Luciana Littizzetto e il monologo sul referendum: esplode il caso. La protesta della Lega
La Lega ha presentato un'interrogazione in Vigilanza Rai contro Luciana Littizzetto e il suo monologo sul referendum a Che tempo che fa
Il monologo di Luciana Littizzetto sul referendum del 12 giugno durante la puntata di domenica 29 maggio di ‘Che tempo che fa’ ha scatenato una “bufera“. La Lega ha presentato un’interrogazione in Vigilanza Rai.
Interrogazione contro Luciana Littizzetto: la motivazione
Come riporta l’agenzia ‘Adnkronos’, la Lega ha presentato un’interrogazione in Vigilanza Rai contro quello è stato definito “un monologo contro i referendum senza contraddittorio“, che avrebbe violato “così le più elementari disposizioni sul pluralismo televisivo”.
In un altro passaggio, il monologo di Luciana Littizzetto è stato definito un “intollerabile uso strumentale del servizio pubblico“.
Luciana Littizzetto.
L’attacco della Lega
I parlamentari leghisti in commissione Vigilanza Rai, Giorgio Maria Bergesio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Elena Maccanti, Simona Pergreffi, Leonardo Tarantin, firmatari dell’interrogazione, hanno annunciato: “Abbiamo presentato un’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai per chiedere conto ai vertici dell’azienda di quanto avvenuto nell’ultima puntata del programma ‘Che tempo che fa’, nel corso della quale Luciana Littizzetto ha di fatto rappresentato le posizioni contrarie ai referendum sulla giustizia senza il benché minimo contraddittorio”.
Poi l’affondo contro Luciana Littizzetto: “Leggendo un’immaginaria lettera al Parlamento, la comica si è esibita in una reprimenda dal vago sapore di superiorità morale contro l’ammissibilità dei quesiti referendari perché, a suo dire, i cittadini non avrebbero le capacità culturali per valutarne i contenuti. La trasmissione ha così mandato in onda un vero e proprio monologo contro i referendum sulla giustizia senza che il conduttore abbia in alcun modo tutelato le opinioni di quanti sono a favore delle istanze referendarie, violando così non solo le più elementari disposizioni sul pluralismo televisivo ma anche quanto previsto all’articolo 6 del contratto di servizio 2018-2022″.
L’appello della Lega alla Rai
I parlamentari leghisti si sono poi rivolti direttamente alla Rai: “La Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione e il rispetto delle regole deontologiche del proprio ordine professionale da parte dei suoi giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell’informazione. I cittadini italiani contribuiscono al mantenimento dell’azienda attraverso il canone e non è tollerabile che si faccia un uso strumentale del servizio pubblico”.
La richiesta della Lega: “Si chiede alla Rai se i vertici ritengano che il servizio citato in premessa sia da considerarsi come una espressione del servizio pubblico Rai e quali iniziative tempestive intendano adottare al fine di garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, così come previsto dall’articolo 6 del Contratto di servizio 2018-2022”.