisione del giudice si erano subito opposti i genitori di Tal Peleg, la mamma del bimbo.
I nonni materni, in possesso del passaporto israeliano del piccolo, lo hanno portato in Israele senza avvertire gli zii paterni nella serata dell’11 settembre. La Procura di Pavia, riporta Adnkronos, ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona.
Mottarone, rapito e portato in Israele: “Un’altra tragedia per Eitan”
Del rapimento del piccolo ha parlato la zia Aya, dichiarando che Eitan è un “cittadino italiano. Pavia è la casa dove è cresciuto. Noi lo aspettiamo qui. Siamo molto preoccupati per la sua salute”.
Quella dei nonni materni è stata una “mossa gravissima”, ha proseguito la tutrice del bambino, “un’altra tragedia per Eitan”. Poi l’amara rivelazione sul padre della cognata.
Eitan rapito e portato in Israele: nonno condannato per maltrattamenti
“Il nonno materno di Eitan è stato condannato per maltrattamenti in famiglia nei confronti della sua ex moglie, la nonna materna, e tutti i suoi appelli sono stati respinti in tre gradi di giudizio”, ha dichiarato ad Adnkronos la donna.
“L’ordine del giudice, le mie richieste e le richieste ai legali della famiglia Peleg sono stati ignorati“, ha spiegato ancora, rendendo noto che alla famiglia era stato ordinato dal Tribunale di Pavia di consegnarle il passaporto, “in possesso, per motivi non chiari, del nonno materno”, entro il 30 agosto.
La famiglia Peleg, tramite la zia materna di Eitan, ha dichiarato di aver agito per il bene del bambino, nonostante quello che la giustizia italiana considera a tutti gli effetti il rapimento di un minore.