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Morbillo in Italia, sempre più casi anche tra gli adulti: perché preoccupano, l'intervista a Matteo Bassetti

L’infettivologo Matteo Bassetti a Virgilio Notizie spiega l'aumento dei casi di morbillo in Italia e la sua preoccupazione: "Temiamo il picco nel periodo estivo"

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L’aumento dei casi di morbillo in Italia, soprattutto tra gli adulti, inizia a preoccupare anche gli esperti. Dopo l’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ai microfoni di Virgilio Notizie, sono arrivate le considerazioni dell’infettivologo Matteo Bassetti. L’intervista al primario della clinica di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova.

L’aumento dei casi di morbillo e l’allarme dell’Oms

I primi a lanciare l’allarme sono stati gli esperti dell’Oms, che fin da gennaio aveva parlato di situazione “preoccupante”.

Nel 2023, infatti, erano arrivate 42 mila segnalazioni di casi di morbillo da 41 dei 53 paesi che fanno parte di quella che chiama Regione Europea, di cui fanno parte anche Kazakistan, Russia e Turchia: si trattava di un numero più alto di 45 volte rispetto a tutto il 2022.

morbillo casi matteo bassetti intervistaFonte foto: ANSA
Matteo Bassetti, infettivologo

L’andamento dei contagi in Italia: le regioni più colpite

Ora si aggiungono i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, che nel bollettino di sorveglianza morbillo-rosolia indica 213 casi solo in Italia nei primi tre mesi del 2024.

Bassetti ha sottolineato che è “il quadruplo di quelli dello scorso anno”.

Il numero maggiore di casi si registra in tre regioni in particolare, che da sole hanno riportato oltre il 68% di segnalazioni:

  • Lazio (qui il picco, con 44,9 casi ogni milione di abitanti);
  • Sicilia;
  • Toscana.

L’intervista a Matteo Bassetti

A preoccupare è soprattutto il numero di casi di persone che si sono ammalate di morbillo, che continua a crescere e lo fa con un ritmo sempre maggiore. Perché?

“La diffusione della malattia è evidente e purtroppo ce lo aspettavamo: era solo questione di tempo. I motivi sono diversi: da un lato la minor copertura vaccinale, dall’altro l’altra contagiosità di questa malattia infettiva. Basti pensare che ha un R con zero tra 16 e 18: significa che ogni persona che ha il morbillo ne contagia fino a 18. Questa infettività così elevata si unisce anche a un’ondata proveniente dall’est Europa”.

Non si tratta di un problema solo italiano?

“Esatto. Se prendiamo i dati dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), notiamo che già lo scorso anno ci sono stati 30mila casi di malattia. Di questi, per 20mila si è reso necessario il ricovero ospedaliero. Questo indica come il morbillo non sia da sottovalutare, specie se preso in età adulta, come in effetti stiamo vedendo”.

Significa che non è più una “malattia pediatrica”?

“È sempre stata considerata tale, ma non è escluso che possa venire anche in età adulta, come in effetti sta accadendo. La fascia nella quale sono cresciuti i casi, infatti, è quella tra i 15 e i 40 anni”.

Perché si sta verificando questo?

“Il fenomeno ha delle spiegazioni chiare e in parte è legato proprio al calo delle vaccinazioni che era già visibile da anni: fin dagli anni ’90 e nei primi del 2000 si era diffuso un certo scetticismo nei confronti della vaccinazione per questa malattia, a causa di false affermazioni da parte di un ex medico britannico (Andrew Wakefield, NdR), poi smentite, che l’associavano a forme di autismo. A questo si sono aggiunte le conseguenze del periodo Covid, che ha portato sfiducia nei vaccini, e di recente anche un’ondata di casi dall’est Europa. Ora bisogna capire cosa succederà nei prossimi mesi”.

C’è motivo di preoccuparsi?

“I numeri parlano chiaro e si uniscono alle caratteristiche della malattia. Si tratta di una patologia che solitamente ha la maggiore incidenza in primavera e in estate. Se già nei primi tre mesi dell’anno, quelli invernali, si sono registrati così tanti casi, c’è da chiedersi cosa accadrà nelle prossime settimane”.

A influire sulla maggiore diffusione ha contribuito la diminuzione della protezione dal cosiddetto “effetto gregge”, in chi non era vaccinato. Ora quali sono i consigli?

“Intanto va sottolineato che oggi sono proprio i giovani adulti ad ammalarsi di più: quelli che non avevano ancora contratto la malattia, pur non essendosi vaccinati. Proprio per loro le conseguenze potrebbero essere più gravi, in caso di infezione”.

Quali sono le possibili conseguenze?

“In età pediatrica la malattia è più gestibile, mentre con l’aumentare degli anni si può andare incontro a diverse altre patologie, come polmoniti da morbillo, epatiti da morbillo o anche encefaliti, dunque malattie che possono portare a problemi a carico del cervello. Ma il morbillo può anche colpire altri organi, per questo non è da sottovalutare”.

Quale consiglio si sente di dare, soprattutto agli adulti?

“Sicuramente quello di vaccinarsi, se non lo si è fatto in passato o se non si è avuta la malattia da bambini. Oggi un 50enne è difficile che sia protetto dalla copertura vaccinale, perché in passato non era disponibile il vaccino. Ma adesso c’è e rappresenta un’arma in più, sarebbe un peccato non usarla”.

Se non si è sicuri di aver avuto la malattia, cosa si deve fare?

“In questo caso, se non risultasse nulla dal proprio libretto vaccinale e non ci si ricordasse, si può facilmente dedurre con un semplice esame del sangue. Se mancano gli anticorpi, suggerirei di sottoporsi a vaccinazione. I vantaggi sarebbero per il soggetto in questione, sia per il sistema sanitario: cosa potrebbe rappresentare un’ondata di morbillo in un Paese, come il nostro, che soffre già per una crisi sanitaria? Ci possiamo permettere di avere qualche centinaia o migliaia di persone ricoverate nei nostri ospedali a causa del morbillo?”.

morbillo-casi-matteo-bassetti-intervista Fonte foto: ANSA
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