Milano, le mani della 'ndrangheta sulle Olimpiadi invernali: arrestato Pietro Paolo Portolesi
Mentre Milano si prepara per le Olimpiadi, sulla città spuntano i tentacoli della 'ndrangheta: in un cantiere lavorava un condannato per mafia
Le mafie si sono volute e tra quelle maggiormente attente alle possibilità di fare affari c’è sicuramente la ‘ndrangheta. Lontano dalla Calabria, gli esponenti delle nuove generazioni affondano i tentacoli in più settori, soprattutto quello del movimento terra. L’ultimo episodio venuto alla luce grazie al blitz della Direzione investigativa antimafia (Dia) ha portato ai domiciliari un affiliato a un clan radicato nel Torinese, Pietro Paolo Portolesi. Il tutto ha a che fare con le Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026, più precisamente col Villaggio Olimpico che ospiterà gli atleti, ricavato grazie alla riqualificazione dello scalo ferroviario Porta Romana, a Milano.
- Chi è Pietro Paolo Portolesi
- Il ruolo di Portolesi nel cantiere del Villaggio Olimpico
- Portolesi e il narcotraffico
Chi è Pietro Paolo Portolesi
Pietro Paolo Portolesi ha 53 anni e ha già rimediato una condanna definitiva per associazione mafiosa, legato alla cosca di Volpiano, a Torino.
Di origini calabresi, precisamente di Platì (provincia di Reggio Calabria), è residente da tempo a Milano.
Secondo quanto ricostruito dalla Dia, un’impresa a lui riconducibile sarebbe entrata come “sito di conferimento delle macerie” nelle opere “in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del Villaggio Olimpico per i Giochi invernali“.
Il tutto evidenziato nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari, Anna Calabi.
Il ruolo di Portolesi nel cantiere del Villaggio Olimpico
Portolesi è stato arrestato: formalmente risultava un semplice autista di camion, ma secondo gli inquirenti sarebbe stato il “dominus” delle quattro aziende (Medi Opere, Legnano Ecoter, Handling Rose e Dismantle Eu), tutte del settore nel settore edile-movimento terra, attive soprattutto per la raccolta di materiale demolito o di scarto e intestate a presunti prestanome, tra cui la figlia, per risultare ‘pulite’ e partecipare alle gare.
Quest’ultima è indagata insieme al padre.
Un altro figlio, invece, veniva “stipendiato senza fare nulla“, come recita un passaggio dell’ordinanza diffuso dall’Ansa.
Attraverso una delle società riconducibili a Pietro Paolo Portolesi, Medi Opere, quest’ultimo avrebbe preso subappalti pure all’Ortomercato di Milano e per la bonifica di un terreno inquinato a Buccinasco, in periferia.
Portolesi e il narcotraffico
Ma gli inquirenti ritengono che Portolesi sia anche altro.
Secondo loro, infatti, sarebbe persino il factotum “di un boss del narcotraffico“.
Nell’ambito delle indagini sul Villaggio Olimpico, a Portolesi è contestata un’appropriazione indebita ai danni delle casse delle società da oltre 300 mila euro: gli investigatori hanno sequestrato le quote delle società a lui riconducibili e altri beni per un valore di oltre 5,5 milioni di euro.