Long Covid, quanti sono i postumi della malattia: il nuovo studio
Uno studio inglese ha censito i sintomi a lungo termine del Covid-19 segnalati da tutti gli studi realizzati finora
Sulle conseguenze a lungo termine provocati dal Covid-19 sono state fatte diverse ricerche e altrettante sono tutt’ora in corso, ma un gruppo dell’University College di Londra ha raccolto in uno studio tutti i postumi finora rilevati dalla guarigione della malattia. Secondo quanto riportato da Repubblica, gli scienziati inglesi hanno, infatti, elencato 203 sintomi diversi associati al ‘Long Covid’, alcuni dei quali rimangono anche fino a 7 mesi dall’infezione, e che possono arrivare a interessare 10 organi diversi.
Lo studio, che ha coinvolto tutte le fasce d’età a partire dai 18 anni, è stato pubblicato dalla rivista ‘EClinicalMedicine’ ed è il più esteso mai realizzato in merito.
L’analisi dei ricercatori è partita da una cernita dei effetti manifestati almeno 28 giorni dopo le dimissioni, a partire dal giugno 2020, da 3.762 pazienti di 56 Paesi. Dai risultati della ricerca emerge come il 45% dei partecipanti siano riusciti a tornare al lavoro soltanto ad orario ridotto a causa di stanchezza e stress, fisico e mentale, mentre un altro 22% non sia riuscito a rientrare alla propria occupazione.
I più diffusi sono gli effetti manifestati con fiatone e spossatezza anche nel compiere le attività più comuni, ma sono stati registrati anche deficit cognitivi come mente annebbiata, perdita di memoria, stato confusionale nell’85% degli intervistati di ogni età, oltre alla difficoltà di riacquisire gusto e olfatto.
A livello neurologico, sono stati rilevati inoltre anche mal di testa, visione offuscata, tinnito, vertigini, nevralgie, fastidio per la luce o il rumore, allucinazioni olfattive o relative agli altri sensi, difficoltà nel parlare.
Tra gli altri sintomi segnalati sono inclusi anche tremori, orticaria, oltre a cambiamenti del ciclo mestruale, disfunzioni sessuali, tachicardia, problemi di incontinenza e diarrea.
“Nel Regno Unito – ha spiegato Athena Akrami, coordinatrice dello studio – la maggior parte dei reparti post-Covid si è concentrata sulla riabilitazione respiratoria. È vero che molti dei guariti continuano a soffrire di affanno, ma c’è anche una serie di altri problemi che andrebbero affrontati in modo più integrato”.
La terapia per il Long Covid prevede ad oggi test respiratori e cardiologici ma secondo i ricercatori, alla luce di questa vasta sarebbe necessaria anche una riabilitazione neurologica e neuropschiatrica.