Massacro del Circeo, la ricostruzione del caso e il profilo del killer Angelo Izzo
Misteri e atrocità di uno dei casi di cronaca più orrendi di sempre. Vittime Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, carnefice Angelo Izzo
Il 29 settembre 1975 è una giornata che ha tormentato per tutta la vita Donatella Colasanti, unica sopravvissuta al massacro del Circeo, morta a 47 anni, nel 2005, stroncata da un tumore al seno. La particolarità è che in quello stesso 2006 uno dei killer, Angelo Izzo, si è ripetuto, uccidendo ancora. Angelo Izzo è una personalità molto particolare che merita un approfondimento: il massacro del Circeo e l’avventura allucinante di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti non è mai stata dimenticata ma merita una ricostruzione oggettiva e puntuale.
- Il (primo) massacro del Circeo
- Chi sono i tre giovani
- La villa al Circeo
- Il massacro
- Il post delictum
- Il destino dei tre criminali-aguzzini
- Il (secondo) massacro del Circeo
- La perversa relazione
- Il nuovo massacro: il delitto 'fotocopia' di quello del Circeo
- Le motivazioni criminologiche del ritorno all’omicidio del capo dei carnefici del Circeo
- Profilo socio-psico-criminologico di Angelo Izzo
Il (primo) massacro del Circeo
Il 29 settembre 1975 è uno splendido pomeriggio di fine estate, a Roma.
Due giovanissime ragazze, amiche da tempo, sono in giro per divertirsi: si chiamano Maria Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, studentesse che hanno rispettivamente 19 e 17 anni.
Stanno passeggiando, quando una autovettura rallenta, fino a fermarsi vicino a loro: si tratta di una Fiat 127, con a bordo tre giovani conosciuti da poco.
Tutti e tre hanno modi garbati e sono eleganti, appartenenti alla cosiddetta ‘Roma bene’.
Le due ragazze accettano l’invito in una splendida villa di San Felice al Circeo, uno dei luoghi maggiormente ameni dell’estate laziale: così, salgnono sull’auto. Non possono saperlo, ma sono partite alla volta dell’inferno.
Chi sono i tre giovani
Ma chi sono questi tre giovani avvenenti e dall’aria perbene, provenienti dai Parioli, dove vive l’alta borghesia romana? Dietro il loro aspetto ed il loro modus agendi rassicurante, le loro buone maniere, i loro comportamenti artefatti, si nascondono tre sociopatici.
Sono violenti, brutali, feroci e sadici. Hanno già diversi crimini alle spalle.
Il capo, Angelo Izzo, ha nel suo personale curriculum criminale due violenze sessuali: è la personalità criminale leader del gruppo, affetto dalla sociopatia più estrema.
Gli altri due si chiamano Gianni Guido ed Andrea Ghira.
Tutti e tre frequentano gli ambienti della destra extraparlamentare romana, ma in realtà la politica non interessa loro: è solo un alibi.
Il vero scopo è cercare un ambiente di copertura, dove poter scatenare la loro violenza cieca e brutale: sono pur sempre gli “Anni di piombo“, con scontri tra le fazioni politiche.
Da sinistra a destra: Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira
La sera del 29 settembre 1975 i tre giovani sono alla ricerca di qualche emozione forte, trasgressiva, particolare, proprio per festeggiare la prematura uscita dal carcere di uno di loro: Andrea Ghira.
Droga, alcol, rapporti con ragazze, anche minorenni: il tutto condito da violenza, sessuale e non. Una violenza parossistica ed estrema.
La villa al Circeo
Quando la Fiat 127 giunge alla villa al Circeo, le ragazze capiscono che qualcosa non va: il posto è bellissimo, ma non c’è traccia degli altri invitati.
Iniziano ad avere dei dubbi, ma ormai sono là e non possono tornare indietro da sole: i tre giovani le convincono a entrare in casa, per ascoltare musica e bere qualcosa.
Maria Rosaria Lopez e Donatella Colasanti sono costrette ad accettare: non possono nemmeno lontanamente immaginare il campionario degli orrori che le attenderà, in una notte che entrerà nella storia della criminologia.
Il massacro
Ad un certo punto, la situazione comincia a cambiare. Iniziano le avances sessuali. Prima blande, poi sempre più insistenti, fino a trasformarsi in violenza. Il peggiore di tutti è il capo della banda: Angelo Izzo.
