Marco Travaglio contro von der Leyen e gli altri leader a Londra per parlare di Ucraina: "Tossicodipendenti"
Marco Travaglio critica duramente il vertice di Londra sulla guerra in Ucraina, definendo i leader occidentali “tossici” di bellicismo
Marco Travaglio al vetriolo sul vertice di Londra sulla guerra in Ucraina, riunione che avrebbe dovuto rafforzare la coesione dell’Europa sulla strategia da adottare nei confronti di Mosca. Il giornalista ha definito l’incontro una sorta di “comunità di recupero per tossicodipendenti”, accusando i leader presenti di essere dipendenti dalla guerra e incapaci di concepire una soluzione diplomatica.
- Vertice di Londra, l'attacco di Marco Travaglio
- L’accusa di "eurotossicodipendenza"
- Il ruolo dell’Italia
Vertice di Londra, l’attacco di Marco Travaglio
Secondo Travaglio, il summit non era affatto rappresentativo dell’Unione Europea, visto che su 27 Stati membri, ben 16 erano assenti, mentre tra i partecipanti figuravano paesi non appartenenti all’UE, come Turchia, Canada, Norvegia e Regno Unito.
In un editoriale pubblicato il 4 marzo su Il Fatto Quotidiano, il giornalista ha sottolineato come il vertice abbia prodotto un caos comunicativo, con dichiarazioni contraddittorie tra chi invoca la pace e chi propone il riarmo.
Fonte foto: ANSA
Ursula von der Leyen
Travaglio accusa i leader europei di temere che la pace possa essere negoziata da Donald Trump e di non avere una strategia per anticiparlo o contrastarlo. In questo scenario, descrive l’Ue come un gruppo di leader assuefatti alla guerra, incapaci di immaginare un’alternativa all’escalation militare.
L’accusa di “eurotossicodipendenza”
Travaglio usa la metafora della “dipendenza dal Fentanyl del bellicismo”, riferendosi alla continua insistenza su truppe, missili e riarmo, senza considerare alternative diplomatiche. Secondo il giornalista, l’Europa sta ignorando la nuova direzione che sta prendendo il confronto tra potenze, che si sta spostando dal piano militare a quello commerciale, con Trump, Putin e Xi Jinping che ridisegnano gli equilibri globali.
Il direttore del Fatto critica inoltre l’atteggiamento verso Volodymyr Zelensky, accusando l’Occidente di averlo “imbottito di propaganda” invece di aiutarlo a capire la realtà del conflitto.
Travaglio sostiene che gli unici ad aver detto a Zelensky la verità siano stati Trump e il senatore Vance, durante l’incontro alla Casa Bianca, seppur con modi bruschi.
Il ruolo dell’Italia
Travaglio conclude attaccando la posizione del governo italiano e dell’Unione Europea, sostenendo che una vera opposizione dovrebbe spingere Giorgia Meloni a dissociarsi dalle strategie belliciste e a premere per un negoziato immediato.
Secondo il giornalista, l’Italia dovrebbe dire no a ulteriori forniture di armi e smarcarsi dalla linea dura imposta dai leader europei, che continuano a investire in un riarmo costoso e privo di prospettive reali.
Travaglio ipotizza che, paradossalmente, Meloni potrebbe trovarsi a rispettare la Costituzione senza volerlo, se accettasse di promuovere un percorso diplomatico invece di assecondare l’alleanza dei “tossici della guerra”.
