Treno deragliato: macchinisti morti, il ricordo dei colleghi
Morti i due macchinisti del Frecciarossa. I feriti sono in tutto 31, nessuno grave
Sono Giuseppe Cicciù, di 51 anni, originario di Reggio Calabria, e Mario Di Cuonzo, di 59, originario di Capua (Caserta), i due macchinisti che sono morti nel deragliamento del Frecciarossa avvenuto alle 5.35 all’altezza di Ospedaletto Lodigiano, nei pressi della stazione di Livraga, in provincia di Lodi.
La motrice del treno deragliato si è staccata dal convoglio ed è schizzata via per una cinquantina di metri; i due ferrovieri sarebbero stati sbalzati a circa 500 metri oltre il punto in cui il treno si è arrestato.
Il macchinista Giuseppe Cicciù era anche un delegato sindacale della Fit Cisl. “La prevenzione è da sempre l’arma migliore!”. Questo il suo ultimo post su Fb, relativo alla campagna Frecciarosa di Trenitalia per la prevenzione del tumore al seno.
“Lo conoscevo da 25 anni, era una persona senza ipocrisie, ben voluto da tutti, solare, disponibile. Gli piaceva questo mestiere, amava questo lavoro, lo svolgeva con serietà impeccabile ed era molto attento alla sicurezza”: così Fortunato Foti, ferroviere e membro della segreteria lombarda della Fit Cisl, ha descritto all’Ansa Giuseppe Cicciù.
Cicciù, ha ricordato Foti, si era trasferito da molti anni in Lombardia, dove viveva con la moglie e un figlio, ma “era attaccatissimo” alla sua città natale, Reggio Calabria, dove tornava appena poteva per far visita alla madre.
Giovanni Abimelech, segretario regionale del sindacato di categoria, ha raccontato al Corriere della Sera che Cicciù si è sempre speso molto nella battaglia sindacale sui ritmi e dei carichi di lavoro, “perché sapeva sulla propria pelle quanto possano essere pesanti certi orari di lavoro per un macchinista e quanto sia delicato questo aspetto per la sicurezza di tutti, oltre che per la salute dei lavoratori stessi”.
Il macchinista Mario Di Cuonzo lascia una moglie e un figlio. A pochi mesi dalla pensione, era stato un pionere dell’alta velocità. Come ha ricordato al Corriere della Sera Luigi Ciracì, della segreteria regionale della Filt Cgil, “aveva fatto parte della prima squadra reclutata per guidare i Frecciarossa”.
I colleghi lo descrivono come un vero professionista, un collega molto ben voluto da tutti, empatico, sempre disponibile ad ascoltare. Abitava a Pioltello, dove il 25 gennaio 2018 avvenne un altro grave deragliamento di un treno.
È ferroviere e macchinista anche Maurizio Di Cuonzo. I due fratelli erano uniti anche dalla passione del loro mestiere: Mario, vittima del deragliamento, risiedeva a Milano e conduceva i Frecciarossa della linea Alta Velocità. Maurizio vive e lavora a Piacenza, conduce i treni del trasporto regionale lungo la linea Milano-Bologna.