Russiagate: scelta di Renzi divide il PD, svolta nelle indagini

Una serie di colloqui e incontri sul Russiagate, l’inchiesta per corruzione internazionale sui presunti fondi russi alla Lega, si sono tenuti in Procura a Milano tra magistrati e investigatori della Guardia di Finanza. Al centro del dibattito, l’incontro all’Hotel Metropol di Mosca.

Le indagini, riporta ANSA, sarebbero arrivate a un punto di svolta, anche grazie a tracce significative trovate in seguito alle perquisizioni dei giorni scorsi sulla presunta trattativa per concludere un affare sul petrolio e garantire poi, grazie a uno sconto sulla compravendita, soldi al partito di Matteo Salvini e tangenti a funzionari russi.

L’accordo avrebbe visto interagire personaggi importanti, come il presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia Gianluca Savoini, e persone a caccia di soldi facili perché in difficoltà economiche, come l’avvocato Gianluca Meranda e l’ex bancario Francesco Vannucci.

Renzi parlerà in Senato dopo l’intervento di Conte sul Russiagate

Domani in Aula al Senato, Matteo Renzi prenderà la parola per il gruppo PD dopo l’informativa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul Russiagate. La scelta dell’assemblea dei senatori dem, riunitasi oggi, è stata accompagnata da alcune polemiche. L’ex premier aveva espresso ieri sui social l’intenzione di intervenire.

Il capogruppo PD Andrea Marcucci ha appoggiato la scelta, riferendo che il segretario Nicola Zingaretti avrebbe lasciato autonomia decisionale ai senatori. “Renzi è la voce più autorevole che possiamo avere” ha sottolineato Marcucci durante l’assemblea, secondo quanto riporta ANSA.

Il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del PD, avrebbe affermato di non condividere il metodo di Matteo Renzi nell’annunciare la sua intenzione alla stampa, e di Andrea Marcucci di assecondarlo. Sulla stessa linea i colleghi Luigi Zanda e Roberta Pinotti, tesoriere e responsabile sicurezza del Partito Democratico.

Fonte foto: ANSA