Le ragazze rifiutano. Cercano di resistere, di ribellarsi, di difendersi, ma è tutto inutile: non c’è possibilità di resistenza contro tre furie indemoniate sotto l’effetto di alcool e stupefacenti.
Le sventurate sono vittime di ogni tipo di violenza sessuale e fisica per delle ore: è un autentico supplizio e alla fine soccombono, dopo essere state martirizzate per ben 36 ore continue.
La vittima, Maria Rosaria Lopez, uccisa a soli 19 anni
Maria Rosaria Lopez viene annegata in un contenitore di acqua e muore.
Donatella Colasanti resiste di più: subisce un tentativo di soffocamento e perde i sensi, e per salvarsi si finge morta.
La scarsa lucidità dei tre fa sì che, per fortuna della stessa, nessuno si accorga dell’inganno.
Il post delictum
Dopo aver commesso il terrificante crimine, i tre decidono di liberarsi dei corpi: recuperano dei sacchi di plastica e caricano le due ragazze in auto, in direzione Roma. È ormai la sera del 30 settembre.
Poi, si fermano. La motivazione sembra incredibile, ma rientra perfettamente nella personalità psicopatica dei tre: hanno fame e vogliono cenare.
Donatella Colasanti, nonostante le efferatezze subite, le disumane torture, le condizioni fisiche gravissime, urla con l’ultimo fiato in gola dall’interno del sacco dov’è rinchiusa: riesce a scalciare nell’interno dell’abitacolo.
Il ritrovamento di Donatella Colasanti
Il frastuono attira l’attenzione di una guardia giurata, che avverte immediatamente la polizia: gli agenti accorrono e ritrovano il cadavere di Maria Rosaria Lopez e la sopravvissuta Donatella Colasanti. Che però resterà traumatizzata a vita.
Il destino dei tre criminali-aguzzini
Gianni Guido viene condannato a 30 anni di reclusione, Angelo Izzo e Andrea Ghira all’ergastolo: Ghira, però, riesce a scappare in Sudamerica. Non trascorrerà nemmeno una notte in carcere.
Lì rimarrà, come latitante, fino alla morte, avvenuta in modo misterioso nel 1994.
Izzo invece sconterà molti anni di reclusione facendo parlare spesso di sé: e nel 2005, ormai quasi dimenticato, ottiene la semi-libertà.
A sinistra, Donatella Colasanti durante il ricovero, dopo il ritrovamento. A destra, la donna in un fotogramma dell’intervista concessa a Tv7 il 4 novembre 2005
Tutti sono convinti della sua redenzione, ma è ancora un vulcano attivo e si prepara a esplodere di nuovo.
Il (secondo) massacro del Circeo
Angelo Izzo ha appena ottenuto la semi-libertà in Molise, essendo detenuto nel carcere di Campobasso.
È stato affidato ad una cooperativa di recupero di criminali e tossicodipendenti, Città Futura, gestita da un pastore evangelico, Dario Saccomanni, che da subito crede molto in una seconda vita del killer del Circeo.
Nel frattempo Izzo ha stretto amicizia con Guido Palladino, il segretario della struttura, e con Luca Palaia, anche lui ex criminale da recuperare.
Contemporaneamente, il primo inizia a frequentare una famiglia del luogo di un piccolo paese molisano, Ferrazzano, composta da due donne: Maria Carmela Maiorano e la figlia Valentina, 15enne.
Il nucleo familiare in questione non è uno come tanti la madre ha il cognome di un potente boss della Sacra Corona Unita pugliese, in carcere, dove ha conosciuto Izzo.
La donna si trova in Molise, in una località protetta, in quanto parente di un pentito.
La perversa relazione
In poco tempo Angelo Izzo – da perfetto manipolatore – riesce a conquistare la fiducia delle due donne. Secondo indiscrezioni, nasce una relazione fra lui e Maria Carmela.
Maligni insinuano che la donna, probabilmente costretta dal nuovo compagno, abbia coinvolto in una squallida, perversa e degenerata relazione anche la figlia adolescente, in un osceno menage a trois.
Per un periodo gli equilibri, sia pur precari, reggono. Poi, però, qualcosa cambia.
