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Maltrattata sul lavoro perché lesbica, il Tribunale condanna la Lidl e quattro dirigenti

Lidl e quattro suoi dirigenti sono stati condannati a risarcire una dipendente che per anni sarebbe stata maltrattata e offesa perché lesbica

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Lidl, nota catena di supermercati di origine tedesca e con sedi in tutta Italia, dovrà risarcire una dipendente a causa del comportamento di quattro suoi superiori, che secondo quanto stabilito dal Tribunale di Ravenna avrebbero vessato la donna fino a farla ammalare. Secondo quanto riporta la stampa locale, i legali della vittima hanno chiesto un risarcimento che si aggira tra i 70mila e i 100mila euro; la cifra sarà stabilita in sede civile.

Maltrattata sul lavoro perché lesbica, il dramma di Sara S.

Sara S., originaria del Ravennate, ha subito per anni dei maltrattamenti a causa della sua omosessualità. Turni notturni estremamente faticosi, battute e offese sulla sua sessualità, intrusioni nella sua vita privata, molestie di natura sessuale e finanche il licenziamento avrebbero portato la 40enne a provare un forte stress da lavoro.

Lidl e quattro dirigenti condannati

Per questo motivo, il Tribunale di Ravenna ha deciso di condannare il caporeparto, il procuratore speciale della ditta, i coordinatori regionali dell’amministrazione e della logistica, riconosciuti come causa scatenante del malessere e disturbi da panico della donna, vissuti nell’ambito professionale.

Dopo sette anni la dipendente ha ottenuto giustizia, e il giudice ha condannato a tre mesi il capo reparto, e sanzionato i tre dirigenti con 500 euro di multa. Lidl Italia è invece responsabile civile, come riporta Today.

30mila euro di provvisionale alla donna

Il giudice ha riconosciuto 30mila euro di provvisionale alla donna, e danni da stabilire in sede civile anche per la sua compagna, a sua volta condizionata dalla drammatica situazione.

Come riporta l’edizione locale de Il Resto del Carlino, in aula più volte l’accusa ha utilizzato il termine mobbing. In un’intervista al giornale, la donna ha spiegato: “Io avevo sempre cercato di non commettere errori, restare lucida e non reagire, anche se le provocazioni erano tante“.

Per quanto i problemi per la 40enne siano stati in larga parte risolti, resta per lei un ultimo scoglio da superare: uscire dal cono d’ombra proiettato dal “licenziamento per giusta causa” e trovare un nuovo lavoro grazie al Centro per l’impiego.

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giudice Fonte foto: 123rf
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