Morte Satnam Singh, moglie del bracciante accusata dal figlio del titolare che è indagato per caporalato
Il titolare della cooperativa in cui lavorava Satnam Singh è indagato da anni per caporalato. Il figlio che ha scaricato il bracciante si difende e accusa la moglie dell'indiano
La morte del bracciante Satnam Singh a Borgo Santa Maria, in provincia di Latina, riaccende la luce dei riflettori sul caporalato e fa emergere dettagli sconvolgenti sul titolare della ditta in cui l’indiano lavorava in nero. Renzo Lovato, secondo quanto emerso, risulta infatti indagato da cinque anni e ora il figlio Antonello è sotto inchiesta per omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, con l’accusa di aver scaricato il bracciante vicino casa senza prestare soccorso. E l’uomo, sentito dalle forze dell’ordine, ribalta lo scenario sulle drammatiche ore vissute dal 31enne, accusando la moglie.
- Titolare indagato per caporalato
- L'accusa alla moglie di Satnam Singh
- La versione della moglie del bracciante
Titolare indagato per caporalato
I dettagli sulla morte di Satnam Singh sono raccapriccianti e hanno sconvolto l’opinione pubblica e il mondo della politica. Le mobilitazioni delle ultime ore sono la dimostrazione dello choc causato dalla morte del bracciante indiano, lasciato in strada e senza soccorsi dopo l’incidente col macchinario che gli aveva tagliato il braccio mentre lavorava per la cooperativa Agrilovato in provincia di Latina.
Ma a sorprendere è la scoperta fatta da La7, che ha rivelato che il titolare dell’azienda agricola era già sotto la luce dei riflettori e nome noto alle forze dell’ordine.
Renzo Lovato, infatti, risulterebbe indagato da cinque anni per caporalato. Dal 2019 l’uomo, insieme ad altri 14 imprenditori, è accusato di aver recuperato manodopera per i campi grazie all’intermediazione di un caporale indiano, Uttam Paul. I braccianti sarebbero stati sottoposti a condizioni di sfruttamento con un pagamento a cottimo molto al di sotto degli 8,65 euro, il minimo previsto dai contratti collettivi per la provincia di Latina.
Secondo gli inquirenti sarebbero anche responsabili della violazione continua della normativa sull’orario del lavoro poiché gli operai provenienti dall’India lavoravano oltre 48 ore alla settimana.
L’accusa alla moglie di Satnam Singh
E intanto Antonello Lovato, figlio del titolare dell’Agrilovato, ha dato la sua versione dei fatti su quanto accaduto a Satnam Singh. Assistito dagli avvocati Stefano Perotti e Valerio Righi, non ha negato di aver caricato Satnam Singh sulla sua auto per portarlo a casa, ma ha dato dei dettagli che ribaltano lo scenario d’accusa.
Antonello Lovato
Secondo i carabinieri lui era alla guida del furgone insieme ad altre persone, ma la versione fornita dalla moglie del bracciante sarebbe falsa. Lovato, infatti, sostiene che sia stata la moglie a chiedere di portare il 31enne indiano a casa e non in ospedale.
“La moglie urlava “casa, casa” e io li ho accompagnati lì. Poi ho visto che appena scesi dal furgone, a Borgo Santa Maria, un uomo aveva chiamato l’ambulanza e sono andato in questura a spiegare cosa era successo” ha sostenuto Lovato.
La versione della moglie del bracciante
Sony, moglie di Satnam Singh, aveva invece fornito un’altra spiegazione.
“Ho implorato il padrone di aiutarci, l’ho pregato in ginocchio, ma ci ha scaricati davanti casa ed è scappato, buttando la cassetta con dentro il braccio staccato” il racconto sconvolgente della donna.