Matteo Salvini propone un numero massimo di alunni stranieri in classe: ma il tetto-limite esiste già dal 2010
Matteo Salvini ha proposto di fissare un tetto massimo per quel che riguarda il numero di alunni stranieri nelle classi: ma il limite, istituito da Mariastella Gelmini, esiste dal 2010
Matteo Salvini, da giorni, è schierato in prima fila contro una scuola di Pioltello, vicino Milano, che ha deciso di restare chiusa nella giornata dell’imminente fine del Ramadan, mese sacro per i musulmani. Dopo aver attacco l’istituto ha esteso il suo ragionamento proponendo di fissare un limite del numero degli alunni stranieri in una classe. Limite che esiste già dal 2010, fissato al 30% dall’allora ministra dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.
- La proposta di Salvini sul numero di alunni stranieri in classe
- Il precedente di Salvini: il caso della scuola Manzoni Brescia
- Il sindacato contro il ministro Salvini
- Il limite fissato al 30% dalla ministra Gelmini nel 2010
La proposta di Salvini sul numero di alunni stranieri in classe
Per lanciare la sua proposta, Matteo Salvini ha scelto Bruno Vespa e Porta a Porta.
Dopo aver definito la vicenda della scuola di Pioltello “un arretramento” – mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva invece elogiato l’istituto – ha infatti parlato del numero ideale di alunni stranieri, proponendo la quota massima di “un 20% di bambini in una classe“. Ecco le dichiarazioni del vicepremier, riprese dall’Ansa:
“Se hai tanti bambini che parlano lingue diverse e non parlano l’italiano è un caos. Bisogna controllare la presenza di bambini. Un 20% di bambini stranieri in una classe è anche stimolante, ma quando gli italiani sono il 20% dei bambini in classe come fa una maestra a spiegare?“.
Il precedente di Salvini: il caso della scuola Manzoni Brescia
Non è la prima volta che Salvini propone la riduzione del numero di alunni stranieri in una classe.
Si era già esposto – sempre a Porta a Porta – per commentare la vicenda dell’istituto Manzoni a Brescia, nel 2015, in cui le due uniche prime elementari erano composte esclusivamente da alunni stranieri.
Anche allora aveva proposto di mettere un “tetto ai bimbi di altre nazionalità”, da inserire in classe “assieme a quelli italiani, sennò non sarebbe integrazione e non sarebbe buona scuola”.
Mariastella Gelmini, ministra dell’Istruzione nel Governo Berlusconi, in uno scatto del febbraio 2010
Ma in quel caso il problema, come aveva spiegato il responsabile dell’ufficio scolastico provinciale a La Stampa, era proprio l’assenza di alunni italiani da affiancare a quelli stranieri.
Il sindacato contro il ministro Salvini
Sul tema si è esposto la segretaria generale Flc Cgil, Gianna Fracassi, che ha sottolineato come “dopo la proposta del ministro Valditara di costituire classi differenziali, ecco il ministro Salvini che torna sulla questione di gelminiana memoria, riducendo addirittura dal 30% al 20% la percentuale massima di alunni migranti nelle classi”.
Fracassi ha spiegato che il provvedimento “penalizzerebbe la provenienza da contesti migratori non tenendo minimamente in considerazione la composizione dell’attuale società e la funzione unificante della scuola. Esattamente il contrario di quel che dovrebbe essere ogni processo di inclusione che, invece, richiede rispetto dell’esperienza di ciascuno, accoglienza e, per quanto riguarda la scuola, investimenti per creare ambienti educativi di apprendimento che favoriscano il benessere e la crescita di tutte e di tutti”.
Quindi, la stoccata finale a Salvini: “Il ministro farebbe bene a occuparsi di ponti invece che di tetti. Nella scuola della Costituzione non c’è spazio per logiche discriminatorie”.
Il limite fissato al 30% dalla ministra Gelmini nel 2010
Con la circolare numero 2 dell’8 gennaio 2010, il Ministero dell’Istruzione guidato allora da Mariastella Gelmini aveva di fatto imposto un limite alla presenza di alunni stranieri in classe nelle scuole elementari, medie e superiori, fissandolo al 30%.
Il limite invocato da Matteo Salvini, quindi, esiste già da quasi 15 anni.
La circolare, tra le altre cose, prevede che:
- il limite del 30% potrà essere innalzato – con determinazione del Direttore generale dell’ufficio scolastico regionale – a fronte della presenza di alunni stranieri (come può frequentemente accadere nel caso di quelli nati in Italia) già in possesso delle adeguate competenze linguistiche;
- il limite del 30% potrà essere ridotto – sempre con determinazione del Direttore generale dell’ufficio scolastico regionale – a fronte della presenza di alunni stranieri che dimostrino all’atto dell’iscrizione una padronanza della lingua italiana ancora inadeguata a una compiuta partecipazione all’attività didattica, e comunque a fronte di particolari e documentate complessità;
- nella scuola media sia usata una quota di ore di insegnamento della seconda lingua (per esempio l’inglese, ndr) per potenziare l’italiano degli alunni stranieri;
- l’assegnazione degli alunni stranieri nelle classi è autonomamente decisa dalle scuole che dovranno procedere a un accertamento delle competenze e dei livelli di preparazione dell’alunno;
- per migliorare la conoscenza della lingua italiana possono essere inoltre organizzati corsi di potenziamento tenuti, dove possibile, dagli insegnanti della scuola stessa.