Microplastiche nelle placche delle arterie e rischi di infarto-ictus raddoppiati: lo studio italiano fa paura
Un nuovo studio dell’Università della Campania ha sottolineato come la presenza di microplastiche nelle placche delle arterie raddoppi il rischio di infarto e ictus
È stato definito “rivoluzionario” il nuovo studio italiano che si è chiesto quale fosse l’impatto delle microplastiche sul nostro organismo e, soprattutto, quali rischi comportino sul nostro apparato cardiovascolare. La risposta è che la presenza di queste sostanze nelle placche delle arterie può più che raddoppiare il rischio di infarto e ictus.
- Lo studio italiano sulle microplastiche nelle placche delle arterie
- I risultati dello studio sulle microplastiche
- I rischi di infarto e ictus
Lo studio italiano sulle microplastiche nelle placche delle arterie
Il lavoro è stato realizzato dall’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, in collaborazione con diversi altri enti come l’IRCSS Multimedica di Milano e l’Harvard Medical School di Boston.
Lo studio è stato pubblicato nella giornata di ieri – giovedì 7 marzo – sul New England Journal of Medicine, correlato da un editoriale a firma Philip J. Landrigan, celebre epidemiologo fondatore e direttore del Global Public Health Program del Boston College che ha definito il lavoro dell’università italiana “rivoluzionario”.
Giuseppe Paolisso, professore di Medicina Interna dell’Università degli Studi della Campania e coordinatore dello studio che ha evidenziato come la presenza di microplastiche nelle arterie raddoppi il rischio di infarto
I risultati dello studio, che è nato per rispondere ai dubbi sull’impatto delle microplastiche sul nostro sistema cardiovascolare, hanno dimostrato la presenza di un mix di inquinanti nelle placche aterosclerotiche rivelandone per la prima volta la pericolosità per la salute umana.
I risultati dello studio sulle microplastiche
L’indagine è stata condotta su 257 pazienti con oltre 65 anni, sottoposti a “un’endoarterectomia per stenosi carotidea asintomatica”, procedura chirurgica durante la quale sono state rimosse placche aterosclerotiche, che sono poi state analizzate così da rilevare l’eventuale presenza di micro e nanoplastiche.
Come spiegato da Giuseppe Paolisso, coordinatore dello studio e Ordinario di Medicina Interna dell’Università degli Studi della Campania, “l’analisi ha dimostrato la presenza di particelle di PE a livelli misurabili (circa 20 microgrammi per milligrammo di placca) nel 58.4% dei pazienti e di particelle di PVC (in media 5 microgrammi per milligrammo di placca) nel 12.5%”.
In particolare, “tutti i partecipanti sono stati seguiti per circa 34 mesi e si è osservato che in coloro che avevano placche ‘inquinate’ dalle plastiche il rischio di infarti, ictus o di mortalità per tutte le cause era almeno raddoppiato rispetto a chi non aveva placche aterosclerotiche contenenti micro e nanoplastiche, indipendentemente da altri fattori di rischio cardio-cerebrovascolari”.
I rischi di infarto e ictus
In sintesi quindi, i dati emersi dallo studio hanno mostrato “un incremento locale significativo di marcatori dell’infiammazione in presenza delle micro e nanoplastiche”.
Il che, nella pratica, significa che la placca infiammata “si può rompere più facilmente e quindi entrare nel torrente sanguigno. Dal momento che il detrito della placca non si scioglie, se incontra un vaso con un diametro inferiore lo blocca, generando un infarto del miocardio o un ictus cerebrale”.
È comunque opportuno chiarire, ricorda il dottor Paolisso, che “sebbene non sia stabilito un rapporto causa-effetto, la reale novità dello studio è la prima dimostrazione di un rapporto tra inquinamento da micronanoplastiche e malattia nell’uomo”.