Cresce la tensione, alimentata dalla personalità violenta di Izzo, che diventacapo-famiglia e padre-padrone, despota e tiranno, nei confronti delle due donne, costrette a subire passivamente.
Il nuovo massacro: il delitto ‘fotocopia’ di quello del Circeo
È il 28 aprile 2005, anno significativo perché è il 30esimo dopo il massacro del Circeo.
Il demone che domina la personalità malata e psicopatica di Angelo Izzo si risveglia e lo fa con tutta la furia di cui è capace.
Aggredisce prima la compagna Maria Carmela, tramortendola senza fermarsi, fino alla morte.
Poi colpisce Valentina e ripete il tragico, allucinato ed agghiacciante copione, uccidendola.
Proprio come 30 anni prima, prende dei sacchi e vi ripone i corpi: questa volta li sotterra immediatamente.
L’elemento in comune rispetto al Circeo è il coinvolgimento di due complici (anche se, in quest’occasione, ha fatto quasi tutto da solo): i già citati Guido Palladino e Luca Palaia.
Angelo Izzo durante l’arresto nel 2005
I cadaveri vengono rinvenuti dalle forze dell’ordine, che risalgono immediatamente a Izzo e ai due aiutanti, tutti arrestati.
Izzo confessa con la sua tipica spavalderia e arroganza da psicopatico, quasi fosse un vanto.
Le motivazioni criminologiche del ritorno all’omicidio del capo dei carnefici del Circeo
Subito dopo il macabro rinvenimento dei corpi delle due donne martoriate, l’opinione pubblica è sgomenta, incredula. A tratti furiosa: si chiede come sia stato possibile che un ‘mostro’ come Izzo sia stato scarcerato.
Ne nasce un caso, anche a livello ministeriale: intanto, gli inquirenti cercano disperatamente un motivo al duplice efferato omicidio.
In un primo momento si pensa a una vendetta trasversale nei confronti di Maiorano, legata al traffico di sostanze stupefacenti, che nel frattempo il ‘massacratore del Circeo’ ha messo in piedi, forse avvalendosi proprio della rete criminale del boss pugliese, durante il periodo di semilibertà.
Successivamente, si pensa a una lite in famiglia degenerata, scaturita forse per le continue pretese di Izzo sulla 15enne Valentina.
La terza ipotesi è quella di una rapina di una grossa quantità di denaro, frutto dei crimini del capofamiglia, che le donne avrebbero nascosto e che Izzo avrebbe scoperto.
Ma, alla fine, si scopre che il movente non c’è: probabilmente, l’omicida ha deciso di scaricare contro le donne la sua violenza cieca e brutale, finalizzata allo sfogo dei suoi istinti psicopatologici in uno dei suoi momenti di aggressività seriale.
Successivamente, lo stesso rilascerà un’intervista – ama farlo come tutti i narcisisti psicopatici – dove affermerà che si sentiva oppresso da quell’anomala relazione.
È falso, come tutto in lui: la tragica amara verità è che, dopo 30 anni, ha riprodotto – come in un tragico ed orrido remake dell’orrore – lo stesso brutale comportamento violento e criminale.
Angelo Izzo in un aula del Tribunale di Brescia, l’11 marzo 2010
Profilo socio-psico-criminologico di Angelo Izzo
Chi è veramente Angelo Izzo? In più di 30 anni inquirenti, magistrati, giornalisti, criminologi e psichiatri si sono interrogati sulla sua personalità.
Quasi tutte le relazioni sono convergenti in una sola direzione: si tratta di un serial killer.
E, come tutti gli assassini seriali, è un individuo sociopatico, narcisista e manipolatore, che si nutre di violenza, soprattutto a sfondo sessuale.
Ha diverse perversioni, tra cui l’attrazione verso le ragazzine.
È di un cinismo estremo: si eccita con la violenza ed è eccitato dalla violenza. Per lui, è una sorta di maligna e perversa linfa vitale.
Come tutti i serial killer, può uccidere all’infinito e non esistono, in linea generale, margini seri e concreti di riabilitazione.
È come se la violenza fosse ormai nel suo dna: l’omicidio, per lui, è un atto naturale. È come fare una passeggiata.
La sua brutalità estrema si esalta e si rafforza in gruppo, dove raggiunge vette parossistiche di crudeltà estrema: è uno psicopatico irrecuperabile.