Lingua italiana nella Costituzione, la proposta del ministro Sangiuliano per evitare le parole straniere
Il ministro della Cultura vuole salvaguardare l'italiano proponendo l'inserimento della lingua nella Costituzione
Evitare lo snobismo radical chic dei termini stranieri per rilanciare, promuovere e far diventare la lingua italiana anima della nazione. È sulla base di queste idee che il neo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, giornalista e saggista, ha avanzato la proposta di inserire la lingua italiana nella Costituzione, mossa già adottata da diversi Stati europei.
- Italiano in Costituzione, la proposta
- Il nuovo ruolo della Crusca
- La battaglia contro le parole straniere
Italiano in Costituzione, la proposta
Intervistato da Il Messaggero, il ministro Sangiuliano ha spiegato che inserire la lingua italiana nella Costituzione servirebbe per preservare l’identità culturale dell’Italia. La lingua, ha sottolineato, è infatti “anima della nostra nazione, il tratto distintivo della sua identità“.
Per cercare di difenderla, quindi, la proposta è quella di allinearsi a quello che succede in altri Paesi europei, dove esistono istituzioni che salvaguardano la lingua (Académie française e il Conseil International, per la Francia, o la Real Academia Espanõla per la Spagna). Sangiuliano ha ricordato infatti che l’italiano già in passato è stato riconosciuto come lingua unica “nell’’art. 62 dello Statuto albertino”.
Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura
Il nuovo ruolo della Crusca
In questo scenario, quindi, ad avere un nuovo ruolo potrebbe essere l’accademia della Crusca. “Abbiamo, è vero un’istituzione prestigiosissima come l’Accademia, ma è priva di strumenti giuridici” ha spiegato Sangiuliano.
L’obiettivo, quindi, sarebbe quello di dare un compito ancor più chiaro all’istituto per poter permettere di lavorare per arginare o, talvolta, abusare di termini stranieri presi in prestito e inseriti nel nostro vocabolario di vita quotidiana.
La battaglia contro le parole straniere
Nel corso dell’intervista a Il Messaggero, infatti, il ministro Gennaro Sangiuliano ha spiegato il suo punto di vista sulle parole straniere utilizzate quotidianamente nel parlato. Per il ministro si tratta di abusi derivanti da “un certo snobismo, molto radical chic, che spesso nasce dalla scarsa consapevolezza del valore globale della cultura italiana”.
A chi gli chiede però dell’inglese com lingua comune per il mondo, Sangiuliano non obietta e anzi risponde: “Valorizzare e promuovere la nostra lingua non significa ignorare il mondo che ci circonda. Non significa, cioè, in alcun modo che in un mondo globalizzato non si debbano studiare e apprendere bene altre lingue”.
L’obiettivo è quindi quello di rafforzare le radici, con la promozione dell’italiano, per poi essere aperti e ricettivi per ciò che il mondo propone.