Magistrati allo scontro con il Governo sulla giustizia, Anm: "Fermare la separazione delle carriere"
L'Anm critica il Governo sulla riforma della giustizia, in particolare sulla separazione delle carriere dei magistrati
Polemica sulla giustizia. L’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha ripreso la maggioranza di Governo che vorrebbe separare le carriere di giudici e avvocati, al momento riunite in un unico percorso.
- L'Anm avverte: "Fermare la separazione delle carriere"
- Cos'è la separazione delle carriere
- Lo scontro politico sulla giustizia
L’Anm avverte: “Fermare la separazione delle carriere”
L’Associazione nazionale magistrati ha criticato fortemente la nuova riforma della Giustizia portata avanti dal Guardasigilli Carlo Nordio che ha come obiettivo quello di modificare diversi aspetti del funzionamento della magistratura, tra cui la separazione delle carriere:
“Separare il pubblico ministero dal giudice, quali che siano le modalità di tale separazione, distinguere le carriere all’accesso e dal punto di vista ordinamentale, separare gli organi di autogoverno porterebbe alla istituzione di una figura professionale di ‘pubblico persecutore'” è scritto in un documento letto dal segretario generale di Anm Salvatore Casciaro.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
“Separare il pubblico ministero dal giudice avrebbe gravissime ripercussioni sull’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale indispensabile per l’attuazione del principio di eguaglianza del cittadino dinanzi alla legge. Alla logica della separazione, l’Anm vuole contrapporre la logica della condivisione” prosegue il documento.
Cos’è la separazione delle carriere
In Italia le carriere di magistrati dell’accusa, che ricoprono spesso il ruolo di pubblico ministero (PM) nei processi, e di magistrati giudicanti, anche detti semplicemente giudici, sono uniche. Questi significa che ci rappresenta l’accusa in un processo può, tramite una precisa trafila burocratica, cambiare impiego e diventare giudice.
La separazione delle carriere impedirebbe questo passaggio. In passato, in particolare fino al 1994, il cambio di funzione era piuttosto comune. Di recente però è diventato sempre più raro, anche a causa di alcuni vincoli introdotti nel 2006.
Gli ultimi dati a riguardo risalgono al 2018. Dei magistrati in servizio in quell’anno, il 74% non aveva mai cambiato funzione, mentre il 26% lo aveva fatto almeno una volta, con meno del 10% ad essere passato a un incarico diverso da quello originale più di due volte.
Lo scontro politico sulla giustizia
Il tema della separazione delle carriere è molto sentito dall’Anm, che rivendica la possibilità di cambiare professione come una parte dell’indipendenza della magistratura sancita dalla Costituzione. È d’accordo anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle:
“Questo congresso si colloca in un momento estremamente difficile per il nostro paese. Il governo ha trovato un punto di equilibrio nello stravolgimento della Costituzione: vogliono un premier che assommi in sé poteri rafforzati, esautorando la figura del Capo dello Stato emarginando il parlamento e assoggettando i magistrati alla figura del potere politico” ha commentato.
A Conte ha risposto il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari: “Il problema è il processo nella fase preliminare, in cui un cittadino qualunque ha una sproporzione di mezzi rispetto allo Stato, senza una effettiva possibilità di difesa. Il sistema processuale accusatorio è stato introdotto nel 1988 con la riforma del Codice di procedura penale, che non ha visto poi una riforma sostanziale del ruolo del procuratore della Repubblica rispetto a prima, quando c’era il processo inquisitorio.”