Linda Feki e l'aborto osteggiato dal ginecologo: "Brutale, m'ha fatto credere di essere alla decima settimana"
Il racconto della musicista napoletana Linda Feki che ha denunciato sui social di essere stata ingannata da un ginecologo che voleva impedirle l'aborto
Ingannata dal ginecologo che voleva convincerla a non abortire, rifiutandosi di firmare l’ecografia. È la storia raccontata sui social da Linda Feki, in arte LNDFK, 33enne musicista e producer emergente, che tre mesi fa ha deciso di interrompere le gravidanza. Un diritto che si scontra con la realtà spesso ostile degli ospedali italiani, come ha testimoniato l’artista napoletana in un’intervista al Corriere della Sera. “È stato brutale, hanno fanno di tutto per farmi sentire in colpa e rendere scoraggiante l’esperienza” ha spiegato Feki.
La denuncia social di Linda Feki
La musicista, padre tunisino e madre italiana, ha denunciato l’episodio sulla sua pagina Instagram il 9 giugno, nell’ultimo giorno di elezioni europee sperando che condividere la vicenda “possa servire ad incoraggiarvi al non astenervi dal voto”.
Queste le sue parole:
“È stata un’esperienza drammatica e violenta, mi sono sentita umiliata. Per questo ho voluto raccontare cosa mi era successo. E moltissime mi hanno scritto, raccontandomi esperienze simili, anche peggiori della mia” ha dichiarato poi Linda Feki al Corriere.
La visita del ginecologo
Sul suo profilo e nell’intervista la musicista di Napoli ha riportato dall’inizio tutta la giornata del ricovero fino all’intervento. “Mi presento all’ospedale San Paolo. Il ginecologo mi visita, non chiede nemmeno il mio nome, ma se avessi un partner e che lavoro facesse” ha detto Feki, spiegando come il medico sostenesse che fosse alla decima settimana.
Un conto che non torna alla 33enne, ma di fronte alle sue obiezioni il ginecologo “allude che forse c’è un altro, dice che le macchine non sbagliano, e si rifiuta di firmare l’ecografia”.
“Consulto un ginecologo privato – ha raccontato ancora Feki – che mi spiega che erano stati messi dei parametri sbagliati. Conferma che ero all’ottava, come dicono anche al Caldarelli, l’ospedale dove a questo punto decido di andare”.
L’aborto
In quest’altro ospedale Feki trova una ginecologa che decide per l’intervento, ma nel corso dell’interruzione volontaria di gravidanza anche in questa struttura le complicazioni non mancano.
“In bagno la porta non si chiudeva completamente e non c’era carta. Abbiamo dovuto aiutarci tra di noi” ha spiegato la 33enne, raccontando le vicissitudini condivise con altre due donne, in una stanza “proprio di fronte alle partorienti”.
“Quando mi hanno portato in barella sono passata proprio davanti alla sala d’aspetto dove c’era il mio compagno, mia madre e tanta altra gente. Può sembrare un dettaglio insignificante, ma l’ho trovato una violazione della mia intimità – ha detto ancora la musicista – come se ti facessero passare in ‘un corridoio della vergogna‘ per come sento che è percepito l’aborto nella nostra società”.
“Quando ho chiesto a un’infermiera di staccarmi la flebo lei mi ha risposto di no perché era un’obiettrice. Alla fine dell’operazione il personale medico ci ha tenuto a ribadire il messaggio secondo cui dal momento che la pratica era risultata così dolorosa ci avrei dovuto pensare bene la prossima volta e stare attenta” è la testimonianza di Linda Feki, che sta valutando eventuali denunce, assicurando: “Se servirà, offrirò la mia testimonianza e il mio impegno. Se posso essere utile non mi tirerò indietro”.