Lo Stato Sociale in lutto per la morte di Matteo Romagnoli: manager e sesto uomo del gruppo aveva 43 anni
Matteo Romagnoli, manager, produttore e musicista, è morto all'età di 43 anni dopo una lunga malattia
Il mondo della musica e in lutto e si stringe attorno a Lo Stato Sociale per la morte di Matteo Romagnoli. Manager e sesto uomo del gruppo fondato da Alberto Cazzola, Lodovico Guenzi e Alberto Guidetti, aveva 43 anni e da anni combatteva contro una brutta malattia.
Chi era Matteo Romagnoli
Musicista, autore, produttore e manager, Matteo Romagnoli è considerato il sesto componente de Lo Stato Sociale, ma con la sua Garrincha dischi ha prodotto e lanciato artisti che oggi conquistano palchi e la ribalta in Italia.
Da La rappresentante di Lista agli Ex Otago, Romagnoli- conosciuto anche come Matteo Costa da solista- è stato autore di diversi brani. Tra questi forse quello più famoso proprio per Lo Stato Sociale, quel “Una vita in vacanza” che conquistò Sanremo piazzandosi secondo alle spalle di Moro ed Ermal Meta.
Secondo quanto si apprende, Romagnoli da anni combatteva contro una malattia che non gli ha lasciato scampo.
Il ricordo de Lo Stato Sociale
E sui social i primi a salutarlo sono stati proprio i suoi amici de Lo Stato Sociale. Il gruppo, formato da Lodo Guenzi, Albi Cazzola, Checco Draicchio, Bebo Guidetti e Enrico Roberto, ha affidato a Instagram il ricordo.
“Senza di te siamo solo 5 stronzi, prima eravamo in 6 ed era molto meglio. Ora siamo a pezzi, ma da questi pezzi proveremo a costruire qualcosa di impubblicabile che tu, dovunque sarai, renderai musica”.
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Il dolore dell’etichetta
Non è mancato il ricordo di Garrincha dischi, l’etichetta creata nel 2008 da Romagnoli. “Ciao Matteo, ciao Matte, ciao Johnny, ciao Mareo, ciao J, ciao Quincy, ciao Romagolo, ciao Gennaro e ciao un altro milione di modi in cui ti abbiamo chiamato in questi anni” scrivono sui social, ricordando il 43enne come un “visionario capace di tracciare una strada dove una strada ancora non c’era“.
E in una nota la famiglia Garrincha sottolinea: “Uno che se non avesse speso tutti quei soldi in musica avrebbe comprato una casa di proprietà. Sapeva vedere la bellezza nei difetti e confezionava, a mano e con amore, le canzoni dalla demo (che è sempre meglio!) alla copertina”.