M5s, il piano di Giuseppe Conte: regola dei due mandati e alleanza con il Pd, le soluzioni dell'ex premier
Il leader del Movimento 5 stelle detta la linea da qui alle elezioni del 25 settembre
Naufragato il ‘progetto Draghi’, ha preso avvio la campagna elettorale dei partiti. Il 25 settembre si tornerà a votare. In questi giorni afosi e torridi, Giuseppe Conte sta provando a rinsaldare il M5s che durante la crisi dell’esecutivo ha rischiato una seconda scissione dopo quella capitana da Luigi Di Maio. L’ex premier ha anche parlato della scelta di mettere all’angolo il governo timonato dall’ex numero uno della Bce.
- Conte: "In corso una caccia alle streghe"
- L'alleanza saltata con il Pd
- M5s "terzo polo" e la questione dei due mandati
- L'ipotesi del ritorno di Alessandro Di Battista
Conte: “In corso una caccia alle streghe”
“È in corso una caccia alle streghe contro il M5S, ma siamo abituati – ha dichiarato in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera -. Ad un certo apparato di potere abbiamo pestato più volte i piedi, lo sappiamo. Guardiamo però i fatti e ricostruiamoli con onestà”.
“Il governo – ha aggiunto -, su volontà del Pd, ha inserito una norma per costruire un mega-inceneritore dentro un decreto per aiutare cittadini e imprese in crisi. È stata una provocazione inaccettabile contro il M5S. Tutto parte da qui. Poi il resto lo avete visto con i vostri occhi: in questa crisi di governo il M5S ha chiesto al premier risposte concrete alle urgenze del Paese. La destra, invece, ha solo chiesto più poltrone per se stessa. E Draghi ci ha voltato le spalle, con il silenzio complice del Pd. Noi siamo stati gli unici a difendere famiglie e lavoratori in difficoltà”.
Nel corso della crisi di governo, il Movimento ha rischiato di implodere. C’è chi, sulla fiducia all’esecutivo, l’ha pensava in maniera diversa. Uno degli strascichi sono state le dimissioni di Crippa da capogruppo. “Crippa – ha detto Conte – ha portato avanti una posizione che si è rivelata minoritaria nel gruppo della Camera. Rispetto la sua opinione, ma era il capogruppo e le sue dimissioni mi sembrano conseguenti”.
L’alleanza saltata con il Pd
Altra conseguenza della crisi di governo è che l’alleanza con il Pd è saltata. “Noi siamo un’altra cosa rispetto a questa affollata e confusa compagnia: il nostro sguardo non si è mai fermato ai salotti buoni delle Ztl, su questo siamo sempre stati chiari. Piuttosto, questa chiarezza manca totalmente al campo largo”, ha dichiarato Conte.
Quindi si è chiesto come il Pd pensa di conciliare il liberismo “sfrenato di Calenda con le politiche sul lavoro di Orlando”. E ancora: “E a proposito di chiarezza, dovranno spiegare ai loro elettori perché sono passati dall’agenda del Conte II all’agenda Draghi, mettendosi insieme a chi quel governo Conte II lo ha sabotato”.
Il mosaico delle alleanze non è questione di facile risoluzione. Ad esempio il M5s è alleato con il Pd al Comune di Napoli e alla Regione Lazio. “Le amministrazioni già nate e che lavorano bene vanno avanti, ma se il Pd nell’azione amministrativa dovesse fare strane inversioni sui valori condivisi ne trarremo le dovute conseguenze”, ha spiegato il leader pentastellato.
M5s “terzo polo” e la questione dei due mandati
Per quel che riguarda la campagna elettorale, Conte parla di “terzo polo aperto alla società civile e a tutti coloro che difendono i valori della Costituzione e tutti coloro che credono nella vera transizione ecologica. E che vogliono contrastare le politiche della destra”.
Altra questione da risolvere è la regola dei due mandati. Grillo pare non volere cedere in alcun modo sul tema. “Questa settimana – ha affermato sempre Conte – chiuderemo la partita, che è importante per il M5S ma forse genera poco interesse fuori. Non è un diktat, ma lo spirito della regola sarà in ogni caso salvaguardato”.
Quindi? Fico, Taverna, Bonafede, giusto per citare tre big, che fine faranno? “Siamo una comunità che pone al suo fondamento la dignità della persona. Nessuno di coloro che sono rimasti ha gettato la spugna. In ogni caso non manderemo in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali e per contribuire in Parlamento a realizzare le nostre battaglie. Una cosa è certa, la loro esperienza sarà in ogni caso preziosa”.
L’ipotesi del ritorno di Alessandro Di Battista
Si mormora di un Movimento che pensa ad un ritorno alle origini e di un rientro di Alessandro Di Battista. “Non ci sentiamo da tempo, ma lo faremo presto. La nostra è una comunità aperta al contributo di tutti, ma rispetto al passato la linea politica si decide negli organi preposti e poi si rema tutti dalla stessa parte. In politica estera la nostra posizione ad esempio è stata sempre chiara: collocazione euro-atlantica, ma senza inginocchiamenti”, ha concluso l’ex premier.