Marco Di Nunzio arrestato in Colombia per il falso testamento di Berlusconi: l'eredità lasciata nel documento
Marco Di Nunzio è stato arrestato in Colombia. L'imprenditore torinese è accusato di avere presentato un falso testamento di Berlusconi per incassare un'eredità favolosa
L’imprenditore torinese Marco Di Nunzio è stato arrestato in Colombia nell’ambito del caso che riguarda il falso testamento di Berlusconi. L’eredità che il Cav avrebbe lasciato a Di Nunzio, secondo il documento pubblicato dal diretto interessato, ammonterebbe a quasi 26 milioni di euro oltre a una società immobiliare proprietaria di alcune ville di Antigua, lo yacht Principessa VaiVia, altre imbarcazioni e il 2% di Fininvest.
Chiuse le indagini in Italia
L’uomo aveva pubblicato un falso testamento che a suo dire era stato sottoscritto dall’ex premier in uno studio notarile di Cartagena.
Nel frattempo in Italia il procuratore di Milano Marcello Viola e la pm Roberta Amadeo hanno chiuso le indagini sul caso, in vista della richiesta di processo per il 55enne per falso in testamento e tentata estorsione ai danni dei figli di Berlusconi.
Roma, 26 febbraio 2011: il premier Silvio Berlusconi al congresso dei Cristiani Riformisti.
Sul caso del presunto testamento colombiano venne sentita dai magistrati anche Marta Fascina.
Altri accuse contestate in Colombia
Come riporta Askanews, l’imprenditore torinese da tempo residente nel Paese sudamericano è nel mirino della giustizia colombiana anche per alcuni illeciti commessi sul posto: avrebbe guidato un’automobile con una targa consolare falsificata e avrebbe indicato come proprio domicilio un sito archeologico.
Chi è Marco Di Nunzio
Il 55enne Marco Di Nunzio è stato attivo fra la politica e l’imprenditoria nel settore dei cantieri navali.
Nato a Torino, si è trasferito da alcuni anni in Colombia dove, fra le altre cose, è stato anche consigliere della sezione locale del Comites, il comitato degli italiani all’estero.
In Italia tentò la carriera nella cosa pubblica con scarso successo. Nel 2010 si candidò come sindaco a Sestriere (Torino) con la Fiamma Tricolore. Negli anni successivi si presentò dando vita a una serie di liste dai nomi improbabili.
Nel 2011 cercò di presentarsi alle elezioni comunali di Torino, ma la sua lista Bunga Bunga venne bocciata.
Poi ci riprovò a Borgomasino, sempre nel Torinese, con il Movimento Bunga Bunga-Forza Juve, dove ricorse al Tar per cercare di entrare in consiglio comunale attraverso il riconteggio dei voti.
Nel 2016 fu destinatario di una condanna in primo grado a 18 mesi con l’accusa di violazione della legge elettorale: tre anni prima, presentandosi alle elezioni regionali in Lombardia con la lista Bunga Bunga, avrebbe fatto figurare fra i sostenitori anche persone malate o analfabete che non avrebbero potuto firmare, alcune delle quali residenti in Argentina.
“Il gesto del mio assistito fu soltanto una provocazione. Nessuno poteva essere tratto in inganno. E quindi non c’è reato”, disse la sua legale annunciando il ricorso in appello.